Etica, giusta e partecipata. Ecco l’anima che l’Unione Europea vuole per la sua ripresa verde. La pandemia ha accelerato l’allineamento tra la volontà politica e la disponibilità tecnologica per avviare un processo di rinascita economica fondato sulla neutralità climatica. Le parole Green Deal e Next Generation Eu, e i loro miliardi, sono sulla bocca di tutti ma l’agenda europea che ha creato questi programmi è complessa e composta da tanti strumenti, che necessariamente dovranno portare a collaborazioni tra istituzioni e privati. Per capire meglio come funzionerà questo processo, il terzo webinar del ciclo “Alumni Global Talks”, moderato dalla giornalista di SkyTg24 e alumna della Scuola di Giornalismo dell'Università Cattolica Tonia Cartolano, ci ha portati direttamente nel cuore della Commissione Europea, dove è stato concepito il Green Deal.
Spendere bene tutti questi soldi non è semplice ed è fondamentale che istituzioni, governi e imprese remino dalla stessa parte: «In Italia le aziende sono molto avanzate e creative per quanto riguarda i processi di economia circolare -racconta Fulvia Raffaelli, responsabile Economia Circolare ed Edilizia della Direzione Mercato interno - ma ciò che le ostacola è una legislazione nazionale non adeguata. La definizione di rifiuto presenta grandissime differenze interpretative che variano addirittura da regione a regione. Progetti e riforme devono andare di pari passo, è importante che i privati siano sostenuti da una struttura amministrativa e legislativa adeguata».
Le risorse messe a disposizione per la ripresa verde sono eccezionali per ammontare e destinazione di spesa: il 30% dei 1100 miliardi che compongono il bilancio ordinario comunitario per il periodo 2021-2027, cioè i soldi che gli stati membri mettono a disposizione della Commissione Europea, dovrà essere speso per progetti green. Lo stesso dovrà accadere per il 37% dei fondi di Next Generation Eu: «È una agenda per il cambiamento ma anche una grande scommessa -conferma Raffaelli-. Se vogliamo favorire una transizione climatica che ci renda competitivi rispetto ad altri paesi dobbiamo cambiare il modo in cui pensiamo e implementiamo la crescita. Dobbiamo mostrare che la transizione non solo è possibile ma anche ricca di opportunità». Un esempio è Renovation Wave, il documento programmatico che favorisce investimenti green nei settori dell’edilizia e in cui si inserisce anche l’ecobonus del 110% lanciato dal governo italiano.
«Si tratta di una sfida epocale -conferma Valentina Superti, Direttore Risorse per la Direzione Mercato interno della Commissione nonché alumna della facoltà di Giurisprudenza-. La pandemia ha rafforzato le priorità di questa agenda, che però non possiamo affrontare unicamente noi da Bruxelles. Serve la partecipazione di tutti gli stati membri, del parlamento europeo e dei privati, che vogliamo sostenere in investimenti spesso troppo rischiosi, come infrastrutture sostenibili o attività di ricerca e sviluppo, attraverso fondi del nostro bilancio ordinario come InvestEu e con mezzi straordinari come Next Generation Eu, un passo storico per la progressione dell’integrazione europea».