Sul vino non ci sarà nessun bollino nero con scritto che «provoca il cancro». Così ha deciso l’Europarlamento, discutendo il testo definitivo del Cancer Plan, cioè il piano anticancro elaborato dalla Commissione Beca (Committee on Beating Cancer) che contiene indicazioni per la prevenzione e la cura della malattia del secolo per la quale lo stile di vita, e quindi anche l'alimentazione, riveste un ruolo importante. Il commento del prof. Ettore Capri, direttore di Opera Osservatorio europeo per l’agricoltura sostenibile dell'Università Cattolica.
La strategia europea per combattere il cancro è molto importante per poter ridurre questa piaga sanitaria che comprende diverse azioni, dalla prevenzione alla ricerca di cure innovative, ai diritti dei pazienti, all’accesso delle cure, alla qualità dell’ambiente e dei luoghi di lavoro per citare solo alcuni capitoli del quadro generale della relazione elaborata dalla Commissione di Membri Parlamentari Europea che prende il nome di BECA, al voto a Strasburgo.
Una strategia volta a tutelare l’interesse comune dei cittadini ed ha un’importanza enorme in quanto indica l’indirizzo delle future politiche ambientali e alimentari che andranno ad influenzare la vita quotidiana degli europei. Un effetto è prevedibile anche sui finanziamenti alla ricerca e alle attività produttive. Gli alimenti e l’alcool non sono esclusi da questa relazione, perché considerati come potenziali fattori di rischio nel generare patologie per l’uomo, fattori che necessitano di nuove regolamentazioni.
Su queste basi prende forza il principio della dieta sostenibile quale approccio integrante le variabili che concorrono a favorire l’insorgere della malattia: l’ambiente, i comportamenti, l’alimentazione. La dieta sostenibile della strategia europea disegna la politica alimentare futura perché dovremo aspettarci trasposizioni legislative della relazione BECA che a cascata, nei prossimi anni, una volta approvati dai parlamenti europei, cadranno sul settore alimentare. Una politica alimentare che, se condivisa e compresa dagli stakeholders, crea opportunità per tutti i settori delle filiere alimentari, ma che, se non realizzata in modo responsabile, può generare anche disagi economici e commerciali.
Il settore del vino – filiera che primeggia nelle rivoluzioni legislative alimentari - ne ha avuto una dimostrazione in questi mesi. Grazie alla strategia politica dei nostri rappresentanti in Parlamento europeo si è evitato il peggio della proposta originaria BECA, che per molti versi appariva proibizionista e lesionista dell’intero settore, perché dettata dal preconcetto che il vino – concedetemi questo semplicismo - , in quanto contenitore di alcool, sia a priori cancerogeno. Le votazioni del 16 febbraio sulle sezioni della relazione relative alle bevande alcoliche hanno permesso di approvare degli emendamenti costruttivi, che permettono di distinguere cosa sia il consumo moderato e dannoso, stabilire il principio di consumo dannoso quale obbiettivo della strategia comunitaria, utilizzare messaggi in etichetta informativi, limitare le sponsorizzazioni ad eventi di minori.
Sembra proprio che abbia vinto il buon senso, ma il percorso di allineamento del settore del vino alla politica alimentare del futuro è molto lungo e richiede attenzione politica, conoscenza tecnica e scientifica per la gestione dei rischi che nascono dalle proposte legislative. A titolo di esempio, anche solo la scelta dell’informazione sul consumo responsabile da apporre sull’etichetta che potrebbe sembrare banale, conduce a risultati molto diversi se non studiata correttamente dal punto di vista scientifico e poi trasposta in norma tecnica adeguata al consumatore e alla cultura del territorio (v.di recente ricerca Svizzera pubblicata sulla rivista Food Quality and Preference da Staub et al, 2022).
Per chi si occupa di sostenibilità come noi nulla di nuovo, perché tutti quegli emendamenti di buon senso sono già contenuti nei requisiti di conformità alla certificazione che abbiamo sviluppato nella nostra università e proponiamo alle aziende. Mi fa piacere concludere con due messaggi, uno di ringraziamento rivolto ai nostri politici ed uno proattivo rivolto ai nostri imprenditori vitivinicoli. I produttori di vino sostenibile, certificati o meno, da oggi devono cambiare la propria strategia di comunicazione: la sostenibilità va comunicata includendo tutto ciò viene fatto sul consumo responsabile. Il gioco di squadra con i tutti i settori della filiera renderà più efficace l’azione politica. Quello che è appena successo a Strasburgo dimostra che la squadra vince sempre.