Alcuni paesi stanno ottenendo buoni risultati in termini di indicatori sociali, alcune regioni sono molto avanzate a livello di integrazione regionale, mentre altre stanno regredendo principalmente a causa di persistenti conflitti interni, disastri naturali e fragilità dei sistemi politici³.
“In un mondo frammentato e soggetto a conflitti, l’Africa deve affrontare molte sfide economiche, sociali e ambientali. Non hanno precedenti in termini di dimensioni, complessità e interconnessione e impediscono all’Africa di raggiungere l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile e l’Agenda 2063 dell’Unione Africana. Queste sfide globali rendono insostenibili le strategie business-as-usual. È necessario un nuovo approccio per accelerare la creazione di ricchezza, ridurre le disuguaglianze e raggiungere uno sviluppo più equo e sostenibile” (UNECA, Economic Report, 2024).
Secondo stime recenti delle Nazioni Unite, la popolazione africana raggiungerà i 3,8 miliardi di abitanti nel 2100, ovvero un abitante su tre su questo pianeta sarà africano. Una crescita così rapida ha due conseguenze immediate:
- un’esplosione della popolazione giovanile, che pone la sfida di conciliare istruzione/formazione con l’occupazione. La disoccupazione giovanile, in particolare, è una delle maggiori sfide che i governi africani e i responsabili politici devono affrontare a tutti i livelli. Le sfide riguardano non solo l’occupazione, ma anche la salute, l’istruzione, la partecipazione civica e l’inclusione sociale.
- una maggiore densità di popolazione, soprattutto nelle zone urbane, il che pone le sfide della convivenza e della gestione razionale e pacifica delle risorse naturali e dell’ambiente. L’urbanizzazione è un altro fenomeno inquietante. Si prevedeva che la percentuale di persone che vivono nelle aree urbane passerà dal 47% del 2000 a circa il 60% nel 2010. Con un tasso di crescita urbana medio annuo del 3,5% negli ultimi 20 anni, l’Africa ha registrato la maggiore urbanizzazione del mondo in via di sviluppo. Secondo le proiezioni, le principali città africane ospiteranno fino all’85% della popolazione del continente entro il 2050. Le prospettive economiche, culturali e sociali cambiano quando un’ampia porzione di popolazione si sposta dalle aree rurali a quelle urbane. Di conseguenza, qualsiasi sforzo per la crescita economica, lo sviluppo umano o la protezione dell’ambiente nel continente deve tenere conto delle persone che vivono nelle città africane in rapida espansione.
La crescita economica, le innovazioni tecniche o socio-organizzative vanno di pari passo e si rafforzano a vicenda. L’intangibile - rappresentato dai software, dai processi socio-organizzativi e, in generale, dalla scienza e dalla tecnologia - gioca un ruolo importante in relazione alle materie prime: la conoscenza è diventata la risorsa più importante, e l’accesso e la condivisione della conoscenza sono questioni chiave. In questo senso, l’Africa vanta i più alti tassi di imprenditorialità al mondo, soprattutto giovanile - oltre una persona su cinque in età lavorativa che ha avviato una nuova attività - e la più alta percentuale globale di donne imprenditrici. Anche se nella grande maggioranza dei casi queste attività rimangono al momento prevalentemente di piccole dimensioni, a carattere familiare e fanno parte di un tessuto economico informale.
La scienza e la tecnologia giocano un ruolo cruciale. Aumentare la produzione scientifica è una sfida importante e prioritaria che deve essere affrontata se il continente vuole partecipare attivamente al mercato globale. Oggi è imperativo per i paesi africani promuovere la produzione e il riconoscimento da parte degli africani della conoscenza e del know-how, nonché la valorizzazione dei sistemi di conoscenza endogeni che collegano cultura e sviluppo. L’UNESCO può dare un contributo significativo al miglioramento della raccolta e dell’analisi dei dati statistici correlati.
Dobbiamo prendere in considerazione anche le sfide multidimensionali relative ai cambiamenti climatici, alla biodiversità e alle questioni ambientali nel contesto delle economie verdi e blu. Le industrie culturali, che contribuiscono sempre di più allo sviluppo delle economie africane, meritano di essere promosse e classificate tra i settori economici più dinamici. A tal fine, è essenziale renderli visibili e, utilizzando dati fattuali, affermare il loro contributo alla crescita economica.
Il cambiamento climatico minaccia lo sviluppo a lungo termine del continente. La disuguaglianza di reddito rimane molto elevata nell’Africa subsahariana: il 10% più ricco della regione controlla quasi il 56% del reddito totale, in linea con le caratteristiche di estrema disuguaglianza che si riscontrano in America Latina e in India. Tra le 20 nazioni in cui maggiormente si concentrano le disuguaglianze, vi sono 9 paesi africani.
Una delle chiavi per lo sviluppo armonioso e sostenibile dell’Africa è la capacità degli Stati di stabilire sistemi di governance basati sullo Stato di diritto e sul rispetto delle libertà. I conflitti in corso, inclusi quelli scoppiati di recente, sono il risultato di sistemi di governance che non attribuiscono sufficiente importanza al rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali. Le restrizioni all’accesso all’informazione, alla libertà di espressione, alla pratica quotidiana della democrazia, il limitato riconosci- mento delle identità plurali e l’iniqua distribuzione delle risorse sono ulteriori fonti di conflitto all’interno delle nazioni.
Dobbiamo riconoscere che i progressi compiuti da molti paesi africani in termini di governance, a partire dagli anni ‘90, sono degni di nota e comprendono elezioni democratiche, maggiore libertà di espressione, livelli più elevati di partecipazione civica, coinvolgimento della società civile su scala più ampia e una maggiore rappresentanza delle donne negli organi decisionali. Tali progressi sono stati raggiunti grazie alle azioni intraprese per promuovere l’istruzione, aumentare la consapevolezza sull’importanza delle istituzioni democratiche, della pace e dei diritti umani, formare i media comunitari e sensibilizzare i giovani.
La rappresentanza femminile nei parlamenti africani è aumentata di un solo punto percentuale, passando dal 25% nel 2021 al 26% nel 2024. A questo ritmo, ci vorrà fino al 2100 perché i paesi africani raggiungano parità di genere nei loro parlamenti. La rappresentanza femminile nella leadership dei partiti politici è scesa dal 12% al 9%. Le donne nelle posizioni dirigenziali sono aumentate dal 7% al 13%, ma si tratta ancora di una percentuale molto bassa. Le donne costituiscono solo il 25% dei consiglieri locali, una percentuale inferiore alla rappresentanza in parlamento.
L’Africa presenta ampie variazioni nella rappresentanza parlamentare femminile: il Ruanda, con il 61% di donne in parlamento, è tra i paesi a più alta rappresentanza a livello globale, mentre la Nigeria (4%) è tra I più bassi. 41 dei 54 Stati africani hanno adottato una qualche formula di quote a livello nazionale o locale, o entrambi. In Paesi come il Ruanda, Sudafrica, Namibia e Mozambico, le quote hanno rapidamente aumentato la rappresentanza femminile sia nella Camera bassa che nel governo locale.
Tuttavia, le quote non sono state altrettanto efficaci in altri paesi, a causa della mancanza di applicazione e di volontà politica. È il patriarcato la più grande barriera. Gli atteggiamenti e le convinzioni tradizionali sulla partecipazione pubblica delle donne scoraggiano il loro coinvolgimento. Le donne spesso incontrano diffamazioni e abusi quando entrano in spazi dominati dagli uomini. La mancanza di risorse economiche e il ‘network maschile’ nei partiti politici ostacolano il progresso. I media, compresi i social media sono più spesso parte del problema che della soluzione. La violenza online è un nuovo fenomeno che riguarda molte donne in politica.
Nonostante ciò, il buon governo rimane un problema. Dal 2000, il numero di paesi africani con sistemi democratici è notevolmente aumentato. Ci sono stati progressi significativi da parte dei governi africani nel mantenere i loro impegni per migliorare la governance politica ed economica, aumentare la mobilitazione delle risorse interne e migliorare le dimensioni dello sviluppo umano. Tuttavia, il viaggio verso sistemi democratici ben consolidati è ancora lungo.
L’educazione, chiave dello sviluppo e della trasformazione del continente africano
"L’istruzione è l’arma più potente che puoi usare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela)
I progressi compiuti per garantire l’accesso all’educazione per tutti, da quando è stata adottata la Dichiarazione di Jomtiem (Thailandia) nel 1990 fino all’adozione dell’Agenda 2030 di Sviluppo Sostenibile, sono stati significativi e dimostrano che esiste comunque una forte dinamica di progresso, espressa attraverso la volontà politica degli Stati e la consapevolezza delle popolazioni africane dell’importanza dell’educazione. Vorremmo aggiungere che questa presa di coscienza è, a nostro avviso, il vero motore dello sviluppo in Africa e che è grazie ad essa che, nonostante le crisi degli anni ‘70 e ‘80, la maggior parte dei paesi africani è stata in grado di raggiungere i livelli di crescita sopra descritti.
Dal 2007 in poi il tasso de alfabetizzazione adulta è aumentata, lentamente ma sempre in progressione fino al 68% nel 2023. Nell’Africa (subsahariana), la popolazione in età scolare è quasi raddoppiata tra il 2000 e il 2023. Di conseguenza, anche se il tasso di bambini non scolarizzati si è quasi dimezzato durante questo periodo, il numero di bambini non scolarizzati è cambiato di poco. E in effetti, tra tutte le regioni, l’Africa presenta i tassi più elevati di esclusione scolastica.
Oltre un quinto dei bambini di età compresa tra i 6 e gli 11 anni circa non frequenta la scuola, seguito da un terzo dei giovani tra i 12 e i 14 anni circa. Secondo i dati più recenti dell’UIS, più del 60% dei giovani tra i 15 e i 17 anni non frequenta la scuola.
Osservando attentamente l’evoluzione del settore dell’educazione in Africa, uno si rende conto che al di là dei risultati quantitativi positivi, esiste una serie di fattori che frenano lo sviluppo qualitativo dell’istruzione pubblica in molti paesi.
In primo luogo, fattori strutturali: i sistemi educativi si basano su infrastrutture fisiche e istituzionali fragili. Mentre i tassi di iscrizione scolastica sono aumentati considerevolmente in molti paesi negli ultimi 20 anni, la crescita demografica e l’emigrazione urbana non sono state assorbite a causa della mancanza di strutture scolastiche adeguate.
In secondo luogo, fattori culturali: La maggior parte delle ragazze che non vanno a scuola si trova nell’Africa subsahariana. Le ragazze hanno ancora molte meno probabilità di frequentare la scuola, indipendentemente dal livello di istruzione preso in considerazione. Gli ostacoli alla scolarizzazione delle ragazze sono spesso d’origine sociale et culturale: matrimoni precoci, violenze domestiche, lavoro di casa, etc.
L’istruzione superiore in Africa si trova in un momento critico di fronte ad una popolazione giovane in crescita esponenziale. Ogni anno, migliaia di giovani sperano di poter entrare all’università, eppure, il sistema non garantisce loro questo accesso. Diamo uno sguardo sulla situazione dell’istruzione superiore in Africa (visto che siamo qui in una università), perché siamo convinti che la trasformazione economica degli stati africani passa per un sistema universitario di qualità, il quale deve sostenere il dinamismo dei giovani e aiutarli ad acquisire le competenze necessarie per affrontare il mondo del lavoro.
In qualità di Agenzia delle Nazioni Unite responsabile per l’istruzione superiore, l’UNESCO svolge un ruolo di primo piano nel migliorare la qualità, l’inclusività e la pertinenza dei sistemi di istruzione superiore in tutta l’Africa. Nel dicembre 2024, a Nairobi, l’UNESCO ha ospitato il Forum sull’istruzione superiore in Africa. Il rapporto finale di questo foro indica chiaramente quali sono i problemi dell’istruzione superiore nella regione e quali potrebbero essere le soluzioni per migliorarne l’efficienza. Un breve estratto delle conclusioni:
La più grande risorsa dell’Africa è la sua gioventù. Le nuove generazioni detengono la chiave per la crescita economica, l’innovazione e lo sviluppo sostenibile nel continente. Ma per raggiungere questi obiettivi, queste generazioni devono ricevere un’istruzione di qualità con l’acquisizione di competenze che rispondono alle necessità del mercato di lavoro. Si stima che tra il 2020 e il 2040 il numero di giovani africani che completeranno l’istruzione secondaria o superiore dovrebbe raddoppiare, passando da 103 milioni a 240 milioni. I sistemi di istruzione superiore devono essere preparati a soddisfare la crescente domanda di studi universitari al fine di sostenere lo sviluppo sostenibile e la trasformazione economica del continente, e contribuire ad affrontare sfide urgenti come la disoccupazione giovanile, la disuguaglianza economica e il cambiamento climatico. L’istruzione superiore può infatti incoraggiare l’innovazione, la ricerca e lo sviluppo in settori chiave come la sanità, l’agricoltura, l’energia e le tecnologie.
Sebbene il tasso di iscrizione all’istruzione superiore sia in aumento e sia più che raddoppiato tra il 2000 e il 2021 (dal 4% al 9%), rimane basso, attestandosi intorno al 9%, ben al di sotto della media globale del 38%. La disoccupazione giovanile e la sottoccupazione stanno raggiungendo livelli allarmanti. Ogni anno, 11 milioni di giovani africani entrano nel mercato del lavoro, ma il 40% di loro non ha le competenze professionali necessarie e quindi si ritrova disoccupato o entra nel settore informale. Più del 25% dei giovani africani di età compresa tra i 15 e i 24 anni non lavora, non studia e non frequenta corsi di formazione.
La mancanza di investimenti in ricerca e sviluppo limita la capacità d’innova- zione della regione, soprattutto nei settori più cruciali: L’Africa, infatti, investe solo lo 0,6% del suo PIL in ricerca e sviluppo, mentre la media globale è dell’1,79%. Coordinando i loro sforzi, i sistemi pubblici e privati di istruzione superiore africani possono diventare motori di crescita e rispondere alle esigenze sociali ed eco- nomiche, promuovendo nel contempo un’economia basata sulla conoscenza che sia competitiva a livello globale. In particolare, l’istruzione superiore può aiutare i giovani a trovare posti di lavoro di qualità e stimolare l’innovazione allineando i programmi universitari alla domanda del mercato del lavoro. Ciò è particolarmente vero per l’istruzione e la formazione tecnica e professionale, che attualmente raggiunge solo il 15% degli studenti africani, una percentuale ben al di sotto della media globale.
Di fronte alle sfide globali, c’è una crescente necessità di trovare soluzioni locali e, in questo contesto, le università e gli istituti di istruzione tecnica africani hanno un ruolo chiave da svolgere. Modernizzando i loro programmi e rafforzando i loro partenariati con l’industria, possono preparare meglio gli studenti al mercato del lavoro e all’imprenditorialità in settori emergenti come la protezione dell’ambiente o il digitale.
A questo proposito, l’UNESCO ha avviato programmi a sostegno dell’istruzione superiore in Africa in tre aree:
- Campus Africa: questa iniziativa contribuisce a rafforzare l’istruzione superiore in Africa a guardare al futuro. Ha come obiettivo la progettazione di sistemi di istruzione superiore integrati, inclusivi e di alta qualità per trasformare le istituzioni africane in motori di innovazione, sviluppo sostenibile e progresso sociale.
- Formazione docenti: questa iniziativa, che ha già beneficiato più di 13.000 giovani e formato più di 800 insegnanti, si concentra sull’istruzione superiore tecnica in Africa con l’obiettivo di rafforzare la capacità degli istituti di istruzione superiore per meglio rispondere alle esigenze del mercato del lavoro e poter sostenere lo sviluppo in ogni paese del continente.
- Mobilità e riconoscimento dei diplomi: la Convenzione sul riconoscimento degli studi, dei certificati, dei diplomi, delle lauree e di altri titoli di studio dell’istruzione superiore negli Stati africani (Convenzione di Addis Abeba) è entrata in vigore il 15 dicembre 2019. È già stata ratificata da 14 Paesi, che si impegnano ad adottare le misure necessarie per garantire una valutazione equa e trasparente dei titoli di istruzione superiore in Africa, al fine di facilitare la cooperazione e gli scambi tra le università e incoraggiare così la mobilità di studenti, ricercatori e insegnanti.