Come si pongono i giovani di fronte alla fede? Curano una loro spiritualità? Come vivono il rapporto con la Chiesa? Abbandonare la Chiesa vuol dire anche abbandonare la fede? L’essere critici verso la Chiesa può offrire elementi per un nuovo “posizionamento evangelico”?
A questi interrogativi ha cercato di rispondere la ricerca curata dall’Istituto Toniolo e raccolta nel volume di Rita Bichi e di Paola Bignardi “Cerco, dunque credo? I giovani e una nuova spiritualità” (Vita e Pensiero 2024). I risultati dell’indagine - realizzata grazie alla partecipazione di 101 giovani (ai quali è stato sottoposto un apposito questionario) e di 12 focus group - sono stati illustrati e commentati durante un incontro che si è tenuto venerdì 5 aprile in Aula Gemelli, luogo simbolico dell’Università Cattolica, in occasione dell’apertura del convegno dei delegati regionali e diocesani dell’Università. Un evento che ha segnato anche l’inizio delle celebrazioni per la centesima edizione della Giornata Universitaria che la Chiesa italiana vivrà domenica 14 aprile con un tema significativo “Domanda di futuro. I giovani tra disincanto e desiderio”.
Secondo Roberto Fontolan, della Comunicazione dell’Istituto Toniolo e moderatore dell’evento, la presentazione si colloca idealmente non solo nella centesima edizione della Giornata Universitaria ma anche nell’ambito di quest’ultimo triennio dalle celebrazioni del Centenario dell’Ateneo dei cattolici italiani, in vista «di un ulteriore secolo davanti a noi».
Il saluto dell’Ateneo è stato portato dall’assistente ecclesiastico generale monsignor Claudio Giuliodori il quale, rivolgendosi in particolare ai delegati presenti, ha sottolineato l’attenzione al territorio quale peculiarità dell’Università Cattolica: «Il legame con il Paese, la Chiesa, i cattolici dopo cento anni è sempre maggiormente rafforzato e assume forme e dinamiche in continua evoluzione nell’adeguamento alle mutevoli esigenze dei tempi. Anche la Giornata Universitaria è cambiata: non mira solo al sostegno dell’Ateneo ma assume un taglio culturale per riflettere sui temi dell’attualità e della formazione. In tal senso si colloca la ricerca puntuale e approfondita su giovani e fede, promossa dall’Istituto Toniolo, che esprime un impegno a servizio dei giovani e con i giovani».
A illustrare i risultati e la metodologia della ricerca è stata la curatrice del volume Paola Bignardi, che nel suo intervento ha affrontato la posizione dei giovani rispetto alla presenza religiosa. Ne è emerso un quadro talvolta drammatico in quanto le percentuali di coloro che abbandonano l’esperienza ecclesiale tendono a tal punto ad aumentare che la prospettiva nei prossimi decenni offre scenari a tinte fosche, anche se i numeri non riescono a dire gli atteggiamenti profondi dei giovani.
Gli incontri formativi dell’iniziazione cristiana vengono ricordati come noiosi, con il conseguente abbandono della Chiesa subito dopo aver ricevuto i sacramenti, ma durante la stagione delle scelte tra i 16 e i 17 anni, quando ormai si sono persi i riferimenti nei contesti pastorali, non si sa a chi porre le domande esistenziali. Si vive una fede solitaria, intima, senza comunità perché non ci si ritrova in una Chiesa in cui si è liberi di parlare di quello che si vuole, e allora si approda a una spiritualità fatta di inquietudine, ricerca e nostalgia, che diviene un viaggio faticoso alla ricerca di se stessi, di armonia e benessere interiore. «Si ha una trasformazione nel modo di vivere la fede, che è il modo di vivere l’umano: un credere che è radicato nella coscienza con radici solitarie».
Allora che Chiesa dobbiamo essere per poter incontrare le nuove generazioni? I giovani sono alla ricerca di un nuovo stile di Chiesa che sappia umanizzare il cristianesimo. Accogliere la provocazione del mondo giovanile vuol dire non solo mettere mano al suo impianto formativo, ma ripensarsi come Chiesa: è questo il servizio che i giovani stanno facendo alla Chiesa tutta e alla generazione adulta.
E proprio su queste tematiche si è confrontato il panel di relatori che si sono alternati nel corso della presentazione. Il concetto di una Chiesa inclusiva, giovane, attuale, coerente, che recupera storie di amore e di dolore, è stato approfondito da Lucia Vantini, docente di Filosofia della religione all’ISSR di Verona e presidente Coordinamento Teologhe Italiane, che ha messo in guardia dalla distanza che si è creata tra fede e vita rischiando di essere «troppo religiosi e poco umani».
Pertanto, è importante che i giovani trovino persone che sostengano la ragionevolezza della fede, pronti a rendere conto della speranza che è in noi, con mansuetudine e rispetto, nell’ambito di reti di relazione nella comunità educante «per proporre percorsi di intraprendenza e non di dipendenza», come ha affermato don Riccardo Pincerato, responsabile Servizio Nazionale Pastorale Giovanile CEI.
«I giovani hanno una valenza profetica che può aiutare la Chiesa a diventare più evangelica e trasparente grazie alla loro posizione, magari non ortodossa, nel contesto di una crisi di debolezza della comunità cristiana in cui tale crisi si può rivelare feconda e propositiva», ha rilevato monsignor Gianpiero Palmieri, vescovo di Ascoli Piceno e vicepresidente della Conferenza episcopale italiana (Cei).
Durante il convegno hanno preso la parola due giovani dei 101 intervistati, Eugenia Amberti ed Emanuele Zay, che hanno portato la loro testimonianza di vita e di fede tra vuoto interiore, cuore ferito e domande che non trovano risposta, accettando di vivere la loro esperienza interiore e di mettere a nudo attese, sogni, inquietudini propri della condizione giovanile che la ricerca del Toniolo ha fatto emergere in chiave propositiva.