«Un esempio luminoso per tutti i sacerdoti, specialmente per quelli che come lui rimangono “alla base”, nel servizio più umile e nascosto dei fratelli». Durante l’omelia della celebrazione del 30 aprile in Duomo, il cardinale Marcello Semeraro ha così ricordato il beato don Mario Ciceri, con le parole pronunciate da un consultore teologo durante il processo di beatificazione. «Questa espressione “rimasto alla base” mi fa tornare alla memoria ciò che scriveva sant’Ambrogio a commento del Cantico dei Cantici che dice “Come sono belli i tuoi piedi nei sandali, figlia di principe - ha ricordato il cardinale -. Egli ravvisava qui il cammino e il progredire della Chiesa ed esortava: “Usiamo della nostra vita come di un sandalo: utile per obbedire e non per il dissenso. Così è la Chiesa: bella anche nei sandali”. Il beato Ciceri è stato anch’egli questo sandalo della Chiesa».
La breve vita di don Ciceri, nato l’8 settembre 1900 nel giorno di apertura dell’anno pastorale nel nuovo secolo e morto il 4 aprile (lo stesso della morte di sant’Ambrogio) 1945, si è svolta all’insegna della semplicità e del bene. Come ha ricordato l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, a chiusura della celebrazione, «Che cosa potrebbe fare un ragazzo di famiglia numerosa e modesta, che vive in un paese della Brianza, devoto e antico, un ragazzo senza doti particolari? Ecco, per esempio, potrebbe diventare un santo, un prete santo».
Quarto di sei figli, a otto anni manifesta già il desiderio di diventare prete, entra nel seminario minore di san Pietro a Seveso nel 1912 e inizia il percorso che lo porterà all’ordinazione sacerdotale il 14 giugno 1924 con il cardinale Eugenio Tosi che lo destinerà all’oratorio di Brentana, frazione di Sulbiate in Brianza. Don Mario resta in questo piccolo paese di provincia dove ama andare in bicicletta, fino alla fine della sua vita, costituisce il primo gruppo di Azione Cattolica, fonda la Voce amica, foglio di collegamento con i suoi ragazzi partiti per la Seconda Guerra Mondiale, si dedica ai giovani, al coro, al teatro, alla banda, sempre disponibile per le confessioni in chiesa, e ad assistere i malati, vegliandoli spesso anche nelle loro case.
L’iter per la beatificazione inizia cinquant’anni dopo la sua morte e si giustifica con il miracolo avvenuto per la piccola Raffaella Di Grigoli, guarita nel 1975 in seguito a un delicato intervento.
Oggi Raffaella lavora in ufficio della direzione sanitaria dell’ospedale “Valduce” di Como e a margine della celebrazione di beatificazione ha raccontato la sua devozione a don Ciceri. «Ho sempre saputo di aver ricevuto questo miracolo. È stata una storia di fede e di amore dall’inizio alla fine». La sua nonna la invitata a pregare, convinta che don Mario fosse già un santo. «Era un povero tra i poveri - ha specificato Raffaella -. Era innamorato della nostra Grotta di Lourdes di Veduggio dove veniva a pregare. E mio nonno mi diceva: “andate a vedere un santo che prega”». La situazione della bambina era molto grave per una malformazione congenita del colon, ma il chirurgo ebbe in sogno la visione di come avrebbe dovuto operarla e le ha salvato la vita. «Noi abbiamo sempre pregato don Mario, avevamo anche una reliquia che ci era stata donata».
Nel 2016 don Mario viene dichiarato venerabile. A Sulbiate sono giorni di festa e teli bianchi su cui campeggia la scritta “Una vita spesa per gli altri” sono appesi alle finestre. Nella vecchia canonica è stato aperto un piccolo museo che custodisce scritti, vesti e qualche arredo del beato. «In una stanza è esposta anche una vecchia bicicletta coi freni a bacchetta, simile a quella su cui i fedeli lo vedevano correre per prestare aiuto a chi aveva bisogno e per salvare partigiani ed ebrei in tempo di guerra, tanto da ricevere la Medaglia d'oro postuma della Resistenza» - ha ricordato monsignor Ennio Apeciti, responsabile del Servizio diocesano per le Cause dei Santi.
Un esempio da seguire che ha portato monsignor Delpini a chiudere la celebrazione in Duomo annunciando: «Io non so se diventerò santo, ma un tentativo lo farò. Perciò ho deciso che d'ora in poi celebrerò il mio onomastico il 14 giugno, memoria del Beato Mario Ciceri, un santo prete ambrosiano».