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L’Università de-situata: a Scienze della formazione si impara fuori dalle aule

26 febbraio 2024

L’Università de-situata: a Scienze della formazione si impara fuori dalle aule

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Esce dalle aule dell’accademia, per entrare negli spazi dei futuri contesti professionali dei laureati in Scienze della formazione: è la proposta formativa della professoressa Elisabetta Musi e accettata con entusiasmo dagli studenti di “Pedagogia della famiglia” della laurea triennale in Scienze dell’Educazione e della Formazione del campus di Piacenza dell’Università Cattolica. 

La definisce “Università situata”, la professoressa Musi, ovvero «calata negli ambiti in cui ciò che si insegna dovrà essere applicato; ma al contempo si tratta anche di un’esperienza di Università “de-situata” perché si svolge fuori dalle aule in cui normalmente si tengono le lezioni». 

«Nell’incontro con operatori sociali, professionisti dell’educare, volontari e fruitori dei servizi» riprende la professoressa Musi «si crea una comunità di apprendimento all’interno della quale si mescolano e si ridefiniscono punti di vista, saperi e competenze, in cui le diverse età ed esperienze si mettono in dialogo. L’Università fuori dagli spazi universitari è un’occasione per soggetti con ruoli diversi di raccontarsi, sollecitati a rilevare e problematizzare la dimensione pedagogica del proprio agire, al fine di comprendere meglio il mondo in cui si abita e per costruire insieme ipotesi di cambiamento evolutivo». Compito del docente in questa forma di didattica innovativa, sta nell’accompagnare studenti e studentesse a misurarsi concretamente con la complessità, facendosi garanti di scambi tra mondi e gruppi sociali diversi

La teoria rimane imprescindibile, «ma è espressamente finalizzata a verificare le capacità di analisi e di problematizzazione degli studenti in contesti sconosciuti, per imparare a utilizzare le competenze apprese in funzione di ciò che l’esperienza richiede, generando comprensioni originali e generalizzando informazioni che nascono dal confronto, dal dibattito».

Così, se il primo semestre si è svolto all’interno delle aule universitarie ed è stato dedicato ai fondamenti teorici della pedagogia della Famiglia, «il secondo semestre sarà dedicato all’apprendimento diretto nei contesti, e prevede tre percorsi formativi in altrettanti scenari sociali particolarmente significativi per il sostegno alla famiglia, messa alla prova da esperienze critiche, all’individuazione di possibilità educative/rieducative e di promozione sociale».

Ad accogliere gli studenti, a partire dal 27 febbraio, saranno gli spazi e gli operatori di un Servizio pubblico che accoglie neomamme, che ha offerto la propria disponibilità ad ospitare, oltre alle studentesse del corso, le future mamme che partecipano ai corsi di preparazione alla nascita e alcune ostetriche del Consultorio che guidano i corsi. Seconda tappa sarà la Casa Circondariale di Piacenza, dove verranno realizzati quattro incontri con i detenuti sui temi della genitorialità e della vita emotiva. Infine, nell’Hospice “La casa di Iris” verranno affrontati, con operatori, volontari e familiari dei pazienti, i temi della sofferenza, della separazione, della morte e della elaborazione del lutto.

Ogni percorso consiste in una serie di incontri di tre ore l’uno nei luoghi dei servizi in cui ci si confronterà con gli operatori e i soggetti che ne stanno facendo esperienza.

«Si tratta di un’interpretazione della mission dell’Università che non ne tradisce ma anzi ne amplifica l’azione democratica, e che si ispira ad esperienze avviate con successo in altri Paesi. La proposta – conclude la docente – è principalmente finalizzata a risemantizzare l’idea stessa di didattica universitaria nei termini di una costruzione collettiva e critica del sapere, in grado di tessere un dialogo tra soggetti che partecipano al mondo-della-vita secondo prospettive differenti ma accomunate da medesimi interessi».  

Un articolo di

Sabrina Cliti

Sabrina Cliti

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