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A Roma da Francesco: il viaggio della comunità dell’Università Cattolica

23 aprile 2023

A Roma da Francesco: il viaggio della comunità dell’Università Cattolica

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C’è un’intera comunità in cammino, quando le prime luci del mattino sono ancora lontane. Una navetta collega la sede storica dell’Università Cattolica, in largo Gemelli, con la Stazione Centrale. L’atrio del più grande scalo ferroviario di Milano accoglie più di milleduecento persone tra studenti, docenti e dipendenti dell’ateneo. Divisi su tre Frecciarossa che li attendono ai binari, quando anche la città che non dorme mai sembra essersi presa qualche ora di meritato riposo. Il primo treno parte puntuale, alle 5.07. Direzione Roma San Pietro, per festeggiare Armida Barelli, la cofondatrice dell’ateneo, a un anno dalla sua beatificazione. Volti, sorrisi, sguardi che si incrociano in un luogo tanto familiare, eppure così diverso: la stazione, quello che durante la settimana è per molti un passaggio obbligato e frettoloso, per raggiungere l’Università, diventa oggi il luogo dove ritrovarsi, ancora una volta, comunità. 

«Ho deciso di partire per Roma, portando con me anche i miei genitori, perché è un’occasione unica e speciale che ci offre l’Università Cattolica», racconta Antonio, studente di Economia a Milano. «Credo rimarrà un ricordo indelebile nel mio percorso universitario. E spero di poter incontrare molti giovani provenienti anche dalle altre sedi dell’ateneo». Mentre il Frecciarossa 99435 sembra volare sospeso sulla Pianura Padana, piazza San Pietro attende più di 10mila persone provenienti da tutta Italia. «Oggi vengo a Roma per rispondere alla chiamata che Papa Francesco ha fatto a tutti noi studenti», risponde Simone, studente di Lettere Moderne e membro del coro dell’ateneo. Proprio come Caterina, che aggiunge: «Ci è stato chiesto di servire con il nostro canto, ed è il modo più bello che abbiamo per rispondere al Papa».

Un articolo di

Francesco Berlucchi

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Le luci dell’alba fanno risplendere l’Appennino, mentre le pendici sono immerse in una bruma leggera. La pianura è ormai lontana. Il telefono suona: Elena Barbieri, dipendente di EduCatt, a capo del gruppo che è partito dalla sede di Piacenza-Cremona a mezzanotte e mezza, avvisa che i due pullman non sono ormai lontani da Roma. «Un’amica mi ha chiesto perché partire», dice. «Questo non è un viaggio di piacere, e non è neanche tanto comodo. Ci ho pensato bene: il 2023 si è aperto con la celebrazione del 70esimo anniversario della sede di Piacenza e della Facoltà di Agraria. Nel mentre ho compiuto 60 anni e il 9 maggio saranno 40 quelli, di servizio, in Università Cattolica. Quindi, perché partire? Perché nulla sarebbe stato possibile senza Armida Barelli, ed è grazie a lei se ho potuto lavorare per 40 anni in un luogo speciale, carico di esperienze umane e di fede».

La festa per la “Sorella maggiore”, come è ricordata soprattutto in Azione Cattolica, è però anche il momento giusto per conoscere e riflettere sul suo operato. O più semplicemente, per conoscerla. «Armida ha sperimentato appieno la felicità vera», dice Pietro, al terzo anno di Matematica nella sede di Brescia. È ad Arezzo quando manda un video dall’autogrill, dove si è appena fermato il pullman, con a capo don Mauro Cinquetti, partito dal Seminario diocesano di Brescia. Nel frattempo, Antonio Campati, docente nella sede di Milano, racconta di aver scelto di prendere quel treno, la mattina presto, perché è «molto contento che questa esperienza possa rafforzare la comunità dell’Università Cattolica. Una comunità viva, dato significativo e distintivo dell’ateneo». 

«Le motivazioni che mi hanno portata qui, oggi, sono le stesse che mi hanno spinto a partecipare, il 30 aprile 2022, alla beatificazione di Armida Barelli nel Duomo di Milano», dice Rita Zama, dipendente dell’ateneo nel campus milanese. «Appartenenza ad una comunità con una importante storia alle spalle e una seria prospettiva per il futuro. E gratitudine verso le persone che hanno reso possibile questa storia consacrando ad essa tutta la propria vita. Il loro esempio ci fa guardare avanti con coraggio e speranza». C'è anche chi il lungo viaggio lo ha affrontato anche perché «Roma è una bellissima città, è sempre bello visitarla», come spiega Maria Vittoria, studentessa del collegio Sant'Isidoro di Piacenza. «Ho conosciuto la figura della beata Armida recentemente, grazie agli incontri proposti dal Collegio, e oggi ho voluto essere presente». 

«È un giorno speciale», dice il professor Francesco Casolo. «L’occasione è più unica che rara, da cogliere al volo, per una giornata da trascorrere insieme». E per dire, semplicemente, grazie. Come hanno fatto Maria Rossignoli, dipendente dell’ateneo, e Simone Pregnolato, docente a Milano, mentre il Frecciarossa entra lento nel tratto urbano della capitale, come se fosse affaticato dopo la lunga corsa senza fermate verso la città eterna. «Abbiamo deciso di andare a Roma perché ci siamo conosciuti in questa Università, entrambi lavoriamo qui e sentiamo un senso di appartenenza», raccontano. «Siamo grati di partecipare all’udienza con Papa Francesco». Sulla banchina della stazione di Roma San Pietro, Riccardo si aiuta con le stampelle per raggiungere a piedi la basilica. «Mi sono procurato una distorsione alla caviglia giocando a calcio», racconta lo studente di Economia. «Ma esserci oggi è troppo importante», e con un sorriso prosegue verso piazza San Pietro. In ringraziamento per la beatificazione di Armida Barelli, insieme al resto della comunità dell’Università Cattolica. 
 

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