NEWS | Inaugurazione anno accademico

Matoko: per l’Africa non mancano motivi di speranza

04 marzo 2025

Matoko: per l’Africa non mancano motivi di speranza

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“Anche quando tutti gli esperti sono d’accordo, può capitare che si sbaglino tutti” ¹

Buongiorno,

Prima di cominciare, vorrei ringraziare l’Università ed il suo Magnifico Rettore, Prof. Elena Beccalli, per l’invito speciale a questa conferenza inaugurale dell’anno accademico 2024-2025 dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. È per me un onore ed un privilegio essere qui con voi oggi e potere scambiare idee sul futuro dell’Africa, le sfide, le opportunità che si offrono (oppure che si rifiutano) ad un continente marginalizzato fino a poco più di un decennio fa, ma che oggi è considerato come il futuro del pianeta e dell’umanità (considerando le sue ricchezze immense così come le sue riserve inestimabili di biodiversità).

Non c’è dubbio, l’Africa sta cambiando, anzi è già cambiata profondamente rispetto agli anni 80/90 quando dell’Africa si vedevano solamente immagini di mi- seria e povertà, quando i telegiornali ci parlavano solo di siccità e di malattie en- demiche. Queste immagini si vedono ancora, però non sono più considerate come tragedie fataliste. Rimedi e soluzioni esistono, ed i paesi africani, bene o male, anche con l’aiuto esterno, riescono ad attuare politiche pubbliche per ridurre al minimo possibile il loro impatto sullo sviluppo.

Negli ultimi due decenni, il continente ha subito importanti trasformazioni politiche, economiche, sociali e culturali. Non era il caso durante gli anni 90 al punto che, nel maggio 2000, “The Economist” dedicava un’edizione speciale all’Africa, con il titolo “Il continente senza speranza”. Quelli erano anni di bassa crescita economi- ca, di estrema povertà, di conflitti interni legati soprattutto ai processi di transizione democratica. Invece nel 2012, un’altra rivista di fama internazionale, “The Time Magazine”, intitolava in prima pagina “Africa Rising” (Il risveglio dell’Africa). Dopo decenni di “opportunità perdute”, l’economia del continente africano nel suo insieme cominciava a crescere in maniera sostenuta. Tra il 2000 e il 2014, la crescita annua del PIL in Africa si estimava in media a 4,6% (UNCTAD, 2015). Già nel 2013, 4 delle 10 economie a più rapida crescita del mondo si trovavano in Africa (Nigeria, Sud Africa, Marocco ed Egitto) e la maggior parte dei paesi africani avevano compiuto progressi significativi verso gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio.

Secondo un rapporto recente della Banca Africana di sviluppo del 2024 (ADB- African Development Bank), l’Africa è la seconda regione a più rapida crescita mondiale dopo l’Asia, con ben 41 Paesi in forte ascesa². Le economie africane, conclude il rapporto, rimangono resilienti, nonostante le sfide che mettono a dura prova le economie mondiali. E la resilienza dei paesi africani si è osservata specialmente durante la pandemia del Covid-19, quando tutti gli esperti prevedevano una catastrofe sanitaria che ne avrebbe rovinato le economie. Al contrario, nonostante la situazione spesso drammatica delle infrastrutture sanitarie, e l’insufficienza di personale medico qualificato, particolarmente nelle aree rurali, i paesi africani sono riusciti a contenere gli effetti disastrosi della pandemia.

Una crescita economica sostenibile ed equilibrata è necessaria per garantire una distribuzione equa della ricchezza. Nonostante i progressi compiuti in termini di crescita economica, l’Africa continua a presentare il paradosso della povertà diffusa in un continente ricco di risorse umane e naturali. Ci sono diversi fattori economici, politici, sociali, culturali, ambientali e tecnologici che potrebbero spiegare questo paradosso. È chiaro, tuttavia, che la maggior parte delle economie africane rimane dipendente da uno o da un numero limitato di prodotti a basso valore aggiunto e dipende fortemente dagli aiuti esteri per il finanziamento del loro sviluppo; c’è poco commercio intra-africano nonostante la volontà di promuovere l’integrazione regionale delle economie e dei mercati (come sottolineato prima). Gli organismi regionali in Africa considerano l’integrazione regionale la migliore leva per la trasformazione delle economie africane e la loro integrazione nel mercato globale.

Sussistono pertanto motivi di preoccupazione, come rivelano le statistiche ufficiali sulla povertà. Un terzo della popolazione africana vive ancora al di sotto della soglia di povertà, mentre più della metà non ha accesso all’elettricità. È anche il caso di sottolineare che lo sviluppo e la crescita economica attuale non sono diffusi in modo lineare in tutto il continente. Come diceva Arthur Lewis, premio Nobel dell’Economia e pioniere della ricerca sull’economia dello sviluppo, ci sono ancora isole di povertà che ci ricordano quanto è lungo il processo di crescita e di trasformazione di un continente dove più del 60% percento della popolazione è giovane, dove un terzo della popolazione adulta è ancora analfabeta, e, soprattutto, dove sussistono ancora barriere sociali e culturali all’educazione di base, specialmente per le ragazze.

Di fronte a queste sfide, è legittimo chiedersi se l’impressionante performance economica dell’Africa vada a beneficio di tutta la sua cittadinanza; se porta speranza a milioni di ragazze e di donne che sono ancora vittime di pregiudizi culturali e discriminazioni sociali; ai milioni di giovani che rimangono senza lavoro dopo anni di studi accademici.

Alcuni paesi stanno ottenendo buoni risultati in termini di indicatori sociali, al- cune regioni sono molto avanzate a livello di integrazione regionale, mentre altre stanno regredendo principalmente a causa di persistenti conflitti interni, disastri naturali e fragilità dei sistemi politici³.

“In un mondo frammentato e soggetto a conflitti, l’Africa deve affrontare molte sfide economiche, sociali e ambientali. Non hanno precedenti in termini di dimensioni, complessità e interconnessione e impediscono all’Africa di raggiungere l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile e l’Agenda 2063 dell’Unione Africana. Queste sfide globali rendono insostenibili le strategie business-as-usual. È necessario un nuovo approccio per accelerare la creazione di ricchezza, ridurre le disuguaglianze e raggiungere uno sviluppo più equo e sostenibile” (UNECA, Economic Report, 2024).

Secondo stime recenti delle Nazioni Unite, la popolazione africana raggiungerà i 3,8 miliardi di abitanti nel 2100, ovvero un abitante su tre su questo pianeta sarà africano. Una crescita così rapida ha due conseguenze immediate:

  • un’esplosione della popolazione giovanile, che pone la sfida di conciliare istruzione/formazione con l’occupazione. La disoccupazione giovanile, in particolare, è una delle maggiori sfide che i governi africani e i responsabili politici devono affrontare a tutti i livelli. Le sfide riguardano non solo l’occupazione, ma anche la salute, l’istruzione, la partecipazione civica e l’inclusione sociale.
  • una maggiore densità di popolazione, soprattutto nelle zone urbane, il che pone le sfide della convivenza e della gestione razionale e pacifica delle risorse naturali e dell’ambiente. L’urbanizzazione è un altro fenomeno inquietante. Si prevedeva che la percentuale di persone che vivono nelle aree urbane passerà dal 47% del 2000 a circa il 60% nel 2010. Con un tasso di crescita urbana medio annuo del 3,5% negli ultimi 20 anni, l’Africa ha registrato la maggiore urbanizzazione del mondo in via di sviluppo. Secondo le proiezioni, le principali città africane ospiteranno fino all’85% della popolazione del continente entro il 2050. Le prospettive economiche, culturali e sociali cambiano quando un’ampia porzione di popolazione si sposta dalle aree rurali a quelle urbane. Di conseguenza, qualsiasi sforzo per la crescita economica, lo sviluppo umano o la protezione dell’ambiente nel continente deve tenere conto delle persone che vivono nelle città africane in rapida espansione.

La crescita economica, le innovazioni tecniche o socio-organizzative vanno di pari passo e si rafforzano a vicenda. L’intangibile - rappresentato dai software, dai processi socio-organizzativi e, in generale, dalla scienza e dalla tecnologia - gioca un ruolo importante in relazione alle materie prime: la conoscenza è diventata la risorsa più importante, e l’accesso e la condivisione della conoscenza sono questioni chiave. In questo senso, l’Africa vanta i più alti tassi di imprenditorialità al mondo, soprattutto giovanile - oltre una persona su cinque in età lavorativa che ha avviato una nuova attività - e la più alta percentuale globale di donne imprenditrici. Anche se nella grande maggioranza dei casi queste attività rimangono al momento prevalentemente di piccole dimensioni, a carattere familiare e fanno parte di un tessuto economico informale.

La scienza e la tecnologia giocano un ruolo cruciale. Aumentare la produzione scientifica è una sfida importante e prioritaria che deve essere affrontata se il continente vuole partecipare attivamente al mercato globale. Oggi è imperativo per i paesi africani promuovere la produzione e il riconoscimento da parte degli africani della conoscenza e del know-how, nonché la valorizzazione dei sistemi di conoscenza endogeni che collegano cultura e sviluppo. L’UNESCO può dare un contributo significativo al miglioramento della raccolta e dell’analisi dei dati statistici correlati.

Dobbiamo prendere in considerazione anche le sfide multidimensionali relative ai cambiamenti climatici, alla biodiversità e alle questioni ambientali nel contesto delle economie verdi e blu. Le industrie culturali, che contribuiscono sempre di più allo sviluppo delle economie africane, meritano di essere promosse e classificate tra i settori economici più dinamici. A tal fine, è essenziale renderli visibili e, utilizzando dati fattuali, affermare il loro contributo alla crescita economica.

Il cambiamento climatico minaccia lo sviluppo a lungo termine del continente. La disuguaglianza di reddito rimane molto elevata nell’Africa subsahariana: il 10% più ricco della regione controlla quasi il 56% del reddito totale, in linea con le caratteristiche di estrema disuguaglianza che si riscontrano in America Latina e in India. Tra le 20 nazioni in cui maggiormente si concentrano le disuguaglianze, vi sono 9 paesi africani.

Una delle chiavi per lo sviluppo armonioso e sostenibile dell’Africa è la capacità degli Stati di stabilire sistemi di governance basati sullo Stato di diritto e sul rispetto delle libertà. I conflitti in corso, inclusi quelli scoppiati di recente, sono il risultato di sistemi di governance che non attribuiscono sufficiente importanza al rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali. Le restrizioni all’accesso all’informazione, alla libertà di espressione, alla pratica quotidiana della democrazia, il limitato riconosci- mento delle identità plurali e l’iniqua distribuzione delle risorse sono ulteriori fonti di conflitto all’interno delle nazioni.

Dobbiamo riconoscere che i progressi compiuti da molti paesi africani in termini di governance, a partire dagli anni ‘90, sono degni di nota e comprendono elezioni democratiche, maggiore libertà di espressione, livelli più elevati di partecipazione civica, coinvolgimento della società civile su scala più ampia e una maggiore rappresentanza delle donne negli organi decisionali. Tali progressi sono stati raggiunti grazie alle azioni intraprese per promuovere l’istruzione, aumentare la consapevolezza sull’importanza delle istituzioni democratiche, della pace e dei diritti umani, formare i media comunitari e sensibilizzare i giovani.

La rappresentanza femminile nei parlamenti africani è aumentata di un solo punto percentuale, passando dal 25% nel 2021 al 26% nel 2024. A questo ritmo, ci vorrà fino al 2100 perché i paesi africani raggiungano parità di genere nei loro parlamenti. La rappresentanza femminile nella leadership dei partiti politici è scesa dal 12% al 9%. Le donne nelle posizioni dirigenziali sono aumentate dal 7% al 13%, ma si tratta ancora di una percentuale molto bassa. Le donne costituiscono solo il 25% dei consiglieri locali, una percentuale inferiore alla rappresentanza in parlamento.

L’Africa presenta ampie variazioni nella rappresentanza parlamentare femminile: il Ruanda, con il 61% di donne in parlamento, è tra i paesi a più alta rappresentanza a livello globale, mentre la Nigeria (4%) è tra I più bassi. 41 dei 54 Stati africani hanno adottato una qualche formula di quote a livello nazionale o locale, o entrambi. In Paesi come il Ruanda, Sudafrica, Namibia e Mozambico, le quote hanno rapidamente aumentato la rappresentanza femminile sia nella Camera bassa che nel governo locale.

Tuttavia, le quote non sono state altrettanto efficaci in altri paesi, a causa della mancanza di applicazione e di volontà politica. È il patriarcato la più grande barriera. Gli atteggiamenti e le convinzioni tradizionali sulla partecipazione pubblica delle donne scoraggiano il loro coinvolgimento. Le donne spesso incontrano diffamazioni e abusi quando entrano in spazi dominati dagli uomini. La mancanza di risorse economiche e il ‘network maschile’ nei partiti politici ostacolano il progresso. I media, compresi i social media sono più spesso parte del problema che della soluzione. La violenza online è un nuovo fenomeno che riguarda molte donne in politica.

Nonostante ciò, il buon governo rimane un problema. Dal 2000, il numero di paesi africani con sistemi democratici è notevolmente aumentato. Ci sono stati progressi significativi da parte dei governi africani nel mantenere i loro impegni per migliorare la governance politica ed economica, aumentare la mobilitazione delle risorse interne e migliorare le dimensioni dello sviluppo umano. Tuttavia, il viaggio verso sistemi democratici ben consolidati è ancora lungo.


L’educazione, chiave dello sviluppo e della trasformazione del continente africano


"L’istruzione è l’arma più potente che puoi usare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela)


I progressi compiuti per garantire l’accesso all’educazione per tutti, da quando è stata adottata la Dichiarazione di Jomtiem (Thailandia) nel 1990 fino all’adozione dell’Agenda 2030 di Sviluppo Sostenibile, sono stati significativi e dimostrano che esiste comunque una forte dinamica di progresso, espressa attraverso la volontà politica degli Stati e la consapevolezza delle popolazioni africane dell’importanza dell’educazione. Vorremmo aggiungere che questa presa di coscienza è, a nostro avviso, il vero motore dello sviluppo in Africa e che è grazie ad essa che, nonostante le crisi degli anni ‘70 e ‘80, la maggior parte dei paesi africani è stata in grado di raggiungere i livelli di crescita sopra descritti.

Dal 2007 in poi il tasso de alfabetizzazione adulta è aumentata, lentamente ma sempre in progressione fino al 68% nel 2023. Nell’Africa (subsahariana), la popolazione in età scolare è quasi raddoppiata tra il 2000 e il 2023. Di conseguenza, anche se il tasso di bambini non scolarizzati si è quasi dimezzato durante questo periodo, il numero di bambini non scolarizzati è cambiato di poco. E in effetti, tra tutte le regioni, l’Africa presenta i tassi più elevati di esclusione scolastica.

Oltre un quinto dei bambini di età compresa tra i 6 e gli 11 anni circa non frequenta la scuola, seguito da un terzo dei giovani tra i 12 e i 14 anni circa. Secondo i dati più recenti dell’UIS, più del 60% dei giovani tra i 15 e i 17 anni non frequenta la scuola.

Osservando attentamente l’evoluzione del settore dell’educazione in Africa, uno si rende conto che al di là dei risultati quantitativi positivi, esiste una serie di fattori che frenano lo sviluppo qualitativo dell’istruzione pubblica in molti paesi.

In primo luogo, fattori strutturali: i sistemi educativi si basano su infrastrutture fisiche e istituzionali fragili. Mentre i tassi di iscrizione scolastica sono aumentati considerevolmente in molti paesi negli ultimi 20 anni, la crescita demografica e l’emigrazione urbana non sono state assorbite a causa della mancanza di strutture scolastiche adeguate.

In secondo luogo, fattori culturali: La maggior parte delle ragazze che non vanno a scuola si trova nell’Africa subsahariana. Le ragazze hanno ancora molte meno probabilità di frequentare la scuola, indipendentemente dal livello di istruzione preso in considerazione. Gli ostacoli alla scolarizzazione delle ragazze sono spesso d’origine sociale et culturale: matrimoni precoci, violenze domestiche, lavoro di casa, etc.

L’istruzione superiore in Africa si trova in un momento critico di fronte ad una popolazione giovane in crescita esponenziale. Ogni anno, migliaia di giovani sperano di poter entrare all’università, eppure, il sistema non garantisce loro questo accesso. Diamo uno sguardo sulla situazione dell’istruzione superiore in Africa (visto che siamo qui in una università), perché siamo convinti che la trasformazione economica degli stati africani passa per un sistema universitario di qualità, il quale deve sostenere il dinamismo dei giovani e aiutarli ad acquisire le competenze necessarie per affrontare il mondo del lavoro.

In qualità di Agenzia delle Nazioni Unite responsabile per l’istruzione superiore, l’UNESCO svolge un ruolo di primo piano nel migliorare la qualità, l’inclusività e la pertinenza dei sistemi di istruzione superiore in tutta l’Africa. Nel dicembre 2024, a Nairobi, l’UNESCO ha ospitato il Forum sull’istruzione superiore in Africa. Il rapporto finale di questo foro indica chiaramente quali sono i problemi dell’istruzione superiore nella regione e quali potrebbero essere le soluzioni per migliorarne l’efficienza. Un breve estratto delle conclusioni:

La più grande risorsa dell’Africa è la sua gioventù. Le nuove generazioni detengono la chiave per la crescita economica, l’innovazione e lo sviluppo sostenibile nel continente. Ma per raggiungere questi obiettivi, queste generazioni devono ricevere un’istruzione di qualità con l’acquisizione di competenze che rispondono alle necessità del mercato di lavoro. Si stima che tra il 2020 e il 2040 il numero di giovani africani che completeranno l’istruzione secondaria o superiore dovrebbe raddoppiare, passando da 103 milioni a 240 milioni. I sistemi di istruzione superiore devono essere preparati a soddisfare la crescente domanda di studi universitari al fine di sostenere lo sviluppo sostenibile e la trasformazione economica del continente, e contribuire ad affrontare sfide urgenti come la disoccupazione giovanile, la disuguaglianza economica e il cambiamento climatico. L’istruzione superiore può infatti incoraggiare l’innovazione, la ricerca e lo sviluppo in settori chiave come la sanità, l’agricoltura, l’energia e le tecnologie.

Sebbene il tasso di iscrizione all’istruzione superiore sia in aumento e sia più che raddoppiato tra il 2000 e il 2021 (dal 4% al 9%), rimane basso, attestandosi intorno al 9%, ben al di sotto della media globale del 38%. La disoccupazione giovanile e la sottoccupazione stanno raggiungendo livelli allarmanti. Ogni anno, 11 milioni di giovani africani entrano nel mercato del lavoro, ma il 40% di loro non ha le competenze professionali necessarie e quindi si ritrova disoccupato o entra nel settore informale. Più del 25% dei giovani africani di età compresa tra i 15 e i 24 anni non lavora, non studia e non frequenta corsi di formazione.

La mancanza di investimenti in ricerca e sviluppo limita la capacità d’innova- zione della regione, soprattutto nei settori più cruciali: L’Africa, infatti, investe solo lo 0,6% del suo PIL in ricerca e sviluppo, mentre la media globale è dell’1,79%. Coordinando i loro sforzi, i sistemi pubblici e privati di istruzione superiore africani possono diventare motori di crescita e rispondere alle esigenze sociali ed eco- nomiche, promuovendo nel contempo un’economia basata sulla conoscenza che sia competitiva a livello globale. In particolare, l’istruzione superiore può aiutare i giovani a trovare posti di lavoro di qualità e stimolare l’innovazione allineando i programmi universitari alla domanda del mercato del lavoro. Ciò è particolarmente vero per l’istruzione e la formazione tecnica e professionale, che attualmente raggiunge solo il 15% degli studenti africani, una percentuale ben al di sotto della media globale.

Di fronte alle sfide globali, c’è una crescente necessità di trovare soluzioni locali e, in questo contesto, le università e gli istituti di istruzione tecnica africani hanno un ruolo chiave da svolgere. Modernizzando i loro programmi e rafforzando i loro partenariati con l’industria, possono preparare meglio gli studenti al mercato del lavoro e all’imprenditorialità in settori emergenti come la protezione dell’ambiente o il digitale.

A questo proposito, l’UNESCO ha avviato programmi a sostegno dell’istruzione superiore in Africa in tre aree:

  1. Campus Africa: questa iniziativa contribuisce a rafforzare l’istruzione superiore in Africa a guardare al futuro. Ha come obiettivo la progettazione di sistemi di istruzione superiore integrati, inclusivi e di alta qualità per trasformare le istituzioni africane in motori di innovazione, sviluppo sostenibile e progresso sociale.
  2. Formazione docenti: questa iniziativa, che ha già beneficiato più di 13.000 giovani e formato più di 800 insegnanti, si concentra sull’istruzione superiore tecnica in Africa con l’obiettivo di rafforzare la capacità degli istituti di istruzione superiore per meglio rispondere alle esigenze del mercato del lavoro e poter sostenere lo sviluppo in ogni paese del continente.
  3. Mobilità e riconoscimento dei diplomi: la Convenzione sul riconoscimento degli studi, dei certificati, dei diplomi, delle lauree e di altri titoli di studio dell’istruzione superiore negli Stati africani (Convenzione di Addis Abeba) è entrata in vigore il 15 dicembre 2019. È già stata ratificata da 14 Paesi, che si impegnano ad adottare le misure necessarie per garantire una valutazione equa e trasparente dei titoli di istruzione superiore in Africa, al fine di facilitare la cooperazione e gli scambi tra le università e incoraggiare così la mobilità di studenti, ricercatori e insegnanti.

La quarta rivoluzione industriale: una opportunità per l’Africa

Le tecnologie digitali, compresa l’intelligenza artificiale sono strumenti chiave per ampliare le opportunità educative e lavorative per i giovani africani. La decisione da parte dell’Unione Africana di proclamare il 2024 come Anno dell’Istruzione, con il tema “Istruzione: un’Africa pronta per il 21° secolo”, è stata fondamentale per riposizionare l’istruzione come pietra angolare dello sviluppo continentale. Questa iniziativa ha evidenziato il ruolo trasformativo che la tecnologia può svolgere nel far progredire l’istruzione in tutto il continente, promuovendo approcci innovativi all’apprendimento e all’insegnamento nel 21° secolo. Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale (AI) in Africa sta rimodellando il panorama dell’istruzione superiore guidando l’innovazione e migliorando la qualità dell’insegnamento, dell’apprendimento e della ricerca. Le università africane stanno adottando sempre di più strumenti basati sull’intelligenza artificiale per affrontare sfide come le limitazioni delle risorse, l’elevato rapporto studenti-insegnanti e la qualità dell’istruzione non omogenea. Le piattaforme di apprendimento personalizzate, basate sull’intelligenza artificiale e i sistemi di dati intelligenti, contribuiscono a migliorare l’esperienza educativa, promuovendo inclusione ed efficacia. Inoltre, le tecnologie digitali favoriscono l’apprendimento a distanza, colmando lacune geografiche e ampliandone l’accesso, soprattutto nelle comunità più svantaggiate e meno servite. Questo salto tecnologico sta fornendo agli studenti competenze future essenziali, posizionando al contempo le istituzioni africane come centri di innovazione, contribuendo a un più ampio sviluppo socio-economico.

Tuttavia, i progressi nella valutazione dell’impatto delle tecnologie digitali sulla qualità dell’istruzione superiore rimangono limitati, in particolare per quanto riguarda l’evoluzione dei ruoli e delle responsabilità degli insegnanti e il modo in cui si adattano a questi nuovi strumenti nel loro lavoro quotidiano. Sebbene l’IA abbia un potenziale significativo per trasformare l’istruzione superiore in Africa, le sfide persistono. L’accesso limitato all’infrastruttura digitale e la connettività a Internet spesso inaffidabile ostacolano un utilizzo equo dell’IA. Inoltre, la carenza di educa- tori e personale tecnico adeguatamente formati per integrare l’IA nei programmi di studio e nei sistemi amministrativi rimane un ostacolo. Le preoccupazioni relative alla privacy dei dati, ai pregiudizi algoritmici e al potenziale spostamento dei ruoli di insegnamento tradizionali complicano ulteriormente l’applicazione dell’intelligenza artificiale. Affrontare questi problemi richiede investimenti mirati, sviluppo di capacità e politiche inclusive per garantire che l’IA contribuisca in modo significativo all’istruzione senza aggravare le disuguaglianze esistenti.

Nell’ambito dell’istruzione superiore, l’uguaglianza di genere rimane una sfida significativa, poiché le donne sono sottorappresentate in questo settore in tutta l’Africa. Barriere sistemiche come gli stereotipi di genere, l’accesso limitato all’istruzione STEM per le ragazze e la mancanza di modelli femminili nelle tecnologie perpetuano questa disparità. La sottorappresentazione delle donne nell’IA non solo mantiene le disuguaglianze, ma limita anche la diversità di prospettive necessarie per creare soluzioni più inclusive in questo ambito. Per affrontare questo problema sono necessarie iniziative mirate, come borse di studio, programmi di tutoraggio e politiche sensibili al genere, per incoraggiare una maggiore partecipazione femminile all’IA, necessaria per creare un panorama dell’istruzione superiore più equo e creativo.

Se da un lato l’integrazione dell’IA nell’istruzione superiore in Africa presenta sfide innegabili, dall’altro offre anche opportunità di trasformazione per far progredire i sistemi educativi del continente. Il raggiungimento dell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 4  (istruzione di qualità per tutti) e delle aspirazioni dell’Agenda 2063 dell’Unione Africana richiede una collaborazione continua tra governi, istituzioni educative, parti interessate del settore privato e partner internazionali. Promuovendo politiche inclusive, investendo in infrastrutture e costruendo capacità locali, l’Africa può sfruttare l’intelligenza artificiale per affrontare le barriere educative e sbloccare il potenziale dei suoi giovani.

Ricordiamo che l’educazione serve anche a costruire società pacifiche ed inclusive. Una gioventù educata senza valori communi di tolleranza e di non violenza, una gioventù che non conosce e non rispetta i diritti fondamentali umani, non può contribuire a uno sviluppo sostenibile del continente. In questo senso, è necessario ripensare i programmi scolastici e le pratiche d’insegnamento con fine di valorizzare una cultura di pace e il vivere insieme. Il programma “Global Citizenship Education” dell’UNESCO ha come finalità quella di rispondere a questa nuova sfida:

“Imparare a leggere, scrivere e contare è importante: questi sono gli strumenti che aprono una finestra sul mondo. Tuttavia, con le pressanti questioni nazionali e globali che trascendono i confini nazionali, l’alfabetizzazione e le competenze matematiche potrebbero non essere sufficienti per dare un senso, perseguire i propri sogni e trovare uno scopo nella vita. L’educazione alla cittadinanza globale (GCED) esamina questi elementi per supportare gli studenti di tutte le età a diventare esseri umani etici, empatici e rispettosi in grado di adattarsi al mondo che avanza rapidamente, anche in mezzo alle sue sfide e minacce più complesse. L’UNESCO sta promuovendo il GCED in tutte le materie e in tutte le sfere della vita per fornire loro conoscenze, competenze e atteggiamenti che coltivino la tolleranza, il rispetto e un senso condiviso di appartenenza a una comunità globale, con l’obiettivo finale di garantire i diritti umani e la pace” 4.

Concludiamo con note positive. Motivi di speranza ci sono. L’Africa non è uniforme e nemmeno omogenea: 54 paesi che fanno parte dell’Unione africana, con traiettorie politiche, sociali ed economiche diverse, più di 2000 lingue e dialetti in uso, un storia millenaria et una diversità culturale notevole dal norte al sud, immense ricchezze naturali e una biodiversità fisica che ne fanno il polmone del pianeta; 54 paesi che, con il consenso dei loro popoli, hanno adottato una visione panafricana comune, l’AGENDA 2063 (L’Africa che vogliamo!), con l’ambizione di costruire “un’Africa integrata, prospera e pacifica, guidata dai propri cittadini e che rappresenta una forza dinamica nell’arena internazionale”.

È una visione ambiziosa che richiede anche alleanze a livello internazionale. L’UNESCO rimane impegnata a sostenere lo sviluppo dei paesi africani attraverso la sua “Strategia Operativa Priorità Africa (2022-2029)”, che include programmi speciali volti a rafforzare l’istruzione superiore e sfruttare le nuove tecnologie sostenibili per lo sviluppo del continente.

Il patto strategico tra l’Africa e l’Unione Europea è una iniziativa interessante, il quale intende rafforzare i rapporti tra l’Europa e l’Africa dedicando più risorse economiche a settori sociali chiave tra i quali lo sviluppo delle risorse umane 5.

A gennaio 2024, nel corso del Vertice Italia-Africa di Roma, è stato lanciato il Piano Mattei, la nuova iniziativa di politica africana dell’Italia. Il Piano esprime un tentativo di rinnovamento dei rapporti con i paesi del continente, “delineando un nuovo approccio che renda più franche e lineari le relazioni con i partner africani ed evolva seguendo una logica incrementale tanto rispetto al coinvolgimento di questi ultimi, quanto a quello degli attori italiani”.

Allo stesso modo, accogliamo con fervore il Piano Africa dell’Università Cattolica, il quale è al centro del mandato quadriennale della rettrice Prof. Elena Beccalli. Molto interessanti i concetti di “alterità e solidarietà” al centro di questo progetto che sono in linea con la missione e gli obiettivi del programma Campus Africa dell’UNESCO: «Occorre pensare a programmi di lungo periodo con l’idea del reciproco interesse tra l’Europa e le aree più povere del pianeta, di condivisione, idee, progetti, valori, di rapporti paritari. Il principale soft power è l’educazione. Per realizzare compiutamente questo progetto, bisogna però ripensare la missione educativa in termini di alterità e solidarietà, due punti fermi attorno ai quali dobbiamo uniformare il nostro impegno. Sono certa che la città e il campus bresciano sapranno porsi come crocevia per avviare processi generativi utili per l’intera società» 6.

Non c’è sviluppo sostenibile, non c’è pace, senza una solidarietà internazionale dove tutte le parti condividono gli stessi valori e si sentono responsabili e uguali.

 

 

 


1 - Bertrand Russel, The skeptical Essays, Allen & Unwin, London, 1928

2  - I 5 paesi più ricchi dell’Africa nel 2024 (fonte: AFRIKAKTUS, 2024) PIL (miliardi di dollari):

  • Nigeria 574,3
  • Egitto 475,2
  • Sud-Africa 405,9
  • Algeria 193,6
  • Marocco 142,9

3 - L’Africa ha, da anni il maggior numero di minori che vive in zone di conflitto armato, 183 milioni di bambini solo nel 2022.

4 - Per l’UNESCO, l’educazione alla cittadinanza globale (ECG) sviluppa le conoscenze, le competenze, i valori e gli atteggia- menti di cui gli studenti hanno bisogno per costruire un mondo più giusto, pacifico e sostenibile e per prosperare come cittadini globali nel ventunesimo secolo. (Global Citizenship Education: Preparing Learners for the Challenges of the 21st Century. UNESCO 2014)

5 - Lo sviluppo umano al centro della cooperazione UE-Africa: Il 25 marzo 2021 i deputati hanno approvato le proposte del Par- lamento per una nuova strategia UE-Africa che getta le basi per un partenariato che rifletta gli interessi di entrambe le parti e consenta ai paesi africani di raggiungere lo sviluppo sostenibile.

6 - Convegno «Ripensare la cooperazione internazionale». Ateneo dell’università del Sacro cuore di Brescia. Discorso Rettore Prof. Elena Beccalli, Ottobre 2024

La prolusione di

Firmin Edouard Matoko

Firmin Edouard Matoko

Vicedirettore generale per la Priorità Africa e le Relazioni esterne - UNESCO

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