In un momento storico di diffusione di diverse forme di povertà educativa un contributo importante può venire dai luoghi della cultura, i quali possono promuovere importanti messaggi educativi di inclusione, senso di comunità, dialogo fra le persone, le generazioni, le culture.
E’ nata da qui l’idea di puntare sui musei locali per farli vivere come luoghi di comunità, che possono concorrere a costruire un esteso senso del “noi”. Il motto che è stato scelto, preso dal libro di Massimo Caccia, è C’è posto per tutti, e si inserisce nel progetto “La valorizzazione dei musei nella lotta alla povertà educativa” sostenuto da fondi derivanti dal 5x1000 dell’Università Cattolica e coordinato da Monica Amadini, direttrice del CeSPeFI (Centro Studi di Pedagogia della Famiglia e dell’Infanzia) della sede di Brescia dell’Università Cattolica.
L’idea pedagogia di fondo è quella di creare occasioni di incontro per le famiglie con bambine e bambini della fascia 0-6 anni, nelle realtà museali della città di Brescia. In particolare, però, il desiderio è quello di intercettare famiglie che solitamente non accedono a questi luoghi per i più svariati motivi.
Le prime “esperienze culturali” sono state svolte al Mu.PA, museo bresciano dedicato alle figure di Rosa e Carolina Agazzi e di Pietro Pasquali, durante i pomeriggi di sabato 2 e 9 aprile, in occasione della mostra temporanea Maschere in cuoio. Ritratti di Commedia… Divina del Maestro Giorgio De Marchi, organizzata nell’ambito del Festival della Commedia dell’Arte.
I piccoli visitatori e i loro genitori sono stati protagonisti delle attività culturali proposte, attraverso una partecipazione attiva al processo, scandito in tre momenti: un approccio interattivo agli albi illustrati (con particolare attenzione al tema della maschera), un momento di rielaborazione creativa ispirato alla pedagogia agazziana (l’uso delle cianfrusaglie), un’esplorazione partecipata della mostra stessa. Tutti i partecipanti hanno avuto modo di vivere un tempo lento, un tempo di ascolto e di co-costruzione di cultura, in un luogo solitamente abitato da persone adulte.
Accedere al patrimonio culturale fin dalla più tenera età e indipendentemente dalle condizioni socio-economiche è una via per promuovere il senso di appartenenza e di cittadinanza: disposizioni fondamentali per attivare atteggiamenti di cura e di custodia verso ciò che ci circonda.
La sfida che abbiamo accolto, come gruppo, è stata quella di percorrere un itinerario partecipativo e inclusivo insieme a coloro che per età (0-6 anni) e condizione (situazioni di povertà educativa) spesso non riescono ad accedere pienamente alle proposte culturali.
Questo itinerario ci ha portato a dar vita ad una sorta di pedagogia “per immersione”, che si caratterizza per la valorizzazione delle emozioni e dei saperi preintellettuali che manifestano i bambini, anche attraverso la cura degli allestimenti, sicuri e stimolanti, dove ogni bambino può lasciare la propria traccia o partecipare liberamente alla costruzione condivisa di un processo conoscitivo.
Il nostro impegno continuerà affinché i musei, mediante proposte educative inclusive e partecipative, possano diventare luoghi vivi di diritto alla cultura, in cui c’è posto per tutti, davvero!