Un cammino sinodale non solitario che ci chiede di rimetterci per strada, di avere dei compagni di viaggio, di porsi all’ascolto dell’altro. È il percorso che vuole intraprendere la Chiesa per «intonare un canto più bello rispetto alle sirene del consumismo che banalizzano, omologano, impoveriscono». Il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, è intervenuto alla tavola rotonda “Camminare insieme per ridare speranza a un mondo ferito” che lunedì 12 settembre ha aperto i lavori del seminario di studio dedicato al tema “Università e Cammino sinodale. Ripensare insieme l’educazione e la cultura”, che fino al 15 settembre riunisce gli oltre cinquanta tra docenti di Teologia e assistenti pastorali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Il cardinale Zuppi ha proposto un bilancio del primo anno di riflessione avviato da “I cantieri di Betania”, il documento della Chiesa italiana, predisposto per l’anno pastorale 2022-2023 in vista del Sinodo per rispondere all’invito di Papa Francesco a “mettersi in cammino”: «Anche se il Covid ha impedito un’attività normale, sono tanti i gruppi di confronto». «Una prima risposta c’è stata», ha aggiunto, «però è ancora insufficiente». Secondo il presidente della Cei «la Chiesa è sinodale di per sé. Il grande sforzo è capire quali sono i modi per camminare insieme, per attivarsi, per completarsi, per esprimere le differenze, le sensibilità di cultura e di approcci diversi, che per fortuna ci sono». Da questo punto di vista «il cantiere sinodale può aprire spazi impensabili di confronto. Altrimenti il rischio è l’autoreferenzialità, che è contro la sinodalità».
Un rischio, quello di «procedere su binari differenti», da cui la Chiesa non è esente. A ribadirlo è stato anche l’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini, nel suo saluto che ha preceduto il dibattito. «La sinodalità è diventata una parola usata, un po’ di moda, un’etichetta che si appiccica a qualsiasi iniziativa. Per questo mi sembra provvidenziale che un’istituzione accademica s’interroghi per capire di che cosa stiamo parlando. L’Università Cattolica con le sue risorse si lascia interpellare e animare per affrontare il tema dei cantieri sinodali». E nello stesso tempo «può illuminarci e darci una metodologa dell’ascolto».
Anche per l’assistente ecclesiastico generale dell’Ateneo e presidente della Commissione episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università monsignor Claudio Giuliodori la parola sinodalità si presta a molte interpretazioni e accezioni. Per questo «la domanda che ci poniamo è come può l’Università Cattolica farsi interprete di questo percorso, quali percorsi esige, quali scenari configura». Monsignor Giuliodori ha indicato quattro piste. La prima è quella che potremmo definire sinodalità pastorale, che si snoda a partire da una riflessione sull’esperienza vissuta; la seconda è la sinodalità culturale, basata su una cultura aperta al dialogo; la terza è una sinodalità educativa, che si innesta nella missione specifica di un Ateneo cattolico; la quarta è una sinodalità socio-politica, orientata a sviluppare una realtà sociale al servizio del bene comune.
L’ambito educativo e formativo, allora, può indicare «la strada della speranza verso un’alba luminosa»? ha chiesto Vincenzo Morgante, direttore di TV2000 e di Radio InBlu, al rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli, che insieme alla direttrice della testata giornalistica Tg1 Monica Maggioni ha partecipato al dialogo. «Assistiamo a fenomeni autenticamente sorprendenti che ci spiazzano. In mezzo a queste contraddizioni l’università è pronta a dare il suo contributo per affrontare le sfide globali che ci attendono», ha osservato il rettore Anelli.