Si trova nel cuore della città vecchia di Gerusalemme, preserva e valorizza il patrimonio archeologico e artistico della cristianità. Il Terra Sancta Museum è un tesoro curato dai Francescani della Custodia di Terra Santa da oltre 800 anni.
Oggi questo museo, sorto grazie a Pro Terra Sancta Ong in Gerusalemme est, può contare anche sulla collaborazione dell’Università Cattolica e in particolare del Crea (Centro di ricerca per l’educazione attraverso l’arte e la mediazione del patrimonio culturale sul territorio e nei musei) che, attraverso il master in “Servizi educativi per i musei e i patrimoni culturali: saperi, pratiche e innovazione”, forma educatori esperti del settore e garantisce solide competenze progettuali.
Il dialogo tra l’Ateneo (grazie anche al contributo della Direzione dell’Area Ricerca e sviluppo) e Pro Terra Sancta Ong promuove scambi culturali a livello internazionale.
In particolare, l’attività di promozione culturale è finalizzata non solo alla mediazione del patrimonio esposto, prevalentemente di natura archeologica, ma anche alla formazione degli educatori locali. A questo proposito la project manager Morgane Afnaim dichiara che «il museo può essere ripensato come spazio culturale e artistico aperto alla comunità locale, per riflettere sul ruolo della mediazione culturale in contesti di oppressione identitaria come quello di Gerusalemme est. Qui il museo può diventare un luogo fisico e concettuale di empowerment comunitario in grado di dare voce e spazio soprattutto ai gruppi più marginalizzati e isolati».
Il gruppo di una decina di giovani tra i 20 e i 30 anni tra universitari, architetti, grafici, esperti di archeologia coinvolti nel progetto ha già cominciato a lavorare occupandosi della mediazione culturale indirizzata ai diversi target (famiglie, studenti, cittadini) che fruiscono il Museo. «La formazione è strutturata in lezioni in presenza (sette persone del gruppo verranno in Italia a gennaio mentre a dicembre andremo noi a Gerusalemme), moduli online, summer camp – racconta Michela Valotti, ricercatrice e storica dell’arte dell’Università Cattolica –. Noi promuoviamo una formazione rispetto alla mediazione del patrimonio culturale (termine che si è prestato nel tempo a interpretazioni diverse e talvolta distorte). Le attività comprendono la fruizione delle opere d’arte da parte dei più piccoli e dagli adulti, laboratori per imparare a leggere l’opera, per cimentarsi con la pittura o trasformarsi in attori teatrali. Si tratta di un apprendimento non formale che va nella direzione dell’educazione della persona attraverso il patrimonio culturale».
Nel gruppo si crea uno scambio sull’accessibilità e sulla fruizione dell’opera d’arte, raccontando la sua provenienza, la storia del luogo e scegliendo la modalità con cui si può raccontare questa storia ai visitatori.
«Durante il training il nostro gruppo ha implementato idee ma anche imparato nuove tecniche» – ha detto l’architetto e artista Nisreen, mentre al giovane educatore Yazan l’esperienza di formazione ha dato «una migliore comprensione del mio ruolo non solo in qualità di educatore ma anche come artista» permettendogli di «identificare problemi, delineare soluzioni e fare cultura aperta a diversi pubblici». Anche l’educatore Abdulrahman ha raccontato un’esperienza positiva del lavoro quotidiano nei musei «in particolare con un focus sull’accessibilità, sul pensare le visite guidate, e soprattutto sulla valutazione che ci ha dato strumenti concreti da utilizzare immediatamente».
È evidente il valore dell’accordo siglato tra il Museo e il Crea che vuole alimentare lo scambio culturale tra i docenti dell’Ateneo e i giovani palestinesi. In questo modo il progetto Terra Sancta Museum: Heritage Education Hub for Palestinian Youth, finanziato dall'East Jerusalem Program della Commissione Europea e avviato nel 2024, sta operando per colmare il gap tra il museo e la comunità che lo accoglie.