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Armida Barelli, un esempio per le nuove generazioni

30 aprile 2022

Armida Barelli, un esempio per le nuove generazioni

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Nell’omelia per la beatificazione di Armida Barelli e don Mario Ciceri, il cardinal Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha citato l’allora arcivescovo di Milano, Giovanni Battista Montini, poi Paolo VI, il quale, parlando di Armida, ebbe a dire che a lei doveva andare “il plauso non soltanto di Milano, ma dell’Italia, per aver lasciato un’eredità che veramente arricchisce le file della vita cattolica e segnato la via per l’educazione moderna della gioventù femminile”. Quasi a rendere tangibile il ringraziamento e l’omaggio corale, alla celebrazione per la beatificazione sono intervenuti più di duecento collegiali delle varie sedi dell’Università, provenienti dalle varie regioni italiane.

La celebrazione della beatificazione ha costituito il coronamento del Festival dei Collegi, prima esperienza di questo genere svolta proprio nei giorni scorsi nella sede di Milano.

«È bello essere qui perché il senso dell’università è anche quello della collegialità e oggi possiamo vivere insieme un’esperienza comune che appartiene alla storia del nostro Ateneo» ha detto Simone, studente di Medicina a Roma. Per Antonino del collegio Augustinianum di Milano si tratta di un «evento storico al quale oggi abbiamo avuto la grande occasione di partecipare per testimoniare la gratitudine alla nostra fondatrice».

Un articolo di

Agostino Picicco

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Vittoria, studentessa di Medicina, ha legato questa partecipazione al suo percorso di studio e di vita: «Ci tenevo a essere qui oggi perché Armida Barelli rappresenta un punto di riferimento per noi donne. Per noi che siamo ragazze e futuri medici penso che sia un esempio importante di perseveranza, tenacia e determinazione». Le ha fatto eco Lavinia: «È giusto che sia dato valore alla figura di Armida Barelli perché ha operato tutta la vita senza aspettarsi gratificazioni ma ha svolto un lavoro importante».

La preparazione dei mesi scorsi in vista della beatificazione, soprattutto nei collegi con incontri, mostre, dibattiti, ha favorito la conoscenza della cofondatrice: «Prima di entrare in Cattolica non conoscevamo la sua figura, ma in quest’ultimo anno abbiamo partecipato a vari eventi il cui ci è stata illustrata la sua vita, la sua spiritualità, le sue attività, non solo in relazione all’Università Cattolica. Peraltro il nostro ritiro spirituale per la Pasqua si è svolto presso la sua casa di Marzio» ha aggiunto Sergio dell’Augustinianum.

Per Maurizio «la maggior conoscenza della Barelli può essere l’occasione per approfondire anche la storia delle altre figure del gruppo che aveva coadiuvato padre Gemelli nella fondazione dell’Ateneo, che noi collegiali abbiamo considerato nello spettacolo teatrale messo in scena in occasione del Centenario ‘Un luogo libero cent’anni'». Lorenzo ha colto il fatto che la beatificazione di Armida si sia svolta insieme a quella di don Ciceri, «coincidenza significativa se si considera la stima, la devozione e il sostegno di Armida verso i sacerdoti».

Dato che al termine della celebrazione l’arcivescovo di Milano Mario Delpini ha rivolto a tutti l’invito a diventare santi, Riccardo ha osservato che «anche il collegio può essere l’occasione per far nascere il desiderio di diventare santi sul modello delle luminose figure che in Cattolica hanno offerto la loro testimonianza cristiana».

 

La cerimonia è stata trasmessa anche dentro l'Università Cattolica del Sacro Cuore. In aula Gemelli, al primo piano del campus milanese dell'Ateneo gli studenti hanno potuto assistere in diretta alla beatificazione della cofondatrice della Cattolica. In questo video le loro voci: «Grazie a lei la Giornata Universitaria è diventata permanente -ha raccontato ad esempio Giorgia, studentessa del collegio Paolo VI-, è bellissimo avere avuto la possibilità di poter assistere a questo momento. Armida Barelli è una donna che ci ha permesso non solo di studiare qui ma anche perchè è stata una donna straordinaria, che ha combattuito con coraggio e determinazione perché l'esperienza di questo Ateneo potesse durare in eterno»

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