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Il potere terapeutico dell’arte

14 dicembre 2022

Il potere terapeutico dell’arte

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Studi internazionali lo confermano: la visione dell’arte produce benefici in persone malate, disabili fisici e psichici.

Accade perché la fruizione del bello stimola i meccanismi di resilienza e autostima, favorisce i corretti processi fisiologici e ormonali, riduce l’isolamento sociale grazie alla condivisione di visite di gruppo.

Lo racconta Paolo Gei, primario di Cardiologia in pensione per Fondazione Poliambulanza che del “Potere terapeutico dell’arte” ha fatto l’oggetto della sua tesi in Lettere con indirizzo storico-artistico e archeologico, supervisionata dalla professoressa Elena di Raddo.

«L’idea mi è venuta in seguito alla richiesta di un mio paziente cardiopatico. Aveva il desiderio di visitare Brixia - Parco archeologico di Brescia romana e, considerate le sue serie problematiche di salute, disse che accompagnato da me si sarebbe sentito più al sicuro. Il percorso che dal Santuario repubblicano porta al Museo Santa Giulia e alla cripta di San Salvatore è di circa 1 km».

È stato l’inizio dell’attività del medico-guida turistica, che da gennaio 2022 ad oggi ha accompagnato oltre 200 pazienti ed ex pazienti oncologici, affetti da Alzheimer, Parkinson, depressione, sindrome di Down o long Covid.

«La positività dell’approccio è stata dimostrata da ricerche internazionali citate nella mia tesi di laurea. Il contatto con l’arte aumenta la produzione di serotonina e dopamina, gli ormoni del benessere, mentre calano cortisolo e adrenalina, associati agli stati di stress. A livello cardiologico questo significa riduzione di aritmie, tachicardia e diminuzione della pressione arteriosa» spiega il medico.

Il segreto è privilegiare un approccio più emozionale e meno storico-tecnico. «L’emozione colpisce la mente e stimola la creazione di ricordi» precisa il dott. Gei.

Il successo del passaparola tra le associazioni che si rivolgono a Gei ha portato alla stipula di una convenzione con Fondazione Brescia Musei «che sarà rinnovata per il 2023».

Inoltre «tra le evoluzioni possibili c’è quella di coinvolgere i pazienti stabilizzati degli ospedali e gli utenti di RSA e centri diurni. Il valore aggiunto? Si tratta di un modello replicabile ovunque» conclude il medico.

Un articolo di

Bianca Martinelli

Bianca Martinelli

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