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Armida Barelli, la fiducia negli altri e nel futuro

06 aprile 2022

Armida Barelli, la fiducia negli altri e nel futuro

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In queste settimane tanti eventi e pubblicazioni desiderano far conoscere la figura di Armida Barelli in vista della sua beatificazione che avverrà sabato 30 aprile. L’interesse per la sua persona riguarda i molteplici campi del suo agire nella prima metà del secolo scorso quale cofondatrice dell’Università Cattolica oltre che attiva in molteplici attività ecclesiali, culturali, sociali, spirituali che vedevano la promozione della donna nella società e nella chiesa.

Per questo l’Università Cattolica, tra i vari convegni che ha ospitato e di cui è stata promotrice, il 5 aprile ha voluto dedicarle in Aula Magna «un incontro di famiglia – peraltro molto partecipato - per conoscere meglio e riflettere sulla figura della lungimirante cofondatrice», come ha affermato in apertura la prorettrice Antonella Sciarrone Alibrandi

Del resto Armida abita in mezzo a noi, non solo con la sua opera e la tua testimonianza di vita, ma anche fisicamente dato che le sue spoglie mortali sono custodite nella cripta della Cappella Sacro Cuore, come ha ricordato monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale: «Discreta e silenziosa in cripta, ma si avverte il palpito vivo della sua opera per la fondazione dell’Ateneo e per il suo sviluppo tramite la cura di un legame profondo con i cattolici italiani. Tante opere e attività avevano alla base la grande fede nel Sacro Cuore, una devozione non intesa in senso pietistico ma come passione, dedizione e impegno».

A tratteggiare la biografia di Armida in relazione alle vicende del suo tempo sono stati i tre vicepostulatori della causa di beatificazione, esperti conoscitori della documentazione del processo canonico. «Il suo segreto era la fede in Dio e la fiducia negli altri e nel futuro. La scelta di consacrazione non era una fuga o una rinuncia al mondo: ma un vivere nel mondo da laica» ha affermato Barbara Pandolfi che ha illustrato il cammino spirituale e di ricerca di Armida.


Per Ernesto Preziosi è molto positiva l’attenzione suscitata attorno ad Armida dalla beatificazione in quanto ci permette di uscire dall’aneddotica per approfondire il suo contributo alla storia del Paese: «Ha emancipato la condizione femminile non per femminismo ideologico ma per dare dignità alla donna nella società. Con questo spirito ha animato la prima stagione dell’impegno e della presenza politica delle donne, con la consapevolezza che queste, se unite, possono ottenere molto. In tal modo dava fierezza alla fede nell’agire pubblico».

La storia di Armida non è nota a tutti ma la curiosità di opere a lei dedicate consente di approfondirne la conoscenza. È accaduto a Roberto Cauda e Maria Caterina Silveri, docenti della Facoltà di Medicina di Roma, i quali l’hanno conosciuta quasi casualmente, dai nomi delle aule e del convitto a lei dedicato. Successivamente hanno affrontato dal punto di vista scientifico il riconoscimento del miracolo che ha portato alla beatificazione e, studiandone la storia, hanno scoperto episodi poco noti della vita di Armida in relazione a padre Gemelli: «Lavorando dietro le quinte, mediava, arginava le spigolosità del frate, come era avvenuto anche con padre Pio a San Giovanni Rotondo, in occasione di una visita burrascosa che colà si svolse. Armida la possiamo considerare una grandissima intellettuale civile, complementare a padre Gemelli».

Ma come viene percepita oggi la figura di Armida da chi magari ne conosce solo il nome per via dell’aula a lei dedicata? A questa domanda ha risposto la studentessa Elena Esposito ammirata dalla cofondatrice percepita come “sorella maggiore”: «Mi ha colpito il suo servizio agli altri e la concretezza nel portare avanti i suoi progetti arditi con intraprendenza, fede, coerenza, lavorando senza sosta e amando. Lei mi aiuta anche nell’interpretare l’attualità: Se Armida, quando la Cattolica fu colpita dalle bombe, disse ‘Soffro come se stesse bruciando casa mia’, anch’io oggi - quando vedo in televisione le distruzioni dell’invasione in Ucraina - soffro come se fossero fatte nel mio Paese». Un modo di ragionare “all’Armida”, segno tangibile di quanto la sua testimonianza può produrre ancora tensione ideale e compassione per le vicende del mondo.

Intraprendenza, audacia, originalità, lungimiranza sono, quindi, alla base dell’Università Cattolica. Ma «costituiscono un impegno per ciascuno a conservare e far crescere il frutto della grande energia e determinazione all’origine dell’Ateneo», secondo l’esortazione rivolta ai presenti dal rettore Franco Anelli, concludendo l’“incontro di famiglia”.

Un articolo di

Agostino Picicco

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