L’evento “Restituire dignità, ispirare cambiamento. Il progetto “Metamorfosi” a supporto di persone migranti e in carcere” è stata l’occasione per firmare un Protocollo d’intesa tra Università Cattolica, Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti, e Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli. Il documento sancisce la collaborazione delle tre istituzioni per alimentare il Progetto a favore dei migranti e dei detenuti nel carcere di Opera in seguito alla cessione all’Ateneo, da parte della Fondazione, di una delle imbarcazioni abbandonate o affondate nei porti e che sono state sequestrate e messe a disposizione da ADM. Il legno delle imbarcazioni, infatti, viene trasformato in strumenti musicali all’interno della liuteria del carcere.
Una sinergia tra istituzioni non scontata: «Il fatto che in Italia si sia riusciti a mettere insieme tanti pezzi dello Stato per remare nella stessa direzione è una cosa rara» - ha dichiarato Marcello Minenna, direttore generale dell’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli, intervenuto per trasmettere a sua volta il messaggio di speranza nato da un relitto per loro ormai “smaltito” ma che porta con sé un messaggio di speranza ed espressione della necessità di un cambiamento.
Da questo legno resiliente nascono prodotti meravigliosi perché frutto del lavoro e della cooperazione di molti soggetti. «Al carcere di Opera si sono aggiunti altri istituti penitenziari che produrranno rosari, croci, presepi. Addirittura a Secondigliano nascerà l’ “Orchestra del Mediterraneo” sull’esempio dell’ “Orchestra del mare” nata a Milano come costola del progetto “Metamorfosi” - ha raccontato Arnoldo Mosca Mondadori, presidente Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti -. Questo progetto si chiama così perché è la metamorfosi del legno, ma anche delle persone detenute che potranno reinserirsi attraverso il lavoro in carcere, e anche dei giovani di oggi che possono provare emozioni grazie all’arte che supera le barriere».
Silvio Di Gregorio, direttore della Casa di Reclusione di Milano Opera, ha sottolineato il valore del progetto e l’allegoria del barcone che diventa un violino e che testimonia l’importanza di «impiegare il tempo a lavorare un oggetto di disperazione attraverso l’etica e l’arte per trasformare le persone detenute. Perché in carcere non entra la pena ma l’uomo».
Un valore ribadito da Laura Zanfrini, docente di Sociologia delle migrazioni e della convivenza interetnica, che ha ricordato che «prima di essere flussi da regolare le migrazioni sono composte da persone e che dobbiamo servire persone, non ideologie». Questo è l’unico modo per costruire un vero sistema di governance globale della mobilità umana.
L’evento si è concluso con un momento musicale e di lettura. Un violinista e altri due giovani musicisti della “Piccola Orchestra dei Popoli Marisa e Vittorio Baldoni” hanno suonato mentre due giovani della Compagnia di teatro Ai due chiostri dell’Ateneo leggevano alcuni brani sulle migrazioni e l’accoglienza, a cura di Vita e Pensiero. Una testimonianza toccante che ha animato il giardino della sede, davanti alla barca ancora carica di tutti gli oggetti che hanno accompagnato i migranti: vestiti, coperte, corde, scarpe, salvagenti… e speranza.
«Dovremmo provarlo tutti nella vita, l’ebbrezza di un incontro, la promessa che sia per sempre, quel legame che nasce dalla condivisione di un destino comune che ci trascende. È questo sentimento di profonda umanità che alimenta e nutre tutti gli altri sentimenti civili, l’ospitalità, la generosità, l’apertura mentale, la curiosità, la reciprocità, l’empatia, la simpatia…Quello che rimane scritto sulla pelle è la parola umano, semplicemente “essere umano”. È questa una comunanza profonda che ci rende uguali e diversi, unici e consanguinei. Quella sola vale una vita» (Anna Granata, Elena Granata, Teen immigration. La grande immigrazione dei ragazzini, Vita e Pensiero, Milano 2019).