Armida Barelli, il cui apostolato spaziò dall’Università Cattolica del Sacro Cuore all’Opera della Regalità, dall’impegno missionario in Cina alla formazione delle giovani dell’Azione Cattolica - che nel 1940 raggiungeranno la punta di un milione e 400mila - segnò, come disse l’arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini, la «via per l’educazione moderna della gioventù femminile». Senza di lei, scrisse nel suo testamento spirituale padre Agostino Gemelli, tante opere “non sarebbero né nate, né fiorite senza lo zelo, la pietà, l’intelligenza e, soprattutto, la sua vita soprannaturalmente ispirata” dal Sacro Cuore di Gesù.
Lo svelamento delle immagini dei nuovi beati è stato accolto da un lungo applauso, dopo la formula di proclamazione dell’eroismo delle loro virtù e la processione con la nipote di Armida, Savina Barelli, e i professori dell’Università Cattolica e vicepostulatori della causa di beatificazione Roberto Cauda e Maria Caterina Silveri, che hanno presentato al cardinale le reliquie dei beati, e dopo la consegna al rettore Franco Anelli del Decreto di beatificazione della cofondatrice. Milleottocento i fedeli accorsi dalla Brianza - come la miracolata di don Ciceri Raffaella Di Grigoli -, dai cinque campus e dai collegi dell’Università Cattolica, con la prorettrice vicaria Antonella Sciarrone Alibrandi, che ha letto una preghiera dei fedeli per i docenti, gli studenti e il mondo della cultura, e con i prorettori e i presidi delle facoltà. Tra i molti, provenienti da ogni parte d’Italia e dall’estero, anche Susan Larkin, dell’Istituto delle Missionarie della Regalità di Cristo, giunta dagli Stati Uniti per elevare la preghiera per tutte le donne, «soprattutto quelle che vivono l’incubo della guerra».
Il tempo difficile che stiamo vivendo, oggi come allora, è stato richiamato anche dall’arcivescovo Mario Delpini nel ringraziamento conclusivo della cerimonia. «Abbiamo celebrato il riconoscimento della Chiesa nei confronti di due persone così diverse. In realtà abbiamo aperto una strada e rivolto un invito alle ragazze di buona famiglia e anche di famiglia modesta, che hanno studiato all’estero e anche che hanno studiato a Milano, che hanno una bella casa in montagna e anche non ce l’hanno, ecco cosa potreste fare: diventare sante, in tempo di guerra e in tempo di pace. Diventate sante».