NEWS | Aserincontra

Biden e l’evoluzione del potere americano: Michael Cox racconta le “Agonie dell’Impero”

28 novembre 2022

Biden e l’evoluzione del potere americano: Michael Cox racconta le “Agonie dell’Impero”

Condividi su:

La sconfitta di Donald Trump nel novembre 2020, seguita dall’attacco al Congresso degli Stati Uniti il 6 gennaio 2021, ha rappresentato un punto di svolta nella storia della repubblica americana, divisa in patria e di fronte a un mondo scettico sulle sue pretese di essere la “nazione indispensabile” nella politica mondiale. Ma come si è giunti a questo punto? L’America può continuare a essere una superpotenza mondiale o sta affrontando un declino senza ritorno? Le risposte si possono trovare nel libro, edito da Vita e Pensiero, “Agonie dell’Impero. Il potere americano da Clinton a Biden” scritto da Michael Cox, professore emerito di Relazioni internazionali presso la London School of Economics, nonché uno dei principali studiosi di politica estera americana.

Giovedì 17 novembre, nell’ambito di Bookcity, Cox è stato ospite del secondo appuntamento di ASERIncontra, il ciclo di incontri promossi dall’Alta Scuola in Economia e Relazioni internazionali dell’Università Cattolica. Nel corso dell’evento, moderato dal professor Vittorio Emanuele Parsi, direttore di Aseri e durante il quale è intervenuto Antonio Zotti, docente di Istituzioni Europee presso l’Università Cattolica, lo scrittore inglese ha presentato la sua nuova opera. In questo volume l’autore ha provato a delineare i modi in cui cinque presidenti americani molto diversi tra loro – Clinton, Bush, Obama, Trump e ora Biden – hanno affrontato la complessa eredità dei loro predecessori, occupandosi di problemi a lungo termine, nella gestione di un impero sotto stress crescente.

Ed è proprio sull’attuale leader statunitense che si è concentrata la prima parte del dibattito: «Molte persone pensano che Biden sia un pessimo presidente ma non credo sia così - ha spiegato Cox - sin dall’inizio del suo mandato ha dovuto affrontare numerosi problemi sia interni, sia di politica estera. Sicuramente non ha gestito tutto nel migliore dei modi, penso ad esempio alla rivolta dei Talebani in Afghanistan».

«Tuttavia, Biden - ha proseguito l’accademico inglese - ha rilanciato l’economia americana, che era stata affossata dalla pandemia e ultimamente sta gestendo con grande diplomazia le fasi della guerra in Ucraina». L’analisi di Cox si è spostata poi sul fatto che Biden viene considerato “un povero vecchio” dall’opinione pubblica: «Siamo di fronte a un caso di ageismo, che andrebbe combattuto al pari del sessismo e del razzismo. Il presidente americano è un politico di grande esperienza che si batte per risolvere le principali controversie mondiali. E lo fa fin dagli anni 2000, quando durante il periodo dell’amministrazione Clinton aveva contribuito per risolvere la crisi in Irlanda del Nord, tra l’altro paese d’origine di molti suoi familiari».

Nella seconda parte dell’incontro il discorso si è focalizzato su come gli Usa debbano convivere con l’idea di non essere più l’unica vera potenza mondiale: «Gli Stati Uniti spesso sono considerati come l’unico impero liberale, ma in realtà sotto molti aspetti non è sempre stato così», ha specificato Cox. «Inoltre, tra l’assalto al Congresso, il Covid e la guerra in Ucraina è andata persa quella coesione interna che l’ha sempre caratterizzata».

Il professore inglese conclude poi inquadrando i rapporti tra le principali potenze mondiali: «Negli ultimi anni la Cina sta acquisendo sempre più importanza a livello economico, mentre la Russia attualmente non può essere sottovalutata vista la minaccia di utilizzare armi atomiche. Gli americani devono ricompattarsi per non lasciare un vuoto di potere nel panorama politico mondiale, ma allo stesso tempo devono fare i conti con le altre potenze».

Un articolo di

Alessandro Stella e Christian Valla

Scuola di giornalismo

Condividi su:

Newsletter

Scegli che cosa ti interessa
e resta aggiornato

Iscriviti