“I diritti dei bambini in Palestina sono importanti, ma fino ad un certo punto?” Era questo il titolo, evidentemente provocatorio, del seminario di studio che lunedì 24 novembre ha riunito docenti e attivisti nella sede di Milano dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Promossa dai professori dell’Ateneo che hanno firmato nelle scorse settimane un appello per la pace, l’iniziativa è stata accolta con favore dal rettore Elena Beccalli, che nei saluti, ad introduzione del convegno, ha sottolineato come lei stessa avesse sollecitato la comunità accademica a farsi avanti su un tema tanto drammatico e urgente.
Questo convegno è un nuovo tassello che si aggiunge ai molti altri», ha sottolineato la professoressa Beccalli, ricordando l’impegno dell’Ateneo come «istituzione di pace».
Di questo mosaico il Rettore ha voluto in particolare indicare alcune tessere: il festival dell’educazione a Brescia e la settimana sul dono a Piacenza, declinati entrambi su questo tema. E ancora le possibilità di formazione offerte in particolare dalla Facoltà di Medicina a studenti palestinesi.
Tra questi studenti, beneficiari di un corridoio universitario aperto dalla Farnesina, c’è Joslin Aldadah, che, in virtù di quell’accordo, ha potuto proseguire il tirocinio al Policlinico Gemelli.
Proprio lei è stata invitata a raccontare quello a cui ha assisto a Gaza svolgendo il proprio servizio in un ospedale della Striscia durante l’intervento militare di Israele seguito all’attentato di Hamas il 7 ottobre 2023 e terminato con una tregua all’inizio di ottobre di quest’anno.
Il suo intervento si è aggiunto alle testimonianze degli operatori umanitari impegnati sul campo: Miriam Ambrosini, che per Terres des Hommes lavora in Cisgiordania, collegata l’altra sera da Bagdad e sempre da remoto Ricardo Pires, vicepresidente di Unicef.