Disturbi del comportamento alimentare, ansie di diversa natura, difficoltà di apprendimento. Sono alcuni degli allarmanti disagi psicologici causati dall’emergenza sanitaria su bambini e adolescenti. Non sono le uniche fragilità scaturite dalla pandemia che ha messo a nudo alcune vulnerabilità esistenti nella scuola già prima del Covid.
Risponde all’esigenza di trovare una “cura” al malessere dilagante tra le giovani generazioni la proposta di legge 2527 “Fondo per il sostegno e lo sviluppo della comunità educante”, di cui la prima firmataria è la senatrice Vanna Iori, membro del Comitato d’indirizzo dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori. «È un modo per recuperare la progettualità futura» e di cui «la scuola deve diventare il centro» senza oberarla ulteriormente, spiega la senatrice intervenuta a una giornata di studio promossa il 16 maggio dalla facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica con il contributo della Conferenza universitaria nazionale di scienze della formazione (Cunsf) e della Società italiana di pedagogia (Siped). Un confronto a più voci, dove, accanto a docenti, dirigenti e rappresentanti di associazioni professionali, hanno preso la parola anche il senatore Andrea Cangini, capo gruppo Forza Italia e Segretario nella 7ª Commissione, e la senatrice Simona Malpezzi, presidente del gruppo del Partito Democratico. A riprova che si tratta di una proposta trasversale e «firmata dai componenti di tutte le forze politiche presenti in Commissione», precisa la senatrice Iori.
In concreto il disegno di legge prevede l’inserimento di tre figure professionali – il pedagogista, l’educatore e lo psicologo – che, in carico ai comuni, sono assegnati alle scuole o a reti di scuole per affiancare il lavoro dei docenti, dei genitori ma soprattutto della comunità educante al fine di mettere a sistema tutte le risorse educative territoriali.
«Tutti abbiamo attraversato un periodo difficile a causa della pandemia e delle conseguenze che inevitabilmente ha avuto sulle attività educative, sulla vita dei bambini e dei ragazzi, sull’organizzazione scolastica, sul lavoro degli insegnanti e dei docenti», rimarca Domenico Simeone, preside della facoltà di Scienze della formazione e presidente Cunsf. «Senz’altro il fatto di aver potuto svolgere le lezioni a distanza, o con una didattica integrata, ha permesso di non sospendere l’attività educativa». Tuttavia, «non possiamo nascondere alcune problematiche» sorte in questo periodo che, diventato più lungo del previsto, ha messo a dura prova non solo la «capacità di programmazione e di progettazione» ma anche quei «processi di condivisione, di scambio, di socializzazione» che rendono l’esperienza scolastica, oltre che un’esperienza di «apprendimento individuale», un’occasione di «crescita condivisa».