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Il sottile equilibrio Cina-Usa nel nuovo ordine internazionale

23 febbraio 2022

Il sottile equilibrio Cina-Usa nel nuovo ordine internazionale

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In un periodo storico particolare come quello attuale, in cui le relazioni tra due delle principali potenze mondiali, appaiono fortemente compromesse, è opportuno ragionare su quanto sia complicato creare e mantenere un ordine internazionale tra paesi che hanno una visione completamente differente in materia politica ed economica. 

Uno spunto di riflessione sull’argomento arriva dal libro, edito da Il Mulino, “La Cina, gli Stati Uniti e il futuro dell’ordine internazionale” di Matteo Dian, Senior Assistant Professor presso il Dipartimento di Scienze politiche all’Università di Bologna. Se n’è parlato lunedì 21 febbraio, nell’ultimo appuntamento di AserIncontra, il ciclo promosso dall’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali, in cui l’autore ha spiegato i punti salienti del suo volume.

Come sottolineato da Anna Caffarena, docente della Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Torino, questo libro ha come obiettivo quello di approfondire le differenti prospettive che negli ultimi anni fanno da sfondo alle relazioni tra Stati Uniti e Cina. «Per lungo tempo, il tema dell’ordine internazionale è stato considerato dall’opinione pubblica occidentale come un qualcosa di scontato - ha contestualizzato Caffarena - ma con la crisi economica del 2008 tutto è cambiato e in quello stesso anno, durante l’edizione del G20, la Cina ha proposto al mondo intero una propria visione di ordine economico che da quel momento si è contrapposta agli Stati Uniti, il cui modello di ordine liberale andava deteriorandosi sempre maggiormente».

Matteo Dian ha chiarito che per capire come si sviluppano i rapporti tra Cina e Usa, è fondamentale individuare il corretto punto di vista teorico. E l’approccio improntato sul liberalismo promosso dagli Stati Uniti fino a pochi anni fa si è rivelato inadatto: «Attualmente gli Usa hanno scarsa influenza economica in oriente e non riescono a far allineare la Cina al proprio ordine internazionale».

Per l’autore anche la lettura realista, basata sul dualismo Cina-Usa, che richiama quello storico tra Atene e Sparta, ha dei limiti: «Questa visione si concentra troppo sul tema della contrapposizione e non spiega la cooperazione tra le due grandi potenze».

Dian, dunque, individua nel modello della scuola inglese quello più efficace per comprendere i rapporti tra le due nazioni: «L’ascesa di una nuova potenza come la Cina ha portato alla creazione di una nuova dimensione normativa. L’ordine internazionale si forma stabilendo accordi politici che possano mantenere pace e stabilità».

L’ordine internazionale non può però prescindere dal rispetto reciproco dei differenti ordini regionali, che sono improntati su alcuni capisaldi chiamati da Dian “istituzioni primarie”. L’autore le ha descritte in modo dettagliato durante l’incontro. La prospettiva economica e politica della Cina: «È influenzata dalla filosofia di Marx e dal confucianesimo, oltre che da un forte spirito nazionalistico post-coloniale». Per questo l’ordine regionale cinese si basa sullo sviluppo di una forte sovranità statale e sul desiderio di una non interferenza occidentale nei propri affari. A livello economico promuove il capitalismo di stato con il continuo intervento strategico del governo. In generale la crescita socioeconomica della nazione viene anteposta alla salvaguardia dei diritti umani.

Gli Stati Uniti invece mettono in atto una politica che ruota intorno al libero scambio, con una sfera di influenza sugli altri molto ridotta e con una maggiore attenzione al rispetto dei diritti umani. E permangono le visioni liberali e realiste secondo cui la Cina è considerata una potenza rivale che va allineata all’ordine internazionale dell’occidente; tuttavia, come Dian ha sottolineato più volte nel corso del convegno «dalla crisi asiatica del 1997 è iniziato il declino dell’influenza americana in oriente e attualmente gli Usa non hanno i mezzi finanziari per imporre la propria visione su quella cinese».

E da questa riflessione il focus dell’autore si è spostato sul rapporto che le due grandi potenze citate hanno con le varie nazioni del territorio indo-pacifico: «Gli Usa ormai hanno solo il Giappone come alleato completamente fedele. Il governo cinese fa valere un potere coercitivo su molti altri paesi, sia sotto l’aspetto politico, sia sotto quello economico e anche alcuni importanti stati come Corea del Sud e Australia, pur condividendo molte idee occidentali, non possono permettersi di inimicarsi Pechino e cercano quindi di mantenere rapporti equilibrati con entrambe le potenze». La spinta della visione sino-centrica contrasta così l’obiettivo americano di far prevalere il concetto di una regione indo-pacifica che possa ruotare intorno a valori occidentali.

«Il libro di Matteo Dian – ha detto in conclusione il professor Vittorio Emanuele Parsi, direttore di Aseri - si propone come una cassetta degli attrezzi per chi si occupa di relazioni internazionali, poiché descrive alla perfezione il sottile equilibrio sui si fondano i rapporti tra le due potenze».

Un articolo di

Alessandro Stella

Scuola di Giornalismo

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