Sul fronte della sostenibilità le aziende italiane del vitivinicolo stanno facendo la loro parte. Infatti, secondo il report svolto dall’Università Cattolica su un campione di 70 aziende, l’84% presenta almeno una certificazione nell’ambito della sostenibilità ambientale o sociale e il 53% è certificata V.I.V.A. Sustainable Wine o Equalitas, etichette di sostenibilità per eccellenza che, comprensive di tutte e tre le dimensioni ESG (Environmental, Social, Governance), valutano aspetti come la tutela della biodiversità e delle risorse, le buone pratiche di cantina e imbottigliamento, il rispetto del territorio, il welfare e i diritti dei lavoratori.
È quanto emerge dalla nuova indagine condotta da Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica (Altis) e Osservatorio Europeo per l’agricoltura sostenibile (Opera), campus di Piacenza, su un campione di 70 aziende allo scopo di fornire una panoramica sul livello di integrazione della sostenibilità nel settore vitivinicolo. Tuttavia, a fronte di questo impegno concreto verso qualità, sicurezza, territorio e persone, il comparto appare ancora poco consapevole che occorre un approccio integrato e una comunicazione efficace perché il valore della sostenibilità sia trasferito e riconosciuto dai consumatori. Infatti, poco più del 20% presenta un Piano strategico (21,4%) e redige un Report di Sostenibilità (25,7%).
Una sostenibilità di “sostanza” per quasi due imprese su tre
Dall’analisi risulta che il 67% del campione è fautore di una sostenibilità di sostanza, con molte iniziative e progetti virtuosi ma scarsamente strutturati e poco valorizzati a livello di comunicazione. Inoltre, non è stato possibile classificare il 12% delle aziende per assenza di informazioni di sostenibilità. Solo l’8% delle imprese, infine, adotta un approccio d’avanguardia, dove la sostenibilità assume un ruolo di guida strategica e l’impegno socio-ambientale permea il contesto e la cultura aziendale. Dal punto di vista della comunicazione sui siti web aziendali, la maggior parte delle aziende (il 43%) racconta in modo completo ed esaustivo il proprio impegno sui temi della sostenibilità, seguita dal 37% che non comunica nulla e dal 20% che fornisce informazioni limitate, legate prevalentemente alle certificazioni possedute.
Oltre il bollino: la sostenibilità “di sistema” è la via del futuro
Ciò che manca alla sostenibilità pratica ma poco formalizzata del vitivinicolo è una visione integrata, che non si fermi all’ottenimento delle certificazioni, ma che le includa in una prospettiva più ampia basata su pianificazione, rendicontazione e comunicazione. Perché le etichette di sostenibilità riescano a parlare con efficacia al pubblico, infatti, devono innestarsi in un percorso strategico che fissi degli obiettivi di lungo termine e una road-map da seguire per consentire all’azienda di dimostrare con continuità l’impegno profuso in ambito ESG, permettendo così ai consumatori di (ri)conoscere il valore della sostenibilità.
Rendicontazione di sostenibilità: un approccio ancora acerbo
La pubblicazione di un report di sostenibilità è una pratica piuttosto nuova per le aziende vitivinicole: l’81% del campione, infatti, si è avvicinata alla redazione del documento per la prima volta tra il 2019 e 2020. Inoltre, solamente otto delle 18 aziende che pubblicano un report di sostenibilità hanno realizzato anche un’analisi di materialità, utile a identificare i temi di sostenibilità più rilevanti sia per l’azienda che per gli stakeholder e a definire quindi obiettivi e azioni da portare avanti in futuro.
Questo aspetto, insieme allo scarso impiego degli Standard GRI (utilizzati solo dal 38% delle imprese che rendicontano) e all’assenza di una revisione dei report da parte di terzi, sottolineano un approccio alla rendicontazione ancora acerbo.
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