Una “community” che raccoglie tutti i corsisti delle passate edizioni. È la nuova, grande sfida del master in Compliance in financial institutions (Cofin) che, giunto alla sua settima edizione, dalla sua istituzione a oggi ha formato quasi 150 professionisti specializzati nella conformità normativa e regolamentare in ambito finanziario.
Il debutto ufficiale della community è avvenuto giovedì 13 ottobre durante l’incontro “RegTech e SupTech: le sfide del digitale per la funzione compliance”, che ha chiamato a raccolta buona parte di coloro che in questi anni hanno partecipato al master. Un’iniziativa nata per tenere vivo e stimolare il dibattito su temi di nicchia eppure fondamentali per non abbassare mai la guardia sui nuovi rischi che la crescente digitalizzazione sta determinando nel settore finanziario.
«Si tratta di una community costituita oltre che dai corsisti anche dai docenti e dai partner aziendali», ha detto Michele Mozzarelli, docente di Diritto commerciale che dirige il master Cofin con la prorettrice vicaria dell’Ateneo e docente di Diritto dell’economia Antonella Sciarrone Alibrandi. «In questo modo ogni edizione passata non rappresenta metaforicamente un punto nello spazio bensì un insieme che va ad accrescere il patrimonio scientifico del master». Non a caso, ha fatto eco la professoressa Sciarrone, «l’intento è generare e mantenere relazioni tra gli alumni e i docenti del master, molti dei quali provenienti dalle istituzioni finanziarie, dalle autorità di vigilanza nazionali e internazionali, dalle società di consulenza e dagli studi professionali. Anche perché la creazione di relazioni efficaci e reciproche di dialogo tra il mondo dell’università e quello degli operatori non può che tradursi in un beneficio per tutti».
Si è inserito in quest’ottica di confronto l’intervento di Massimo Doria, Capo del servizio strumenti e servizi di pagamento al dettaglio di Banca di Italia, con compiti di coordinamento sulle tematiche Fintech. A lui, infatti, è stato affidato il compito di riflettere, da una parte, sul forte impatto che le tecnologie stanno avendo sull'ambito della compliance e della vigilanza, dall’altra, di far comprendere le sfide future che attendono chi opera nella veste di professionista della conformità. Al di là di tutto, però, secondo Doria c’è un aspetto imprescindibile da cui partire, e che riguarda tutti noi: l’interconnessione generata dalle tecnologie tale da alimentare «interdipendenze» ormai gestite da «leggi algoritmiche». Tutto ciò fa sì che i tradizionali paradigmi presi in considerazione tendono a sfumarsi. Pertanto, ne «deriva una forte pressione sulle categorie amministrative e regolatorie che determinano rischi aggiuntivi di deficit concorrenziali, opacità dell’offerta e crisi dei modelli di governance».