Eccellenze Reverendissime; Pregiatissime Autorità religiose, civili e militari; Stimata Prorettrice alla Didattica dell’Università degli studi di Brescia Professoressa Elisabetta Allevi; Illustri Prorettore Vicario, Presidi di Facoltà e Delegati; Chiarissime Professoresse e Chiarissimi Professori; Reverendissimo Assistente Ecclesiastico Generale; Illustri Esponenti del Consiglio di Amministrazione dell’Ateneo e del Comitato di indirizzo dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori; Direttore Generale e Direttori di Sede dell’Ateneo; Stimato personale tecnico-amministrativo; Care studentesse e Cari studenti, rivolgo a ciascuno un cordiale benvenuto alla cerimonia di inaugurazione delle attività della sede di Brescia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore per l’anno accademico 2024/2025.
Esprimo un deferente saluto a Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Pierantonio Tremolada per aver presieduto la celebrazione eucaristica e per il saluto che quest’ultimo ci rivolgerà. La sua costante vicinanza all’Ateneo è per noi motivo di particolare gratitudine.
Saluto l’Onorevole Luca Sbardella e il Prefetto di Brescia Andrea Polichetti. Ringrazio la Sindaca di Brescia, Laura Castelletti, e il Presidente di EBIS, Alessandro Azzi, che tra poco avremo il piacere di ascoltare. La vostra partecipazione rappresenta una manifestazione concreta della possibilità di lavorare sinergicamente con le istituzioni locali per promuovere il valore dell’educazione universitaria a beneficio della società civile.
Come noto, il legame tra il nostro Ateneo e il territorio bresciano è un tratto cui teniamo in maniera particolare. Un legame che si è ulteriormente rafforzato nell’ultimo decennio grazie all’impegno del compianto Professor Franco Anelli, al quale dedico un ringraziamento sincero e profondo. In qualità di Rettore, il Professor Anelli ha infatti sostenuto lo sviluppo e l’ammodernamento della sede bresciana, soprattutto con la realizzazione di una struttura all’avanguardia, come quella di via della Garzetta, e con programmi rinnovati e sempre più attrattivi. Sono certa che la nostra famiglia lo ricorderà, con affetto e gratitudine, per le sue qualità e le sue progettualità, i cui frutti sono davanti a noi.
Colgo altresì l’occasione per rivolgere un ringraziamento al Coordinatore delle attività della sede, il Professor Mario Taccolini, che modererà questa nostra cerimonia, e ai Presidi delle 8 Facoltà attive nel campus per il loro incessante impegno, volto a intercettare le esigenze del territorio e, quindi, basato su un dialogo costante con istituzioni e imprese locali. Il metodo bresciano contribuisce a rendere questa città un polo educativo sempre più riconosciuto in ambito nazionale e internazionale.
Infine, un saluto non di circostanza lo rivolgo all’intera famiglia universitaria, colleghe e colleghi docenti, ricercatrici e ricercatori, assegniste e assegnisti di ricerca, dottorande e dottorandi. Un saluto cordiale riservo agli assistenti pastorali della sede. E naturalmente un pensiero affettuoso e sincero va alle studentesse e agli studenti, che, non mi stancherò mai di ripetere, sono i nostri ambasciatori nel mondo e rappresentano il cuore della missione educativa dell’Ateneo dei cattolici italiani.
Come ho annunciato nella cerimonia di inaugurazione che si è tenuta a Milano, il Piano Africa dell’Università Cattolica del Sacro Cuore è al centro di tutti i dies delle sedi dell’Ateneo, declinato secondo le specificità disciplinari di ciascuna. Dopo Milano e Roma, il programma della giornata odierna conferma questo intento. Rivolgo, dunque, un particolare saluto a Firmin Edouard Matoko, Vicedirettore Generale per la Priorità Africa e le Relazioni Esterne presso l’UNESCO. A lui sono grata, a nome di tutto l’Ateneo, per aver accolto il nostro invito offrendoci un’occasione di conoscenza autentica, al di là dei consueti stereotipi, delle complessità dell’Africa. Un vivo ringraziamento va poi alla dottoranda Vera Brunelli, che racconterà le sue esperienze prima in Uganda e poi nella Repubblica Democratica del Congo con un progetto di service learning dell’Ateneo descritto nel volume “La casa della Pace” curato da Domenico Simeone e Vincenzo Zani.
1.
Il campus di Brescia con i suoi 4.423 iscritti alle 8 Facoltà ha accolto 1.452 nuovi immatricolati. Nell’anno accademico 2024/25, l’offerta formativa si è arricchita con un nuovo corso di laurea – dal carattere internazionale e in risposta alle esigenze del forte sistema imprenditoriale locale – in Business and finance, erogato in lingua inglese e proposto dalle Facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative e di Economia e Giurisprudenza. Un corso di laurea dove circa il 50% degli iscritti è composto da studenti che giungono da altri paesi, a indicare quanto Brescia possa aspirare a diventare una città universitaria attrattiva a livello internazionale. Significativa è anche l’attivazione di un corso di laurea interfacoltà Lettere e filosofia e Scienze linguistiche e letterature straniere in Tourism management, sostenibilità e valorizzazione del territorio. Ancora, la laurea magistrale Physics ridisegnata in inglese dalla Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali per coniugare avanzate competenze in fisica con conoscenze STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) per una loro applicazione in ambito aziendale, tecnologico, finanziario e della sostenibilità. Un rinnovamento dell’offerta formativa che guarda al mondo e tiene conto delle trasformazioni in atto. Rispondono a queste esigenze anche altri progetti, tra i quali l’ideazione da parte della Facoltà di Scienze della formazione di due nuovi profili Educatore nei servizi educativi per l’infanzia e Educatore professionale socio-pedagogico, nonché la Scuola di specializzazione in Psicologia clinica attivata dalla Facoltà di Psicologia in collaborazione con la Fondazione Poliambulanza che proprio nei giorni scorsi ha visto la proclamazione delle sue prime sei specialiste. Infine, ricorre il decimo anno dall’attivazione qui a Brescia della laurea triennale in Scienze politiche e delle relazioni internazionali. Una Facoltà, quella di Scienze politiche e sociali, pronta a consolidare ulteriormente il suo radicamento nei circuiti istituzionali, culturali e civili, avendo sempre come prospettiva di riferimento l’orizzonte internazionale.
Il dialogo con il territorio bresciano è davvero intenso anche in termini di ricerca e consulenza su temi di frontiera. A Brescia operano 2 Dipartimenti, 14 Centri di ricerca, l’Alta Scuola per l’Ambiente (Asa) e l’Osservatorio per il Territorio: impresa, formazione, internazionalizzazione (OpTer), che offre sostegno allo sviluppo delle piccole e medie imprese bresciane.
La sede ha dunque grandi potenzialità per qualificarsi come microcosmo globale. Interessante è notare che gli studenti internazionali iscritti a Brescia con un titolo estero sono 59. Se consideriamo anche gli studenti che, pur essendo nati all’estero hanno completato gli studi in Italia, il totale sale a ben 166, numero che dice tanto dell’attrattività della sede per giovani di seconda generazione. La nuova struttura di via della Garzetta ne è una piena espressione poiché, più di altre, rispecchia le caratteristiche dei campus statunitensi, proponendosi come un perno per rendere a tutti gli effetti Brescia città universitaria a livello globale. Da questo punto di vista fattori trainanti sono la nostra offerta formativa fortemente proiettata all’estero e i numerosi progetti di cooperazione nel continente africano.
2.
L’Africa è in crescita. Secondo le proiezioni delle Nazioni Unite, la popolazione del continente dovrebbe raggiungere circa 2,5 miliardi di persone nel 2050 (contro gli attuali 1,4 miliardi). Rappresenterà, cioè, circa il 25% della popolazione globale, vale a dire 1 persona su 4 nel mondo sarà africana. Dunque, un andamento demografico in forte e rapida espansione, tale da configurare un tasso di incremento tra i più alti al mondo. Dati che evidenziano il peso demografico dell’Africa, cui si assoceranno sia opportunità in termini di ampliamento di mercati e forza lavoro giovane sia sfide sul fronte della sostenibilità, sicurezza alimentare e infrastrutture.
Tendenze in contrasto con quelle europee, dove i segnali dell’inverno demografico sono chiari. Nel 1950, l’Europa (esclusa la Russia) era due volte più popolosa dell’Africa. Situazione che si è poi ribaltata, per effetto appunto di dinamiche demografiche opposte. Entro il 2050 il numero di abitanti in Europa potrebbe arrivare a essere un quarto di quello dell’Africa. L’Europa, infatti, rappresenta oggi circa il 7,5% della popolazione mondiale, una percentuale che nel 2050 scenderà al 5,8%. Quindi 1 persona su 20 nel mondo sarà europea, contro il dato – già richiamato in precedenza – secondo cui 1 persona su 4 sarà africana. L’irrilevanza europea in termini demografici è ancora più marcata per l’Italia che è destinata nel 2050 a rappresentare solo lo 0,5% della popolazione mondiale.
Non solo nei prossimi decenni il continente africano vanterà la popolazione più numerosa del pianeta, ma la maggior parte di essa sarà giovane, molto giovane. Secondo il World Economic Forum, l’Africa è oggi l’unica regione al mondo in cui la popolazione in età lavorativa continuerà a salire ben oltre il 2035, specie nella parte sub-sahariana. Il potenziale dividendo demografico per lo sviluppo globale è immenso. Tuttavia, nonostante tale crescita demografica, l’Africa sub-sahariana potrebbe non avere un impatto economico globale significativo, con una ricchezza pro capite prevista cinque volte inferiore a quella della Cina e la metà rispetto a quella dell’India (European Strategy and Policy Analysis System, 2017).
Inoltre, la carenza di politiche strutturali e di forze imprenditoriali diffuse impedisce di tradurre la crescita della popolazione in creazione di posti di lavoro. L’incidenza della disoccupazione e della sottoccupazione tra i giovani africani è elevata. In assenza di un contesto politico ed economico che favorisca un rapido inserimento occupazionale, ampie fasce di giovani e di persone in età lavorativa possono rappresentare una potenziale fonte di vulnerabilità sociale e politica.
Per l’International Labour Organization (Global Employment Trends for Youth 2024, Decent work, brighter futures), i tassi di disoccupazione giovanile restano criticamente elevati, sebbene in miglioramento. In Nord Africa, più di 1 giovane su 3 in età economicamente attiva era disoccupato nel 2023, evidenziando un rapporto estremamente basso tra occupazione giovanile e popolazione. Meno di una giovane donna su 10 e meno di un giovane uomo su 3 hanno un lavoro, valori significativamente inferiori rispetto ad altre regioni del pianeta. A tutto ciò si aggiungono i più elevati tassi al mondo di NEET (not in education, employment or training), il che significa che molti giovani inattivi non sono nemmeno impegnati negli studi.
Accanto al tema della disoccupazione giovanile, va tenuto conto delle tipologie di impiego. Nell’Africa sub-sahariana nel 2023, quasi 3 giovani adulti lavoratori su 4 erano occupati in forme di lavoro precario e più di 1 giovane lavoratore su 2 si sostentava grazie al settore agricolo. In sintesi, il continente è chiaramente interessato da una pressione demografica, che porta in primo piano una questione di rilevanza globale, ossia in che modo i paesi africani riusciranno a creare lavori dignitosi per così tanti giovani nei prossimi due decenni. Da una prospettiva positiva, il boom demografico giovanile in Africa potrebbe rivelarsi la risorsa più preziosa della regione nel prossimo futuro, quando altre parti del mondo si troveranno ad affrontare l’invecchiamento della popolazione e la carenza di manodopera.
Non possiamo dunque non occuparci di Africa, considerata anche la nostra prossimità geografica. Sorprende infatti che la Cina, seppur distante, abbia un’estesa e crescente presenza economica in gran parte dei paesi africani: dalle opere pubbliche all’agricoltura, dall’industria al commercio. L’Europa invece stenta a coltivare i potenziali benefici di questa vicinanza strategica. Una situazione a tinte fosche nella quale la chiave di volta potrebbe diventare l’educazione.