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Barconi, un carico di vestiti, corde, salvagenti e speranza

21 ottobre 2022

Barconi, un carico di vestiti, corde, salvagenti e speranza

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«Quando un granello di sabbia entra in un’ostrica la ferisce, ma l’animale reagisce al trauma secernendo una sostanza che viene modellata intorno al granello fino a farla diventare una perla preziosa. Ecco, noi aiutiamo i migranti a secernere le loro potenzialità con bilanci di competenze e rafforziamo la loro autostima affinchè diventino perle preziose per se stessi e per la società che li accoglie». 

Con una metafora che riguarda il mare la professoressa Cristina Castelli, responsabile dell’Unità di ricerca sulla resilienza RiRES del dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica e curatrice del libro Rifugiati chi, Il rischio della speranza di Educatt il cui ricavato della vendita sostiene studenti rifugiati dell’Ateneo, ha espresso il significato dell’incontro promosso giovedì 20 ottobre per inaugurare l’arrivo nella sede di via Carducci dell’Università Cattolica di uno dei “barconi” che trasportano i migranti e che resterà per un anno.

La barca ha un nome dipinto in bianco su un lato. In arabo significa “profumo di speranza”, ha spiegato Boutros, studente siriano dell’Ateneo. Ed è proprio la speranza il motore della vita di queste persone che scappano per disperazione ma avendo fiducia in un mondo migliore. 

«Erano mesi che stavamo pensando all’opportunità di avere qui una di queste imbarcazioni perché noi ci occupiamo da molto tempo di migrazioni attraverso master, corsi, ricerche di docenti e ricercatori - ha dichiarato Antonella Sciarrone Alibrandi, prorettrice dell’Università Cattolica, in apertura dell’evento, realizzato anche grazie all’accoglienza del direttore di sede Mario Gatti -. Ci è sembrato importante portare in un luogo di studio, di ricerca e di terza missione una di queste barche perché a volte in università si vive lo scollamento tra quello che si studia e quello che accade nella vita. Portare qui una barca piccola, che sembra fragile e che pure ha trasportato tante persone in carne e ossa, è un modo intenso per far capire che noi approfondiamo relazioni sociali, problemi di carattere economico e politico che riguardano persone».

In questa direzione si muove la formazione attraverso molte attività dell’Università Cattolica che vuole promuovere la cultura della solidarietà fondata sulla dignità e il rispetto delle persone. «È fondamentale formare giovani operatori che sappiano lavorare adeguatamente nei contesti di vulnerabilità utilizzando strumenti che abbiamo messo a punto ad hoc - ha aggiunto Castelli -. RiRES e l’Associazione Francesco Realmonte Onlus lavorano insieme da anni di fronte all’epopea che si consuma nel Mediterraneo. Solo quest’anno siamo arrivati a 60.000 sbarchi e a 1400 persone morte». 

Un articolo di

Emanuela Gazzotti

Emanuela Gazzotti

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L’evento “Restituire dignità, ispirare cambiamento. Il progetto “Metamorfosi” a supporto di persone migranti e in carcere” è stata l’occasione per firmare un Protocollo d’intesa tra Università Cattolica, Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti, e Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli. Il documento sancisce la collaborazione delle tre istituzioni per alimentare il Progetto a favore dei migranti e dei detenuti nel carcere di Opera in seguito alla cessione all’Ateneo, da parte della Fondazione, di una delle imbarcazioni abbandonate o affondate nei porti e che sono state sequestrate e messe a disposizione da ADM. Il legno delle imbarcazioni, infatti, viene trasformato in strumenti musicali all’interno della liuteria del carcere.  

Una sinergia tra istituzioni non scontata: «Il fatto che in Italia si sia riusciti a mettere insieme tanti pezzi dello Stato per remare nella stessa direzione è una cosa rara» - ha dichiarato Marcello Minenna, direttore generale dell’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli, intervenuto per trasmettere a sua volta il messaggio di speranza nato da un relitto per loro ormai “smaltito” ma che porta con sé un messaggio di speranza ed espressione della necessità di un cambiamento.

Da questo legno resiliente nascono prodotti meravigliosi perché frutto del lavoro e della cooperazione di molti soggetti. «Al carcere di Opera si sono aggiunti altri istituti penitenziari che produrranno rosari, croci, presepi. Addirittura a Secondigliano nascerà l’ “Orchestra del Mediterraneo” sull’esempio dell’ “Orchestra del mare” nata a Milano come costola del progetto “Metamorfosi” - ha raccontato Arnoldo Mosca Mondadori, presidente Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti -. Questo progetto si chiama così perché è la metamorfosi del legno, ma anche delle persone detenute che potranno reinserirsi attraverso il lavoro in carcere, e anche dei giovani di oggi che possono provare emozioni grazie all’arte che supera le barriere».

Silvio Di Gregorio, direttore della Casa di Reclusione di Milano Opera, ha sottolineato il valore del progetto e l’allegoria del barcone che diventa un violino e che testimonia l’importanza di «impiegare il tempo a lavorare un oggetto di disperazione attraverso l’etica e l’arte per trasformare le persone detenute. Perché in carcere non entra la pena ma l’uomo».

Un valore ribadito da Laura Zanfrini, docente di Sociologia delle migrazioni e della convivenza interetnica, che ha ricordato che «prima di essere flussi da regolare le migrazioni sono composte da persone e che dobbiamo servire persone, non ideologie». Questo è l’unico modo per costruire un vero sistema di governance globale della mobilità umana.

L’evento si è concluso con un momento musicale e di lettura. Un violinista e altri due giovani musicisti della “Piccola Orchestra dei Popoli Marisa e Vittorio Baldoni” hanno suonato mentre due giovani della Compagnia di teatro Ai due chiostri dell’Ateneo leggevano alcuni brani sulle migrazioni e l’accoglienza, a cura di Vita e Pensiero. Una testimonianza toccante che ha animato il giardino della sede, davanti alla barca ancora carica di tutti gli oggetti che hanno accompagnato i migranti: vestiti, coperte, corde, scarpe, salvagenti… e speranza.

«Dovremmo provarlo tutti nella vita, l’ebbrezza di un incontro, la promessa che sia per sempre, quel legame che nasce dalla condivisione di un destino comune che ci trascende. È questo sentimento di profonda umanità che alimenta e nutre tutti gli altri sentimenti civili, l’ospitalità, la generosità, l’apertura mentale, la curiosità, la reciprocità, l’empatia, la simpatia…Quello che rimane scritto sulla pelle è la parola umano, semplicemente “essere umano”. È questa una comunanza profonda che ci rende uguali e diversi, unici e consanguinei. Quella sola vale una vita» (Anna Granata, Elena Granata, Teen immigration. La grande immigrazione dei ragazzini, Vita e Pensiero, Milano 2019). 
 

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