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Il lavoro in transizione, primo Forum Alumni dell’Università Cattolica

29 ottobre 2025

Il lavoro in transizione, primo Forum Alumni dell’Università Cattolica

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«Le transizioni sono già in atto: le stiamo vivendo, ci siamo dentro e non sono reversibili. Sappiamo che vanno affrontate. Questo ci impone di aggiornare i nostri strumenti e le lenti interpretative». Daniela Fumarola, da segretario generale della CISL, ha piena consapevolezza delle trasformazioni che stanno investendo il mondo del lavoro. Parole, le sue, che hanno subito toccato il nervo scoperto del tema “Il lavoro in transizione”, scelto per inaugurare la prima edizione del Forum Alumni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Una giornata di confronto che, promossa dall’Ateneo e dall’Associazione Alumni Cattolica – Ludovico Necchi, ha riunito nei chiostri di largo Gemelli laureate e laureati delle quattro sedi dell’Ateneo. Provenienti da ogni parte d’Italia, numerosi alumni e alumnae, sabato 25 ottobre hanno accolto l’invito a riflettere insieme sulle sfide del lavoro, presenti e future, dando così il via a un «percorso condiviso», «un’avventura» - per riprendere le parole del prorettore vicario Anna Maria Fellegara - che ha aperto i lavori del Forum.  

A salire con lei sul palco due ospiti d’eccezione, entrambi alumni dell’Ateneo: oltre a Daniela Fumarola, Giuseppe Argirò, amministratore delegato della Compagnia Valdostana delle Acque e Vicepresidente di Elettricità Futura. «La nostra famiglia di laureati è una comunità disseminata nel mondo. Con questo evento vogliamo segnare un momento storico per una maggiore consapevolezza del ruolo che l’Università Cattolica è chiamata a svolgere nelle organizzazioni in cui si esprimono le nostre competenze», ha ricordato Fellegara, introducendo i due testimoni che dalla propria prospettiva professionale hanno offerto uno sguardo concreto sul lavoro che cambia, che chiede nuove competenze, nuovi diritti, nuove responsabilità.

«Il Forum vuole essere un’occasione annuale per ritrovarci e ascoltarci», ha detto Andrea Patanè, presidente Alumni Cattolica - Associazione Ludovico Necchi, spiegando lo spirito dell’iniziativa nata per condividere visioni, esperienze e best practices, anche in chiave intergenerazionale. Uno spazio di confronto e di idee per approfondire, secondo le specificità disciplinari delle 12 Facoltà - cifra distintiva dell’Ateneo - questioni cruciali del nostro tempo. «Ci ritroviamo perché, come quando ci siamo iscritti all’università, sentiamo l’esigenza di dare risposte al cambiamento, a partire dall’ascolto del punto di vista dell’altro», ha aggiunto Patanè.

Un articolo di

Katia Biondi

Katia Biondi

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Un termine, “transizione”, diventato negli ultimi anni un vero e proprio fil rouge del dibattito pubblico, entrando nel linguaggio comune e nel sentire collettivo. «Evoca il superamento di comportamenti consolidati in un mondo che evolve rapidamente, implicando la ricerca di nuovi assetti, più resilienti e capaci di rispondere a sfide diverse», ha chiarito la professoressa Fellegara, illustrando le ragioni alla base della scelta del tema.

«Le transizioni sono molteplici: accanto alla doppia transizione - ecologica e digitale - ce ne sono anche altre, come quelle demografiche e i flussi migratori, in entrata e in uscita, che spesso tendiamo a dimenticare. Fenomeni sintomo di una realtà che ci interroga profondamente, sia come individui sia come intelligenza collettiva. Siamo chiamati a ridefinire i paradigmi, in uno sforzo che deve trovare un’interpretazione comune». Di qui l’idea di uno «scambio intergenerazionale» per promuovere una condivisione in grado di leggere con lucidità i cambiamenti. Uno scenario complesso, dove il sistema del lavoro si conferma elemento centrale e imprescindibile.

 

 

Di questo è convinta anche Daniela Fumarola. «Studiamo le diverse transizioni, approfondiamo come è cambiato il lavoro e come i giovani lo vogliono interpretare, consapevoli che le imprese, per effetto di queste trasformazioni, hanno bisogno di nuove competenze», ha specificato. «In questo contesto, abbiamo incluso nella riflessione anche il nuovo articolo 18 e il ruolo centrale della formazione». Una visione che cerca di affiancare all’incertezza attuale un principio fondamentale: la persona al centro, in ogni dimensione. Per questo motivo, ha continuato Fumarola, «abbiamo proposto lo “Statuto della persona”: ogni individuo dovrebbe avere una sorta di zainetto in cui custodire il proprio bagaglio di competenze e godere di un diritto soggettivo universale alla formazione, fondamentale per affrontare le transizioni, soprattutto per le persone avanti con l’età, ma anche per chi deve entrare nel mondo del lavoro».

Una prospettiva dove la partecipazione diventa cruciale. «L’articolo 46 della Costituzione lo afferma chiaramente: non si tratta solo di un approccio culturale bensì di un esercizio di responsabilità e cittadinanza attiva, anche nei luoghi di lavoro, uno strumento per gestire le nuove fasi che si stanno aprendo». Fra queste, senza dubbio, quella demografica preoccupa più di altre. «È una vera emergenza: il Paese invecchia. Per fortuna, la qualità della vita è migliorata, ma dobbiamo agire. Donne, uomini e famiglie devono poter contare su un lavoro stabile e sicuro. Questo significa che bisogna agire attraverso una contrattazione che si sviluppi dentro e fuori i luoghi di lavoro, per costruire servizi alle persone e alla genitorialità, favorire la condivisione dei carichi familiari e sostenere l’assistenza alle persone fragili. Solo così potremo rendere le transizioni davvero inclusive e umane», ha avvertito Fumarola.

 

 

Resta, tuttavia, un dato concreto. «L’Italia soffre di problemi strutturali: una produttività che cala, e persone che, pur lavorando, restano povere», ha notato Giuseppe Argirò, alla guida di un’azienda tra le più rilevanti nel settore delle energie rinnovabili, con oltre mille dipendenti. «Le carenze tradizionali del nostro sistema si trovano ora di fronte a nuove sfide: la transizione digitale, quella ecologica e un quadro geopolitico che si sta fratturando a livello globale». Un Paese, il nostro, che fatica a tenere il passo con le grandi trasformazioni, viste sempre come minacce anziché opportunità. «Ma il cambiamento è già in corso e impatterà comunque. Dobbiamo prenderne coscienza. Sono le persone che devono governarlo, comprenderlo e formare altre persone per affrontarlo».

Il nodo cruciale? Ancora una volta le competenze. «Nel nostro settore soffriamo di una drammatica carenza di professionalità qualificate. Ne abbiamo bisogno, soprattutto per guidare i processi di trasformazione. Manca una pianificazione organizzata e strutturale che spieghi alle persone - e in particolare alle giovani generazioni - gli scenari che si stanno delineando a seguito del cambiamento climatico. Per questo, serve tornare a una logica di programmazione dell’educazione, per affrontare le grandi priorità del Paese. Quella energetica è centrale». Da qui una sollecitazione: «L’Italia è un giacimento di competenze e tecnologie. Dobbiamo mettere a sistema tutte queste risorse. E, oggi, più che mai, la parola d’ordine deve essere coraggio. Il coraggio di uscire dalla comfort zone».

 

 

 

La giornata è proseguita con gli approfondimenti in nove tavoli tematici. Circa una ottantina di relatori, tutti alumni e alumnae dell’Ateneo, coordinati da docenti dell’Università Cattolica e da membri del direttivo dell’Associazione Ludovico Necchi, per approfondire il lavoro in transizione. Questi i titoli: 1) Le transizioni del lavoro tra innovazione tecnologica, nuove competenze e responsabilità istituzionali; 2) Dal diritto all’impresa: il giurista tra innovazione tecnologica, responsabilità sociale e nuove competenze; 3) Guidare il cambiamento: il futuro del lavoro tra formazione, AI e nuove leadership; 4) Professioni in evoluzione tra Intelligenza Artificiale, finanza digitale e nuove forme di impresa; 5) Nuove competenze e valori nel lavoro che cambia: tra AI, sostenibilità e dialogo intergenerazionale; 6) Apprendere e insegnare nel cambiamento: formazione, scuola e lavoro tra AI e nuove competenze; 7) Nuove generazioni e umanesimo digitale: competenze e linguaggi del lavoro che cambia; 8) Dalla formazione alla global health: nuove competenze e scelte per la sanità del futuro; 9) Dal mercato globale alla comunità professionale: flessibilità, inclusione e adattabilità nel lavoro.

Una giornata intensa, arricchita da un pranzo conviviale che ha permesso di proseguire con gli approfondimenti del tema principale, dando anche spazio al networking, fondamentale per le Associazioni Alumni. In chiusura, la visita al Polo San Francesco come “sguardo all’Unicatt di domani”.

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