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Internet fatta a pezzi, tra potenzialità e rischi

03 maggio 2023

Internet fatta a pezzi, tra potenzialità e rischi

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«L’altro giorno, un po’ per gioco, mio figlio ha chiesto all’intelligenza artificiale di scrivere due articoli sull’euro, uno con lo stile di Prodi e uno con lo stile di Tremonti. Sono usciti due articoli perfetti, meglio di quello che avrei scritto io: per Tremonti, non so…». È lo stesso ex presidente del Consiglio e della Commissione Europea Romano Prodi, alumnus dell’ateneo, a far sorridere con questo esempio la gremitissima Cripta dell’Aula Magna dell’Università Cattolica. Un modo non banale per spiegare le potenzialità dell’intelligenza artificiale, che definisce «un cambiamento totale della società». E i rischi: «Il problema è che per ora è nel comando non democratico». L’occasione è la presentazione del libro di Vittorio Bertola e Stefano Quintarelli, Internet fatta a pezzi, promossa dallo Humane Technology Lab, il laboratorio dell’Università Cattolica nato per investigare il rapporto tra esperienza umana e tecnologia e diretto da Giuseppe Riva. Il sottotitolo, Sovranità digitale, nazionalismi e big tech, anticipa al lettore molto di ciò che troverà nelle 144 pagine del volume edito da Bollati Boringhieri. «Il motivo per cui abbiamo tenuto a fare questo libro è segnalare che la direzione va capita, meditata e, se possibile, controllata», spiega Vittorio Bertola. «Queste aziende hanno ormai dimensioni comparabili o persino superiori a quelle degli Stati. Quindi sono anche un potere politico, influenzano pesantemente le decisioni che vengono prese a Bruxelles e in tutto il mondo. E tendono, per certi versi, a sostituire lo Stato. Siamo sicuri che questo sia il modello al quale vogliamo arrivare?».

 

Il ragionamento, aggiunge Stefano Quintarelli, non vale solo per Google, Meta, Alphabet e gli altri colossi. «Negli ultimi vent’anni la nostra dimensione materiale del mondo si è arricchita di una dimensione immateriale che è diventata la principale interfaccia utente», racconta Quintarelli. «Se oggi comprate un trattore, state comprando due cose: gli atomi, ciò che viene passato di mano in un luogo fisico, e una licenza d’uso per il software. Quest’ultima è un contratto tra voi e il fornitore che vi pone dei limiti, pena la sospensione del software che fa girare il trattore. Una piccola fetta del suo valore passa in Italia, ma la gran parte del valore del trattore è la dimensione immateriale: qualunque cosa contenga un software, include sempre una parte che effettivamente compriamo e una parte, in licenza d’uso, che decide le regole del gioco».

 

«Questo volume potrebbe essere usato come libro di testo per i ragazzi», commenta Mariangela Pira, giornalista di Sky e alumna dell’Università Cattolica. «Considerando le grandi società tecnologiche presenti in Italia, nel 2020 il loro utile è stato tra i 3.8 e i 4.4 miliardi euro. A fronte di ciò, le tasse pagate sono state pari a circa 70 mln. Abbiamo preparato un servizio su Sky TG24 e, incrociando i dati del Ministero delle Finanze, abbiamo scoperto che una big tech pagava le stesse tasse che paga un hotel nella Provincia di Savona». «La società deve difendersi e mettere delle regole», afferma Prodi, che ribadisce: «È in corso una rivoluzione, con aspetti che non sono prevedibili». A ipotizzare scenari futuri e possibili soluzioni pensano dunque gli autori, nelle pagine del libro così come tra le colonne di granito della Cripta, stimolati dalle tante domande degli studenti. «Anche la nostra azione da singoli cittadini attivi è fondamentale», rispondono. «Non è semplice vivere senza Google, per esempio, ma è importante farne un uso consapevole». 

Un articolo di

Francesco Berlucchi

Francesco Berlucchi

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