In camera, Cesare Tiezzi ha ancora il poster di Valentino Rossi. Sul suo casco però c’è il 34, quello che fu di Kevin Schwantz, l’idolo del Dottore da giovane, e pure di suo papà quando correva con le moto da cross. Lui, Cesare, è diventato campione italiano Moto3 nel 2022 con l’AC Racing Team, e oggi è un pilota del Team Eagle-1 nel FIM JuniorGP, classe Moto3, l’anticamera della classe minore del Motomondiale. Con Valentino, Cesare condivide la data di nascita, il 16 febbraio. Ma nel 2005, quando nacque il giovane talento di Novi Ligure, Rossi aveva già vinto sei titoli mondiali in tre classi diverse, e aveva appena fatto risorgere la Yamaha da un sonno quasi eterno, che durava addirittura dal 1992, quando Wayne Rainey vinse l’ultimo titolo mondiale nella 500.
Proprio lui, Rainey, il grande rivale di Schwantz. «Mio padre adorava il pilota della Suzuki, così quando abbiamo dovuto scegliere il numero non ho avuto dubbi sul 34» racconta Tiezzi tra i chiostri dell’Università Cattolica, dove studia al secondo anno di Economia delle imprese e dei mercati e partecipa al programma Dual Career. «Ho iniziato tardi, avevo 9 anni. Mio papà è molto appassionato di moto, ma non ha mai cercato di forzarmi. Ha aspettato che fossi io a chiederglielo. Un giorno, ad Alessandria, sono andato in pista per la prima volta, con le minimoto. E da allora mi sono innamorato di questo mondo».
Dai pomeriggi con papà a guardare in TV la MotoGP di Valentino («la mia fonte di ispirazione più grande») fino a correre in pista, il passo non è breve. «Finché non si raggiunge il Motomondiale, questo è un mondo molto complicato dal punto di vista economico» racconta Cesare, con quegli occhi profondi di chi sa bene cosa sta dicendo. «Trovare le risorse e gli sponsor non è una passeggiata. Devo ringraziare la mia famiglia, soprattutto mio papà, che ha sacrificato il suo lavoro ma non si è mai perso una mia gara».