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La poesia è di tutti, quella creatività capace di stupire

22 marzo 2023

La poesia è di tutti, quella creatività capace di stupire

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«È ancora possibile la poesia». Si intitolava così la prolusione alla consegna del Premio Nobel che Eugenio Montale ricevette il 12 dicembre 1975. A distanza di 48 anni, «la contemporaneità della poesia ai più sfugge. Ma quali sono i percorsi della poesia contemporanea e come ci si avvicina oggi alla lettura?», si chiede il Rettore, professor Franco Anelli. «C’è un bisogno, un desiderio di riavvicinarsi e di comprendere una forma letteraria che spesso capita di non frequentare più dopo gli anni della scuola. Eppure, l’interesse è appassionato e lo dimostrano gli studenti presenti oggi». L’Aula Magna della sede milanese è gremita. Durante l’evento, organizzato dall’ateneo in occasione della Giornata mondiale della poesia, viene presentata la collana La poesia è di tutti: una serie di piccoli libri, realizzata dal Corriere della Sera con il supporto dell’Università Cattolica in qualità di partner unico, con le voci più amate, italiane e internazionali, ma anche gli autori da poco entrati nel canone della grande poesia.


«Oggi è la Giornata mondiale della poesia e certamente è importante che il nostro ateneo, insieme a una grande istituzione culturale come il Corriere della Sera, abbia la possibilità di concorrere ad offrire una conoscenza», afferma il Rettore, secondo il quale «rendere di tutti la poesia diventa un’idea originale e preziosa di promozione culturale». «Che cosa c’entra la poesia con un quotidiano che si occupa soprattutto di notizie?», domanda Barbara Stefanelli, vicedirettrice vicaria del Corriere. «Da quando è nata La Lettura, nel 1901, sulle sue pagine hanno scritto tantissimi poeti». Cita Giovanni Pascoli, Gabriele D’Annunzio, Guido Gozzano, Trilussa, Sibilla Aleramo, Andrea Zanzotto, Giovanni Giudici, Mario Luzi, Pier Paolo Pasolini, Giovanni Testori. «La poesia serve a spostarci dallo spavento verso lo stupore. Sì, lo stupore, quello stato di meraviglia che ci permette di cogliere e di raccogliere lo stupore degli altri, di coloro che ci stanno intorno». 


Stefanelli ricorda Montale, le sue parole nel ’75: «In ogni modo io sono qui perché ho scritto poesie, un prodotto assolutamente inutile, ma quasi mai nocivo e questo è uno dei suoi titoli di nobiltà. Ma non è il solo, essendo la poesia una produzione o una malattia assolutamente endemica e incurabile». Sul Corriere, la poesia è arrivata perfino in prima pagina: il 16 settembre 2001, sotto la testata, «Dedicato ai pompieri di New York» di Giovanni Giudici. A chiedere al poeta quei versi fu Antonio Troiano, responsabile della “Cultura” del quotidiano. «”La poesia è avara”, mi disse Giovanni. “Ma per quando ne avete bisogno, voi, di questa poesia?” Il mio silenzio lo commosse. Il giorno dopo, abbiamo potuto pubblicare in prima pagina i suoi versi dedicati ai pompieri che persero la vita a New York durante gli attentati dell’11 settembre». 


«I poeti usano le parole come il maestro vetraio fa con la pasta vetrosa: si lavora a caldo», spiega il curatore della collana Daniele Piccini, docente di Filologia della letteratura italiana all’Università per Stranieri di Perugia e alumnus della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica. «Non esiste poesia senza lettore, e questa collana va proprio verso il lettore. Gli chiede di entrare. Il poeta ci chiede di ascoltarlo. Quante volte, per esempio leggendo Montale, ci sorprende questo tu? Il poeta ci chiama. Il centro non sono i libri, ma quello che i libri trasmettono». Piccini ricorda con commozione gli anni trascorsi all’Università Cattolica, allievo di Giuseppe Frasso, e al Collegio Augustinianum che gli ha permesso di «vivere l’università con una pienezza straordinaria». Anche se «più che di ricordi, si tratta di qualcosa di vivo dentro me: se sono diventato docente in un altro ateneo, lo devo alla formazione che ho avuto qui». 


«La poesia è un passaggio obbligato», spiega Giuseppe Lupo, docente di Letteratura italiana moderna e contemporanea. «Si comincia da poeti. A un certo punto, ci sono quelli che nascono poeti e rimangono tali e quelli che scelgono la narrativa. Però il ritmo delle parole rimane». Secondo Lupo «gli uomini parlano due lingue: quella che si usa in giacca e cravatta e quella che si parla con il pigiama. Quest’ultima, onirica, visionaria, è quella che potrebbe diventare libro, letteratura. È quella che nasce dalle orecchie, e poi diventa pagina». Per l’occasione, il professor Lupo ha poi annunciato l’idea di organizzare, sempre in collaborazione con il Corriere della Sera, il premio “La primavera della poesia” rivolto agli studenti dell’ateneo che vogliano comporre e presentare alla giuria dei versi inediti.


L’evento, aperto dall’apprezzata performance del campione di poetry slam Filippo Capobianco, si è concluso tra musica, parole ed emozioni con il pianista e compositore Stefano Bollani e la regista e attrice Valentina Cenni. «La conoscenza non può essere solo la capacità o la competenza, c’è anche bisogno della creatività», dice il Rettore. «Nell’ambito della produzione di testi, la poesia raggiunge probabilmente i massimi vertici dell’uso del linguaggio. Tornare a riprendere in mano testi così essenzialmente creativi è una grande opportunità di arricchimento. Ringrazio chi se ne lascia sedurre».

Un articolo di

Francesco Berlucchi

Francesco Berlucchi

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