NEWS | dual career

Carlotta Ferrari, studentessa-atleta Dual Career, conquista due medaglie in un mese

07 aprile 2023

Carlotta Ferrari, studentessa-atleta Dual Career, conquista due medaglie in un mese

Condividi su:

L'antica porta di noce e di vetro riflette il cortile. Un cartello ben più moderno, plastificato, avvisa il visitatore: centro di allenamento federale di fioretto. Cinquanta scalini, due piani di avvitamento con il borsone sulle spalle, prima di aprire l'ultima porta doppia. Quella che dà sulla palestra della Comense scherma, erede della Società comense di ginnastica e scherma, 150 anni di storia tra le cupole del Duomo e la stazione di Como Lago. Carlotta Ferrari ci aspetta tra le pedane di quella che fu la casa di Antonio Spallino, medaglia d’oro olimpica nel fioretto a squadre a Melbourne ’56 e tre volte campione del mondo. «È la mia seconda casa, è quella che ho scelto come seconda famiglia», racconta, mentre estrae le lame dal borsone. Fiorettista, come quasi tutti nel club lariano, classe 2003, Carlotta in quella palestra è entrata per la prima volta a cinque anni e mezzo. «Inizialmente facevo danza», spiega. «Ma mio fratello gemello, Riccardo, iniziò a fare scherma. Sono sempre stata molto competitiva, così ho voluto praticare il suo stesso sport. Semplicemente per batterlo». 

A fare danza ci è finito suo fratello più piccolo, Guglielmo. Lei, da allora, con la scherma non ha più smesso. Dopo aver vinto la medaglia d’oro a squadre ai Campionati europei Giovani, in Estonia, poco più di un mese dopo ha conquistato anche quella d’argento ai Mondiali U20. E non poteva esserci occasione migliore: oggi, 6 aprile, è la Giornata internazionale dello sport per lo sviluppo e la pace. A Plovdiv, in Bulgaria, con la stessa squadra composta da Carlotta Ferrari, Giulia Amore, Matilde Calvanese e Aurora Grandis, l’Italia prima ha sconfitto i padroni di casa, poi ha avuto la meglio su Corea del Sud, Gran Bretagna e Polonia. Fermandosi solo in finale, contro le fortissime fiorettiste americane (45-39). Un momento d’oro per Carlotta, nel vero senso della parola, considerando anche le due medaglie più pesanti in altrettante gare individuali di Coppa del mondo U20. «Durante tutte le gare non siamo mai scese dal podio», racconta, prima di volare in Bulgaria come terza nel ranking mondiale di categoria, e prima in Italia. «Eravamo la squadra favorita, e confermare il pronostico salendo sul gradino più alto del podio agli Europei è stata un’emozione indimenticabile. Siamo riusciti a concretizzare tutto il lavoro che per tanti anni abbiamo fatto con i miei allenatori, ma anche con i miei compagni di palestra e di Nazionale». 

I suoi allenatori sono i maestri Serena Pivotti e Massimiliano Bruno, l’anima della Comense scherma. «Lei è destra, lui è mancino», spiega. «Questo mi è molto utile. E poi sono molto fortunata perché il mio metro e sessanta (sorride, ndr) e il busto molto piccolo mi consentono di piegarmi molto e di ridurre al massimo il bersaglio». Il vero punto di forza, però, è la testa. «Riesco a non andare in panico durante l’assalto, anche quando sono in svantaggio. Quando sono sotto, mi piace pensare di essere zero a zero, come se iniziasse tutto in quel momento». Una qualità molto utile in pedana, ma anche tra i banchi dell’università. Per affrontare gli esami di Psicologia tra una gara e l’altra. «Quando devo andare all’università mi sveglio presto, intorno alle sei e un quarto. Sono una pendolare: prendo il treno a Como e intorno alle otto e mezza arrivo a Milano. Passo la mattinata all’università, seguo le lezioni. Poi mangio con le mie amiche e torno di corsa a casa per allenarmi nel pomeriggio». 

 

Carlotta è entrata nel programma Dual Career dell’ateneo, promosso da Cattolicaper lo Sport per sostenere gli studenti-atleti. «Si fa tutto un po’ di fretta, ci vuole tanta organizzazione, ma ci si riesce. Molte atlete hanno scelto di frequentare università telematiche. Io ho scelto la Cattolica, e soprattutto ho scelto di frequentare il più possibile le lezioni. Per cercare quella normalità che da sportiva un po’ ti perdi. Nello sport è così: molto spesso bisogna sacrificare le uscite con gli amici o le feste il sabato sera. Ci sono le trasferte, le gare, gli allenamenti. Svegliarmi al mattino e andare all’università con le mie amiche mi fa stare bene: mi sento semplicemente Carlotta, non Carlotta-l’atleta».   

Atleta dell’Aeronautica militare dal 2022 («È stato un momento bellissimo, perché sono riuscita a trasformare la mia passione in un lavoro»), Carlotta ha scelto Scienze e tecniche psicologiche nel campus di Milano. «Sono una ragazza molto fortunata: mi hanno assegnato un tutor e con lui sono riuscita a organizzare bene tutti gli esami della sessione. Sentirsi tutelati e accompagnati in questo percorso, che è tutt’altro che semplice ed è tutto nuovo, è davvero bello». Il viaggio è ancora lungo, ma l’obiettivo, per una schermitrice, non può che essere l’Olimpiade. Un po’ come lo è stato per Arianna Errigo, campionessa olimpica a Londra 2012, per tanti anni alfiere del club lariano. Il suo volto sorridente campeggia ancora sopra la porta che dalla palestra conduce agli spogliatoi. «Arianna è ed è stata una delle migliori al mondo. Sono cresciuta vedendola in questa palestra ed è stata una grande fonte di ispirazione. Siamo molto diverse, sia fisicamente sia caratterialmente, ma è bello sognare di replicare quello che è riuscita a fare». Nella scherma che conta, Errigo iniziò a vincere proprio a Plovdiv, nel fioretto, ai Campionati del mondo Cadetti del 2004. Esattamente lì dove oggi, diciannove anni dopo, Carlotta è vicecampionessa del mondo. Con il fioretto, tanto sudore e lo stesso sorriso. 
 

Un articolo di

Francesco Berlucchi

Francesco Berlucchi

Condividi su:

Newsletter

Scegli che cosa ti interessa
e resta aggiornato

Iscriviti