«L’altro giorno, un po’ per gioco, mio figlio ha chiesto all’intelligenza artificiale di scrivere due articoli sull’euro, uno con lo stile di Prodi e uno con lo stile di Tremonti. Sono usciti due articoli perfetti, meglio di quello che avrei scritto io: per Tremonti, non so…». È lo stesso ex presidente del Consiglio e della Commissione Europea Romano Prodi, alumnus dell’ateneo, a far sorridere con questo esempio la gremitissima Cripta dell’Aula Magna dell’Università Cattolica. Un modo non banale per spiegare le potenzialità dell’intelligenza artificiale, che definisce «un cambiamento totale della società». E i rischi: «Il problema è che per ora è nel comando non democratico». L’occasione è la presentazione del libro di Vittorio Bertola e Stefano Quintarelli, Internet fatta a pezzi, promossa dallo Humane Technology Lab, il laboratorio dell’Università Cattolica nato per investigare il rapporto tra esperienza umana e tecnologia e diretto da Giuseppe Riva. Il sottotitolo, Sovranità digitale, nazionalismi e big tech, anticipa al lettore molto di ciò che troverà nelle 144 pagine del volume edito da Bollati Boringhieri. «Il motivo per cui abbiamo tenuto a fare questo libro è segnalare che la direzione va capita, meditata e, se possibile, controllata», spiega Vittorio Bertola. «Queste aziende hanno ormai dimensioni comparabili o persino superiori a quelle degli Stati. Quindi sono anche un potere politico, influenzano pesantemente le decisioni che vengono prese a Bruxelles e in tutto il mondo. E tendono, per certi versi, a sostituire lo Stato. Siamo sicuri che questo sia il modello al quale vogliamo arrivare?».