Pensare che i giovani atleti possano portare avanti i loro sogni nel mondo dello sport e oltre lo sport rappresenta un elemento protettivo fondamentale per il loro benessere, e un’occasione di crescita e di apprendimento. È questa la tesi di Sport giovanile e scuola. Intrecci, sfide e buone pratiche di Dual Career (Erickson, 2023), il libro scritto da Chiara D’Angelo, coordinatrice del Programma Dual Career dell’Università Cattolica, presentato martedì 26 marzo nel campus di Brescia durante l'incontro “La Dual Career degli atleti come opportunità oltre la carriera”.
«La doppia carriera consente ai sogni dei giovani atleti di esprimersi, insieme a un’alternativa possibile» spiega la professoressa D’Angelo. «Sempre più spesso nel mondo del lavoro si parla di talent development. Le regole del gioco valgono anche nello sport di alto livello, dove però si ha a che fare con ragazzi molto giovani. E l’esperienza della pandemia ha fatto emergere con chiarezza, non solo agli addetti ai lavori ma anche alle famiglie, il forte impatto che la pratica sportiva quotidiana può avere nella vita dei bambini e degli adolescenti».
Il tema, dunque, è costruire cultura e professionalità affinché la Dual Career possa diventare un arricchimento per entrambe le carriere, quella da studente e quella da atleta, concretizzando questa sinergia tra i percorsi anche nel progetto professionale che segue la carriera atletica. Nella postfazione del libro, Caterina Gozzoli, che ha ideato il Programma Dual Career dell'ateneo al quale, tra gli altri, hanno partecipato Cristina Chirichella, Andrea Dallavalle e Carlotta Ferrari, scrive che «sport e scuola vengono da una recente storia caratterizzata spesso dall’ignorarsi e a volte dallo svalorizzarsi reciprocamente», ma «ultimamente qualcosa sta cambiando» anche se «molti passi sono ancora necessari». «Occorre sfatare le rappresentazioni sociali che ancora persistono» spiega Emanuela Confalonieri, direttrice dell’Alta Scuola di Psicologia Agostino Gemelli (Asag). «La Dual Career non solo è possibile ma è un’opportunità in più».
«Sono stata letteralmente immersa in quella che viene definita doppia carriera da che ho memoria» racconta Giulia Rulli, che da studentessa-atleta del master Sport e intervento psicosociale ha partecipato anche alle Olimpiadi di Tokyo 2020. «In principio era facile, uscivo da scuola, facevo merenda e andavo a fare l’allenamento nella palestra a cinque minuti da casa. In seguito, però, la strada ha iniziato ad allungarsi e l’impegno è diventato maggiore: un’ora e mezza di auto per arrivare all’università e due allenamenti al giorno. Ma solo frequentare le aule universitarie e i miei colleghi di corso mi faceva stare bene quanto giocare a pallacanestro».
L’ex cestista della Nazionale italiana, che nel suo palmares ha una medaglia d’oro ai Mondiali di basket 3x3, la vittoria di un campionato di Serie A2 e due edizioni della Coppa Italia, oltre al collare d’oro al merito sportivo del Coni, è certa che sia «fondamentale diffondere e consolidare percorsi di doppia carriera» perché «la vita da atleta a un certo punto è destinata a finire. Senza la Dual Career, è molto alto il rischio di identificarsi solo come sportivi e quindi di sentirsi smarriti, di vivere di rimpianti guardando esclusivamente al passato».
«La prima sfida è sfatare il più classico dei luoghi comuni, per cui non si può avere successo sia come atleta sia come studente» commenta Cristina Lenardon, membro della Commissione nazionale Atleti del Coni, avvocato ed ex giocatrice della Nazionale italiana di pallamano e di beach handball. «In Commissione stiamo lavorando a un progetto che connetta la doppia carriera e il post carriera sportiva. Per questo, tra le prossime azioni, sottoscriveremo un protocollo di intesa con un’importante agenzia del lavoro».
Le sfide e le opportunità della doppia carriera per gli studenti-atleti iniziano già durante gli anni della scuola dell’obbligo. Nicola Barbaglio, da dieci anni preside del Liceo Gianni Brera di Brescia a potenziamento sportivo, racconta che «le principali sfide riguardano sia la programmazione sia la capacità di gestire le assenze» ma «gli atleti sono tra i migliori studenti perché hanno poco tempo a disposizione e grande determinazione». E ancora: «Ci sono sport nei quali il fine carriera è all’interno degli anni del liceo, come la ginnastica. Bisogna fornire ai ragazzi gli strumenti per gestire al meglio questa fase».
Proprio a operatori psico-educativi del mondo sportivo, dirigenti sportivi, responsabili dei settori giovanili e insegnanti è dedicato il nuovo corso executive “Promuovere percorsi di Dual Career per giovani atleti”, a Brescia e online. Un corso pensato per coloro che nella propria quotidianità accompagnano gli studenti-atleti e fanno sì che i loro sforzi si traducano in un concreto arricchimento per entrambe le carriere.
«Al liceo i professori mi chiedevano di ridurre gli impegni sportivi perché la pallanuoto sottraeva tempo prezioso allo studio» racconta Francesco Massenza Milani, atleta dell’Associazione nuotatori Brescia Pallanuoto, nel dialogo con gli atleti moderato da Greta Pepi, tutor del programma dedicato agli studenti-atleti promosso da Cattolicaper lo Sport. «La Dual Career mi sta aiutando tanto, perché mi consente di proseguire con la mia formazione senza essere obbligato a rinunce che la Serie A1 non ammetterebbe».
«Ho scoperto la Dual Career grazie alle mie compagne di corso» continua Maria De Angelis, studentessa di Scienze della formazione primaria e atleta della società di pallamano Handball Leno. «Gioco a pallamano, quest’anno in Serie A2 ho meno pressione rispetto al passato, ma lavoro oltre a studiare all’Università Cattolica. La mia in fondo è una triplice carriera. Sogno di diventare insegnante per portare l’amore dello sport ai più piccoli».