Per Ernesto Preziosi è molto positiva l’attenzione suscitata attorno ad Armida dalla beatificazione in quanto ci permette di uscire dall’aneddotica per approfondire il suo contributo alla storia del Paese: «Ha emancipato la condizione femminile non per femminismo ideologico ma per dare dignità alla donna nella società. Con questo spirito ha animato la prima stagione dell’impegno e della presenza politica delle donne, con la consapevolezza che queste, se unite, possono ottenere molto. In tal modo dava fierezza alla fede nell’agire pubblico».
La storia di Armida non è nota a tutti ma la curiosità di opere a lei dedicate consente di approfondirne la conoscenza. È accaduto a Roberto Cauda e Maria Caterina Silveri, docenti della Facoltà di Medicina di Roma, i quali l’hanno conosciuta quasi casualmente, dai nomi delle aule e del convitto a lei dedicato. Successivamente hanno affrontato dal punto di vista scientifico il riconoscimento del miracolo che ha portato alla beatificazione e, studiandone la storia, hanno scoperto episodi poco noti della vita di Armida in relazione a padre Gemelli: «Lavorando dietro le quinte, mediava, arginava le spigolosità del frate, come era avvenuto anche con padre Pio a San Giovanni Rotondo, in occasione di una visita burrascosa che colà si svolse. Armida la possiamo considerare una grandissima intellettuale civile, complementare a padre Gemelli».
Ma come viene percepita oggi la figura di Armida da chi magari ne conosce solo il nome per via dell’aula a lei dedicata? A questa domanda ha risposto la studentessa Elena Esposito ammirata dalla cofondatrice percepita come “sorella maggiore”: «Mi ha colpito il suo servizio agli altri e la concretezza nel portare avanti i suoi progetti arditi con intraprendenza, fede, coerenza, lavorando senza sosta e amando. Lei mi aiuta anche nell’interpretare l’attualità: Se Armida, quando la Cattolica fu colpita dalle bombe, disse ‘Soffro come se stesse bruciando casa mia’, anch’io oggi - quando vedo in televisione le distruzioni dell’invasione in Ucraina - soffro come se fossero fatte nel mio Paese». Un modo di ragionare “all’Armida”, segno tangibile di quanto la sua testimonianza può produrre ancora tensione ideale e compassione per le vicende del mondo.
Intraprendenza, audacia, originalità, lungimiranza sono, quindi, alla base dell’Università Cattolica. Ma «costituiscono un impegno per ciascuno a conservare e far crescere il frutto della grande energia e determinazione all’origine dell’Ateneo», secondo l’esortazione rivolta ai presenti dal rettore Franco Anelli, concludendo l’“incontro di famiglia”.