
News | Brescia
La cooperazione internazionale per un patto di civiltà
La conclusione di due giorni di lavoro promossi da Università Cattolica e Fondazione Sfera ha prodotto un appello per un cambio di paradigma teorico e valoriale
| Paolo Ferrari
20 novembre 2025
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Un nuovo programma di collaborazione internazionale e cooperazione sanitaria con un impatto diretto sull’accesso a servizi di buona qualità e sulla valorizzazione delle comunità per contribuire al rafforzamento del sistema sanitario in un Paese a risorse limitate: è questo l’obiettivo del Progetto Strategico ed Operativo per l’Assistenza Primaria in Zambia 2025-2031, definito sotto la supervisione scientifica di docenti e ricercatori della Facoltà di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e presentato nei giorni scorsi a Lusaka, capitale del Paese africano, rientrando in un progetto di collaborazione con l’Unicef, con la società “ThinkGlobal” e con lo stesso Governo dello Zambia.
L’assistenza primaria è alla base della sanità di tutti i Paesi, lo è ancora di più per un Paese africano con più di 21 milioni di abitanti, qual è lo Zambia, con una popolazione in crescita e ampie aree rurali difficili da raggiungere. Le sfide attuali sono l’equità di accesso alle cure e il contrasto alle malattie, non solo infettive perché sempre più legate a stili di vita “occidentalizzanti”, particolarmente negli agglomerati urbani.
«Quattro sono gli elementi caratterizzanti il Progetto, dichiara il professor Antonio Giulio de Belvis, medico di sanità pubblica, Associato di Igiene alla Facoltà di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e responsabile scientifico del progetto, alla guida del team del Centro di Ricerche e Studi in Management Sanitario (Cerismas) con il quale è stato elaborato –. Anzitutto, l’approccio pragmatico: siamo partiti dai bisogni di salute della popolazione, quantificando per ogni obiettivo di Piano la relazione che essi hanno con domanda ed offerta dei servizi. Particolare attenzione è stata dedicata alla sostenibilità economica e organizzativa delle azioni proposte, affinché le strategie individuate potessero essere realmente attuabili e mantenute nel tempo. In secondo luogo, la valorizzazione delle comunità locali, non solo come sorgenti di dati ed informazioni rilevanti, ma come capitale umano e professionale, da valorizzare quando la disponibilità di medici ed infermieri sul posto è scarsa o poco organizzata».
«Quindi – continua de Belvis - la combinazione di rigore metodologico e di un’attività di indirizzo al governo centrale e locale della sanità zambiana per programmare concretamente un sistema di assistenza primaria più efficace, equo e resiliente. Infine, ma non da ultimo, il consolidamento dell’assistenza primaria – che significa, in primis , rafforzare la prevenzione delle malattie, l’accessibilità ai servizi basilari e la continuità dell’assistenza, anche verso le strutture ospedaliere, ma anche preparare il sistema ad affrontare concretamente le nuove emergenze, sempre più frequenti nell’Africa Sub-sahariana, legate ai cambiamenti climatici, alle pandemie, alle crisi umanitarie da guerre, catastrofi ambientali o economiche, valorizzando nel Piano le nuove opportunità della imprenditorialità locale o della digitalizzazione dei servizi».
Un nuovo progetto di collaborazione internazionale dell’Ateneo che ancora una volta mostra come ricerca, innovazione e dialogo istituzionale possano tradursi in progresso concreto per la salute di un Paese sub-sahariano e della sua popolazione.
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