Vittoria, studentessa di Medicina, ha legato questa partecipazione al suo percorso di studio e di vita: «Ci tenevo a essere qui oggi perché Armida Barelli rappresenta un punto di riferimento per noi donne. Per noi che siamo ragazze e futuri medici penso che sia un esempio importante di perseveranza, tenacia e determinazione». Le ha fatto eco Lavinia: «È giusto che sia dato valore alla figura di Armida Barelli perché ha operato tutta la vita senza aspettarsi gratificazioni ma ha svolto un lavoro importante».
La preparazione dei mesi scorsi in vista della beatificazione, soprattutto nei collegi con incontri, mostre, dibattiti, ha favorito la conoscenza della cofondatrice: «Prima di entrare in Cattolica non conoscevamo la sua figura, ma in quest’ultimo anno abbiamo partecipato a vari eventi il cui ci è stata illustrata la sua vita, la sua spiritualità, le sue attività, non solo in relazione all’Università Cattolica. Peraltro il nostro ritiro spirituale per la Pasqua si è svolto presso la sua casa di Marzio» ha aggiunto Sergio dell’Augustinianum.
Per Maurizio «la maggior conoscenza della Barelli può essere l’occasione per approfondire anche la storia delle altre figure del gruppo che aveva coadiuvato padre Gemelli nella fondazione dell’Ateneo, che noi collegiali abbiamo considerato nello spettacolo teatrale messo in scena in occasione del Centenario ‘Un luogo libero cent’anni'». Lorenzo ha colto il fatto che la beatificazione di Armida si sia svolta insieme a quella di don Ciceri, «coincidenza significativa se si considera la stima, la devozione e il sostegno di Armida verso i sacerdoti».
Dato che al termine della celebrazione l’arcivescovo di Milano Mario Delpini ha rivolto a tutti l’invito a diventare santi, Riccardo ha osservato che «anche il collegio può essere l’occasione per far nascere il desiderio di diventare santi sul modello delle luminose figure che in Cattolica hanno offerto la loro testimonianza cristiana».