La "Commedia" è un’opera universale che, «come tutti i classici, sa parlare a ogni uomo». Ne è convinta Simona Brambilla, docente di Filologia italiana e dantesca all’Università Cattolica e coordinatrice scientifica della Scuola Estiva internazionale in Studi Danteschi che proprio quest’anno, nel VII centenario della morte di Dante, giunge alla sua XV edizione. In collaborazione con il Centro Dantesco dei Frati Minori Conventuali di Ravenna e l’Università di Verona, come tutte le summer school dell’Ateneo si terrà online dal 23 al 28 agosto e sarà fruibile da remoto.
Alla professoressa Brambilla e a Emiliano Bertin, cultore di Filologia Italiana e Letteratura Italiana in Cattolica e coinvolto nel coordinamento didattico della Scuola estiva, abbiamo chiesto perché il Sommo Poeta continua ad appassionare milioni di lettori nel mondo, ora anche attraverso il web.
Perché la “Commedia” è ancora attuale?
«È un fatto che a prima vista può stupirci - spiega Simona Brambilla - se teniamo presente che si tratta di un’opera fortemente radicata nello spazio, innervata com’è dello strettissimo rapporto di Dante con Firenze, e nel tempo, tanto che per avvicinarla dobbiamo ricorrere a commenti molto estesi, così da poterne chiarire la lettera e seguire la fitta trama dei personaggi, dei temi e delle fonti. Quello che Dante rappresenta, insomma, è un mondo “altro” e diverso dal nostro. Nel suo farsi personaggio in cammino, nella capacità di trasporre la propria esperienza in termini universali e nell’incontro aperto e problematico tanto con l’uomo quanto con la dimensione del sacro sta tuttavia, a mio parere, ciò che ci rende Dante ancora vicino».
Può farci qualche esempio?
«Basti pensare a come la “Commedia” ci presenta il tema della ricerca della conoscenza, o quello della libera determinazione dell’uomo nelle proprie scelte, o ancora quello del peccato in relazione alla misericordia divina. Dante pratica una carità aperta a ogni manifestazione dell’uomo, anche quando (come ad es. in Inf. XX, 19-24) la sua dimensione stessa sembra venir meno. Su tutto, poi, c’è la bellezza della costruzione poetica, valore estetico prezioso di per sé, ma anche, come Papa Paolo VI e Papa Francesco hanno messo in luce nelle loro Lettere Apostoliche "Altissimi cantus" e "Candor lucis aeternae", efficace veicolo per trasmettere una riflessione più profonda sul fine ultimo dell’esistenza. In un noto passo dell’Epistola a Cangrande della Scala, è proprio Dante ad affermare che scopo della “Commedia” è allontanare gli uomini dallo stato di miseria per condurli alla felicità».
È utile e appropriato il modo in cui oggi si studia il capolavoro dantesco?
«Leggere Dante - dice Emiliano Bertin - è certamente “utile” nella direzione però della libera fruizione e del gratuito godimento della letteratura, dell’arte e delle sue molteplici forme. Per intenderci: la “Commedia” (che ci propone un’idea di vita come viaggio, dialogo con l’altro, incontro con la trascendenza) forse non ci renderà più produttivi ed efficienti, ma persone aperte all’ascolto, attente al valore della parola, sensibili al bello. Sullo studio scolastico la risposta non è semplice da dare: da quanto si coglie dai nostri studenti, in molti casi il lavoro didattico pregresso è serio e approfondito, in altri probabilmente no. A volte si ha l’impressione che la lettura della “Commedia” si appiattisca in molti contesti sulla cosiddetta parafrasi di passi isolati, escludendo aspetti degni di interesse: la ricchezza semantica del testo, il riuso delle fonti da parte del poeta, il legame organico dei vari luoghi testuali tra loro».
Il web può aiutare nella conoscenza del Poeta?
«Ci sono diversi margini di approfondimento offerti dagli strumenti del web, utili anche all’attività didattica: oltre ai testi di tutte le opere del poeta e ai commenti antichi e moderni alla “Commedia”, oggi le nostre classi possono consultare banche dati con immagini di manoscritti, miniature, edizioni a stampa antiche che qualche anno fa erano a disposizione solo degli studiosi. Internet è anche un formidabile archivio di immagini che può aiutarci a ricostruire la vivace cultura iconografica di Dante. Faccio un esempio pratico: nel canto X del "Purgatorio" Dante racconta di aver visto sculture così perfette da sembrare parlanti. Si può allora accompagnare la lettura del canto con immagini delle opere dei grandi scultori dell’età di Dante, come Nicola e Giovanni Pisano. Penso poi anche a dizionari enciclopedici e concordanze online: questi strumenti aprono possibilità didattiche – anche laboratoriali – innovative e a parer mio molto stimolanti».
Dante è solo la “Commedia” o altre sue opere letterarie meritano di essere rilette?
«Nella “Letteratura italiana delle Origini” - aggiunge Simona Brambilla - Gianfranco Contini si pone già la questione, affermando che, anche senza la “Commedia”, Dante è una “personalità di scrittore e critico di determinante rilievo, ricchissima, come nessuna fino al Rinascimento, di stimoli espressivi e di temi mentali, anche se nel complesso prevalentemente intellettuale e meno suscettibile di grandiosa eco popolare”. È a mio parere un giudizio pienamente condivisibile, specie per quanto riguarda la dimensione intellettuale di Dante. Intendo dire che Dante è anche poeta “della ragione”. Non a caso, è proprio “lo fedele consiglio de la ragione” a tenere campo, fin da subito, nell’esperienza amorosa narrata nel libello giovanile della “Vita nova”; molte delle liriche dantesche hanno inoltre profondità di senso tale da poter essere lette come dei veri e propri trattati in versi (il “Convivio” lo mostra bene)».
Ce ne può indicare altre?
«Il “De vulgari eloquentia” - conclude Brambilla - si può anch’esso leggere come il primo tentativo di applicare la ragione al problema della geografia linguistica dell’Italia, e delle varie forme in cui la parola poetica può declinarsi; spostandoci su un terreno diverso, anche la “Monarchia” è uno sforzo della ragione per dare risposte efficaci nella sfera del vivere civile. È però soprattutto nel “Convivio” che la ragione, tratto che distingue l’uomo dagli altri esseri animati e ne determina, attraverso il desiderio di conoscenza, l’intima natura, trova altissima celebrazione; anche se, come sappiamo, nella costruzione dantesca del mondo, essa da sola non è sufficiente a salvarsi: occorre, appunto, la fede. Dunque, certamente sì: non solo la “Commedia”, ma tutte le opere di Dante meritano di essere rilette lentamente e meditate a fondo, non solo per il piacere di cogliere i rapporti intertestuali che le legano, ma, in un tempo di rapide e pericolose semplificazioni ermeneutiche come il nostro, come vigorosa palestra per l’esercizio del pensiero critico».