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Veglia di preghiera per Armida Barelli: «Ha contribuito alla dignità delle donne del suo tempo»

30 aprile 2022

Veglia di preghiera per Armida Barelli: «Ha contribuito alla dignità delle donne del suo tempo»

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«Costruttrice formidabile» e al tempo stesso «donna di preghiera». Sono queste le coordinate che fecero di Armida Barelli, la «sorella maggiore» per tante ragazze e donne del ‘900 e la rendono oggi un esempio per le donne e gli uomini del nostro tempo.

A farne questo ritratto è stato padre Massimo Fusarelli, ministro generale dei frati minori, durante la veglia di preghiera che ha presieduto nella Basilica di Sant’Ambrogio a Milano, venerdì sera: una celebrazione, introdotta dall’assistente ecclesiastico generale della Università Cattolica, mons. Claudio Giuliodori, e che prepara la beatificazione, sabato 30 aprile, in Duomo.

Il padre che guida l’ordine francescano, nell’omelia, ha posto l’attenzione sulla dimensione interiore, intima, di questa donna che è ricordata soprattutto per le sue opere: la fondazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, insieme a padre Agostino Gemelli e ad altri benemeriti amici, ma anche l’avvio e la diffusione in tutta Italia della Gioventù Femminile di Azione Cattolica nonché la creazione di quello che diventerà l'Istituto Secolare delle Missionarie della Regalità di ispirazione francescana, l’azione missionaria in Cina, per non parlare del suo impegno per avvicinare il laicato alla liturgia con l’Opera della Regalità.

Questa «attività impressionante», come l’ha definita padre Fusarelli, trova energia e alimento, per il religioso, in «un innamoramento del Signore» tale da spingere Armida Barelli ad «offrire la propria vita» e a «farne» la sua dimora, secondo lo spirito di servizio francescano.

In una delle sue giaculatorie, frasi brevi, che lei stessa componeva e invitava a recitare, come è stato ricordato nel corso della celebrazione, Armida Barelli scriveva che «la preghiera si trasforma in volontà, la volontà in lavoro, il lavoro in preghiera e in atto».

Secondo padre Fusarelli è proprio questa capacità di «trasformare il lavoro in un’esperienza spirituale» a essere uno dei tanti tratti che portano Armida Barelli ad «anticipare il futuro», offrendo un esempio di spiritualità incarnata che «non separa dal mondo, ma che sa leggere, negli eventi della storia, i “segni dei tempi”, ascoltandovi la voce del Signore».

La veglia di preghiera in preparazione alla beatificazione presso la Basilica di S. Ambrogio

Tuttavia, non è questa inclinazione la sola caratteristica che spinge Armida Barelli a precorrere i tempi. L’altra è la consapevolezza del ruolo della donna.

«Armida ha contribuito alla dignità delle donne del suo tempo coltivando in loro una coscienza libera e responsabile, capace di autodeterminarsi, alla luce della fede e della ragione», ha rimarcato padre Fusarelli.

In virtù di questa fede profonda Armida Barelli ha travalicato, in fondo, i confini prestabiliti e, per questo, può raggiungere con il suo messaggio oggi «gli uomini e le donne che abitano il mondo come la loro casa e nulla reputano estraneo di quanto è umano», ha concluso il ministro generale dei frati minori.

Tra questi uomini e donne ci sono i giovani, di tante diverse località italiane, che venerdì hanno partecipato alla preghiera nella basilica con il santo patrono di Milano. Molti studenti della Università Cattolica o appartenenti ad Azione cattolica.

Secondo Pasquale, 21 anni, di Barletta, studente di medicina a Roma, Armida Barelli «ci dice che si può aiutare sé stessi aiutando gli altri», insegnamento che fa acquisire «un senso più profondo anche alla professione per la quale mi sto preparando».

Per Elisabetta, 24 anni, di Piacenza, la prossima beata è stata una scoperta: «Non conoscevo Armida Barelli, ma ora che ho avuto l’occasione di approfondire la sua figura, mi sono resa conto di quanto noi giovani di oggi le dobbiamo».

Invece, per Giuditta, 31 anni, di Pontassieve (Firenze), Armida Barelli era una di famiglia: «Me ne parlava mia nonna che l’aveva conosciuta quando era una giovane di Azione Cattolica, ma solo in questi mesi mi sono documentata meglio e ho capito quanto ha fatto per dare voce alle donne. È un esempio per noi tutte».

Certamente lo è per Marzia, 22 anni, di Ravanusa provincia di Agrigento, studentessa di Medicina al campus della Cattolica di Roma: «Voglio specializzarmi in chirurgia ortopedica, ma mi dicono che è una professione da maschi. Poi penso alla Barelli e mi dico: se lei è riuscita a fondare una Università quando alle donne non era nemmeno consentito di uscire di casa da sole, perché io che ho molte più possibilità, non posso diventare un buon ortopedico?». 

Un articolo di

Francesco Chiavarini

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