Le luci dell’alba fanno risplendere l’Appennino, mentre le pendici sono immerse in una bruma leggera. La pianura è ormai lontana. Il telefono suona: Elena Barbieri, dipendente di EduCatt, a capo del gruppo che è partito dalla sede di Piacenza-Cremona a mezzanotte e mezza, avvisa che i due pullman non sono ormai lontani da Roma. «Un’amica mi ha chiesto perché partire», dice. «Questo non è un viaggio di piacere, e non è neanche tanto comodo. Ci ho pensato bene: il 2023 si è aperto con la celebrazione del 70esimo anniversario della sede di Piacenza e della Facoltà di Agraria. Nel mentre ho compiuto 60 anni e il 9 maggio saranno 40 quelli, di servizio, in Università Cattolica. Quindi, perché partire? Perché nulla sarebbe stato possibile senza Armida Barelli, ed è grazie a lei se ho potuto lavorare per 40 anni in un luogo speciale, carico di esperienze umane e di fede».
La festa per la “Sorella maggiore”, come è ricordata soprattutto in Azione Cattolica, è però anche il momento giusto per conoscere e riflettere sul suo operato. O più semplicemente, per conoscerla. «Armida ha sperimentato appieno la felicità vera», dice Pietro, al terzo anno di Matematica nella sede di Brescia. È ad Arezzo quando manda un video dall’autogrill, dove si è appena fermato il pullman, con a capo don Mauro Cinquetti, partito dal Seminario diocesano di Brescia. Nel frattempo, Antonio Campati, docente nella sede di Milano, racconta di aver scelto di prendere quel treno, la mattina presto, perché è «molto contento che questa esperienza possa rafforzare la comunità dell’Università Cattolica. Una comunità viva, dato significativo e distintivo dell’ateneo».
«Le motivazioni che mi hanno portata qui, oggi, sono le stesse che mi hanno spinto a partecipare, il 30 aprile 2022, alla beatificazione di Armida Barelli nel Duomo di Milano», dice Rita Zama, dipendente dell’ateneo nel campus milanese. «Appartenenza ad una comunità con una importante storia alle spalle e una seria prospettiva per il futuro. E gratitudine verso le persone che hanno reso possibile questa storia consacrando ad essa tutta la propria vita. Il loro esempio ci fa guardare avanti con coraggio e speranza». C'è anche chi il lungo viaggio lo ha affrontato anche perché «Roma è una bellissima città, è sempre bello visitarla», come spiega Maria Vittoria, studentessa del collegio Sant'Isidoro di Piacenza. «Ho conosciuto la figura della beata Armida recentemente, grazie agli incontri proposti dal Collegio, e oggi ho voluto essere presente».
«È un giorno speciale», dice il professor Francesco Casolo. «L’occasione è più unica che rara, da cogliere al volo, per una giornata da trascorrere insieme». E per dire, semplicemente, grazie. Come hanno fatto Maria Rossignoli, dipendente dell’ateneo, e Simone Pregnolato, docente a Milano, mentre il Frecciarossa entra lento nel tratto urbano della capitale, come se fosse affaticato dopo la lunga corsa senza fermate verso la città eterna. «Abbiamo deciso di andare a Roma perché ci siamo conosciuti in questa Università, entrambi lavoriamo qui e sentiamo un senso di appartenenza», raccontano. «Siamo grati di partecipare all’udienza con Papa Francesco». Sulla banchina della stazione di Roma San Pietro, Riccardo si aiuta con le stampelle per raggiungere a piedi la basilica. «Mi sono procurato una distorsione alla caviglia giocando a calcio», racconta lo studente di Economia. «Ma esserci oggi è troppo importante», e con un sorriso prosegue verso piazza San Pietro. In ringraziamento per la beatificazione di Armida Barelli, insieme al resto della comunità dell’Università Cattolica.