NEWS | Inaugurazione anno accademico

Territorio, mondo, Africa. La sfida dell’apertura al Dies di Brescia

04 marzo 2025

Territorio, mondo, Africa. La sfida dell’apertura al Dies di Brescia

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Un’inaugurazione all’insegna dell’apertura: al territorio, al mondo e alla solidarietà con il continente africano, secondo le aspirazioni del Piano Africa dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. «Qui a Brescia, l’education power si esprime attraverso alleanze strategiche con istituzioni, associazioni e comunità del territorio – potendo contare su una rete locale capillare e interconnessa» ha detto il rettore Elena Beccalli nel suo discorso inaugurale al Dies Academicus di Brescia, in cui ha individuato un metodo bresciano fatto di dialogo costante col territorio, che «contribuisce a rendere questa città un polo educativo sempre più riconosciuto in ambito nazionale e internazionale». 

Lo ha ribadito anche la sindaca di Brescia Laura Castelletti, che ha espresso la volontà dell’amministrazione comunale di fare rete e mettere in comune mezzi e risorse. Con questo spirito intendiamo rafforzare ulteriormente la collaborazione con l’Università Cattolica per sviluppare progetti comuni che possano arricchire l’offerta culturale per la città e creare nuove opportunità per i giovani».

Un concetto ripreso nel suo saluto dal presidente dell’Ente bresciano istruzione superiore (Ebis) Alessandro Azzi, secondo cui «l’Ateneo potrà giocare un ruolo importante, ma per riuscire a farlo con successo dovrà essere in grado di dialogare con il territorio sempre di più e questo sia qualitativamente, sia quantitativamente». Per questo «Ebis si propone di sviluppare ancor più efficacemente il ruolo di “organismo operativo di ascolto e trasmissione”, costituendo un supporto sempre più utile per la sede bresciana dell’Ateneo».

La dimensione dell’apertura l’ha individuata anche il vescovo di Brescia monsignor Pierantonio Tremolada nel suo indirizzo di saluto, richiamando il nome dell’ateneo e ricordando che «autenticamente cattolico è tutto ciò che – proprio in quanto universale – ha vasti orizzonti, abbraccia armonicamente popoli e culture, affronta le domande radicali in cui tutti si riconoscono, ama l’incontro e il confronto libero e rispettoso, contribuisce a edificare il bene comune e si appassiona alla ricerca onesta di quella verità che vale per tutti».

Un articolo di

Paolo Ferrari

Paolo Ferrari

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Un’apertura al mondo ripresa dal rettore nella prima parte del suo discorso, dove, citando il 50% di studenti che provengono da altri Paesi del nuovo corso di laurea in Business and finance, ha spiegato che «Brescia può aspirare a diventare una città universitaria attrattiva a livello internazionale» e a «qualificarsi come microcosmo globale». Gli studenti internazionali iscritti a Brescia sono 166, «numero che dice tanto dell’attrattività della sede per giovani di seconda generazione». «La nuova struttura di via della Garzetta ne è una piena espressione poiché, più di altre, rispecchia le caratteristiche dei campus statunitensi, proponendosi come un perno per rendere a tutti gli effetti Brescia città universitaria a livello globale».

In questa dimensione di apertura al mondo, un posto speciale occupa l’Africa, un continente in forte crescita (2,5 miliardi di persone nel 2050), che rappresenterà il 25% della popolazione globale, mentre l’Italia solo lo 0,5%. «Il boom demografico giovanile in Africa potrebbe rivelarsi la risorsa più preziosa della regione nel prossimo futuro, quando altre parti del mondo si troveranno ad affrontare l’invecchiamento della popolazione e la carenza di manodopera» ha detto il rettore che ha fatto notare che «l’Europa stenta a coltivare i potenziali benefici di questa vicinanza strategica. Una situazione a tinte fosche nella quale la chiave di volta potrebbe diventare l’educazione». Anche perché il livello di istruzione che rimane basso resta «un grave ostacolo che dobbiamo impegnarci a rimuovere». Basti pensare che «circa 98 milioni di bambini e giovani africani non hanno accesso all’istruzione primaria e secondaria», configurando una vera e propria «catastrofe educativa».

Un’analisi che ha trovato assonanze nella prolusione a luci e ombre di Firmin Edouard Matoko, vicedirettore generale per la Priorità Africa e le Relazioni esterne all’Unesco. «Secondo un rapporto della Banca Africana di sviluppo del 2024 (ADB – African Development Bank), l'Africa è la seconda regione a più rapida crescita mondiale dopo l’Asia, con ben 41 Paesi in forte ascesa». Purtroppo «sussistono motivi di preoccupazione, come rivelano le statistiche ufficiali sulla povertà. Un terzo della popolazione africana vive ancora al di sotto della soglia di povertà, mentre più della metà non ha accesso all’elettricità». Decisamente lungo, poi, è il processo di crescita e di trasformazione di un continente «dove più del 50% percento della popolazione è giovane, dove un terzo della popolazione adulta è ancora analfabeta, e, soprattutto, dove sussistono ancora barriere sociali e culturali all’educazione di base, specialmente per le ragazze» e una delle maggiori sfide è quella della disoccupazione giovanile.

Non mancano però i motivi di speranza: «54 paesi che fanno parte dell’Unione africana», diversi per traiettorie politiche, sociali ed economiche e per più di duemila lingue e dialetti in uso, «hanno adottato una visione panafricana comune, l’Agenda 2063 (L’Africa che vogliamo!), con l’ambizione di costruire “un'Africa integrata, prospera e pacifica, guidata dai propri cittadini e che rappresenta una forza dinamica nell'arena internazionale”».


È su queste speranze che nasce il Piano Africa dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, presentato per la prima volta nel corso dell’inaugurazione dell’anno accademico a Milano. «La nostra grande aspirazione – afferma la professoressa Beccalli - è diventare l’Università europea con la più rilevante presenza in Africa, nell’ottica di un arricchimento vicendevole, per la formazione integrale delle persone e la promozione della pace. Pilastro di questa progettualità è l’ampliamento dei percorsi didattici erogati anche da remoto in partnership con atenei africani e, al contempo, l’integrazione delle esperienze di volontariato dei nostri studenti nei percorsi accademici». 

Di volontariato in Africa, declinato secondo l’esperienza del Service learning, ha parlato la dottoranda Vera Brunelli, che ha raccontato il suo progetto con le scuole di Maison de paix, nella Repubblica democratica del Congo, che ha avuto il sostegno della prima Cattedra Unesco dell’Ateneo, istituita a Brescia nel 2018. Un processo di cooperazione che è diventata «una postura sempre più necessaria per me nel lavoro di ricerca che vede nella cooperazione e nel confronto rispettoso e autentico dei saperi, e non nella competizione, la via per superare quelle che possiamo definire vere e proprie “ingiustizie epistemiche”».

Forte di 123 progetti attivi con 40 paesi africani, dei quali 10 nella sola sede di Brescia, «il Piano Africa intende ampliare la rete di iniziative già in essere». Un antesignano di questa struttura d’azione, nel territorio bresciano, è stato Vittorino Chizzolini, vero fondatore della cooperazione internazionale nella città. È stato, forse non casualmente, anche colui che, in dialogo con padre Gemelli, ha dato un forte impulso alla fondazione della sede di Brescia dell’Università Cattolica, che celebra proprio quest’anno i suoi sessant’anni. 

Una sede cha ha saputo declinare la triplice apertura al territorio, al mondo e all’Africa. «Sessant’anni di presenza non sono pochi. Siamo un’istituzione qualificata, riconosciuta e riconoscibile; le numerose attestazioni di merito ci rendono orgogliosi, ma, al contempo, ci invogliano a fare sempre meglio. Sono convinta che una delle chiavi di tale successo si trovi nell’aver saputo declinare in un modo del tutto particolare quello che ho definito education power». 

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