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L’Europa tra egemonia americana e ascesa cinese

21 novembre 2025

L’Europa tra egemonia americana e ascesa cinese

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Come si colloca l’Unione Europea tra l’approccio conflittuale degli Stati Uniti di Donald Trump e la crescente potenza tecnologica della Cina? In che misura le spinte sovraniste presenti in alcuni Stati membri mettono in discussione i fondamenti delle democrazie occidentali? E quanto l’assenza di una reale integrazione politica ha inciso sulla stagnazione economica e sulla perdita di competitività del continente?

Sono alcune delle domande al centro del volume L’Europa fra Trump e la Cina. Tendenze e conflitti del mondo globale, pubblicato da Il Mulino, che Patrizio Bianchi – titolare della Cattedra Unesco “Educazione, Crescita ed Eguaglianza” all’Università di Ferrara, accademico dei Lincei, professore emerito di Economia applicata ed ex ministro dell’Istruzione – ha presentato in Cattolica il 19 novembre. Nel libro, l’autore offre una lettura del sistema internazionale, segnato da conflitti e tensioni che rischiano di espandersi con conseguenze sempre più gravi.

Ad aprire l’incontro è stato il preside della Facoltà di Scienze politiche e sociali, Andrea Santini, che ha sottolineato la rilevanza europea e internazionale della lezione, richiamando la tradizione della Facoltà nel promuovere studi e personalità di respiro continentale.

Nel suo intervento, corredato dai grafici contenuti nel libro, Bianchi ha voluto mostrare come Stati Uniti e Cina, pur essendo potenze globali, presentino forti contraddizioni interne. In questo quadro, sostiene, l’Europa resta più solida di quanto appaia, e soprattutto più forte delle stesse divisioni che la attraversano. La tesi centrale è chiara: l’Europa cresce quando condivide e si indebolisce quando si isola.


Secondo Bianchi, sono le persone a determinare la forza economica di un Paese. Da qui alcuni esempi: la scelta della Apple di spostare parte della produzione dalla Cina all’India, dove sono disponibili ingegneri con competenze manifatturiere avanzate; l’impossibilità per un imprenditore ceramico di Sassuolo di trasferire la produzione negli Stati Uniti per eludere i dazi, data la mancanza di operai specializzati. Anche l’aumento delle tasse universitarie introdotto da Trump ha, paradossalmente, reso più attrattivi gli atenei europei e italiani.

Il messaggio è evidente: «L’Europa può contare solo se investe nelle persone. La prima politica industriale è la politica educativa, che deve accompagnare i cittadini dall’infanzia all’università. Oggi le imprese danno per acquisite le competenze tecniche e cercano soprattutto persone capaci di gestire il cambiamento, dotate di visione globale e attitudine al lavoro di squadra».

Da questa visione discende un’indicazione precisa: «Serve un lavoro di dialogo e di cucitura a livello nazionale, europeo e internazionale, recuperando una visione d’insieme e la capacità di combinare elementi diversi. Ma per farlo servono tempo, stabilità e un impegno costante sulle persone. E il luogo deputato a questo è l’università».

Sul ruolo centrale degli atenei è intervenuto anche Alberto Quadrio Curzio, presidente emerito dell’Accademia dei Lincei e presidente del Centro di ricerche in Analisi economica e sviluppo economico internazionale (Cranec). L’economista ha ricordato come gli Stati europei condividano una cultura comune che va continuamente coltivata, e come proprio le università abbiano la responsabilità di aiutare i cittadini a ragionare in termini europei. «L’Unione Europea – ha osservato – è un’innovazione istituzionale straordinaria: ha trasformato rapporti secolari di conflitto in relazioni di pace, democrazia e cooperazione». Da qui l’importanza di rafforzare la cultura europea attraverso programmi come Erasmus e il dialogo tra studiosi, fondato su un linguaggio comune che eviti imposizioni ideologiche. «Il dialogo – ha concluso – è ciò che rende umani gli esseri umani».

In chiusura, la direttrice del Cranec, Floriana Cerniglia, ha sottolineato agli studenti il valore di aver potuto ascoltare due figure di riferimento del panorama accademico italiano, capaci di offrire uno sguardo lucido e al tempo stesso carico di speranza sulle sfide dell’economia e dell’industria. Dalle loro parole è emerso «un messaggio di coraggio e fiducia, fondato sulla cultura e sui valori».

Da qui l’appello rivolto agli studenti della Facoltà a riflettere sull’urgenza di una maggiore unità europea, indispensabile per affrontare con efficacia la competizione globale tra la potenza americana e l’ascesa cinese.

Un articolo di

Agostino Picicco

Agostino Picicco

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