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L’archeologo che fa rivivere le miniere bresciane

27 ottobre 2021

L’archeologo che fa rivivere le miniere bresciane

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Dalla tesi magistrale di Mattia Cominelli – laureato in Archeologia cristiana e medievale presso la sede milanese dell’Ateneo, dove oggi frequenta la Scuola di specializzazione in Beni archeologici - sta prendendo gradualmente forma l’inedito progetto di valorizzazione del patrimonio archeologico e minerario dell’area che collega la valle del Trobiolo alla Val Palot, in provincia di Brescia.

Oggi sul tavolo degli amministratori del Comune di Pisogne, sul lago d’Iseo, c’è infatti un progetto del valore di due milioni e mezzo di euro, finalizzato alla messa a punto di un parco archeo-minerario che colleghi miniere e siti d’interesse legati al passato siderurgico della zona, tramite un percorso ad anello con partenza dalla chiesa di Santa Maria della Neve di Pisogne al Monte Guglielmo, per poi scendere verso la località di Fraine, la Val Palot e la miniera di Pontasio, che verrà parzialmente recuperata e resa fruibile ai visitatori.

«La mia tesi si compone di una base archeologica in cui ripercorro la storia dei siti legati all’estrazione del ferro in area pisognese, supervisionata dal relatore, il prof. Marco Sannazaro, abbinata ad un impianto geo-archeologico in cui è stato fatto uno studio dettagliato del terreno, unitamente al censimento di un centinaio di imbocchi e strutture, condotto col geologo Fabio Fenaroli, correlatore esterno della tesi. Questo è stato l’elemento per mettere a sistema il modello di studio poi esteso alle aree circostanti» spiega Mattia.

È infatti nato un protocollo d’intesa tra Università Cattolica e l’amministrazione comunale di Pisogne, che ha investito 25mila euro per finanziare lo studio di fattibilità e allargare il raggio d’azione a tutta la montagna pisognese, a cui Mattia ha lavorato, in tandem con Fenaroli e il team di esperti della Cattolica, durante il tirocinio curricolare previsto dalla Scuola di specializzazione diretta dal prof. Sannazaro. 

Il lavoro è quindi proseguito strutturando itinerari escursionistici e pensando alla viabilità di collegamento tra le varie aree di interesse, anche in un’ottica turistica e legata al trekking per turisti e residenti.

Secondo Mattia «La parte relativa ai cammini e alla sentieristica esterna potrebbe diventare fruibile nel giro di un anno, mentre ciò che riguarda l’ipogeo e la discesa nel sottosuolo è più complesso e necessita di ulteriori pratiche burocratiche, computi e lavori strutturali per la messa in sicurezza».

La motivazione è di natura strutturale «Si tratta di miniere medievali - differenti da quelle che siamo abituati a visitare ad esempio in Valle Trompia - in quanto non dritte e ricche di concrezioni calcaree che le rendono più simili a una grotta» spiega Mattia.

Per la messa a punto del piano, computato dagli esperti dell’Università Cattolica in collaborazione con i geologi e i tecnici del Comune, è già scattata la corsa per reperire i fondi e passare alla fase esecutiva. 

Un articolo di

Bianca Martinelli

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