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La regola d'oro per capire il mondo

06 aprile 2022

La regola d'oro per capire il mondo

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Il compito della filosofia oggi è trovare la chiave per la polifonia del mondo. La figura che il critico letterario russo Michail Bachtin usò per descrivere i romanzi di Dostoevskij ben si adatta alla sfida del pensiero contemporaneo: come le figure dell’autore russo acquisiscono significato nella dinamica che le lega tra loro, così il mondo, che è composto da culture diverse, acquisisce una forma compiuta nel dialogo tra esse.

Nella sua lezione tenuta oggi all'Università Cattolica del Sacro Cuore il professore Luca Maria Scarantino, docente di Filosofia e politica delle culture presso l’Università IULM, ha suggerito una ipotesi su cosa sia questa chiave. Si tratta della Regola d’oro: “Non fare agli altri ciò che non desideri venga fatto a te stesso”. Una legge formale, cioè libera da qualsiasi tipo di concretizzazione etica e dunque valida per ogni sistema culturale.

«La cultura contemporanea oggi si fa a Shanghai, a Pechino, a New York, Parigi, Roma. Muoversi in una sola tradizione significa non essere letti – ha detto agli studenti del professor Massimo Marassi-. Lo scenario è transculturale ma occorre trovare sistemi per comprenderci. Non è detto che quando i ragazzi di Hong Kong sfilino per le strade chiedendo più libertà abbiano in mente lo stesso concetto di voi quando sfilate per le strade di Milano».

Un esempio è quello delle vignette sul Profeta Maometto pubblicate dalla rivista satirica danese Jyllands-Posten nel 2005, che generarono scandalo nel mondo musulmano e violente proteste in molte comunità islamiche: «Per noi europei la libertà di stampa è sacra perché è tra i capisaldi dello sviluppo della nostra società fin dal basso Medioevo. È dissacrabile praticamente tutto quello che è nello spazio pubblico, il limite è l’individuo. Mentre per il mondo musulmano l’elemento religioso è parte fondante del legame sociale».


La sfida è trovare un terreno comune tra questi sistemi culturali dotati di propria dignità che non sia filtrato dall’etica, cioè da usi, tradizioni, modi di vestire, visioni del mondo che cambiano a seconda di dove si nasce e si vive. «Dobbiamo evitare due rischi -ha avvertito Scarantino-. Affermare la superiorità di un sistema culturale sugli altri in base alle idee che appartengono al nostro universo di riferimento, perché questo genera il fondamentalismo. Oppure identificare la cultura con l’etica, e quindi con i nostri comportamenti. Sono due aspetti del relativismo culturale, entrambi portano allo scontro».

Nel 2024 Roma ospiterà per la prima volta dal 1900 il Congresso mondiale di filosofia, punto di incontro di tradizioni diverse di tutto il mondo. La lezione di Scarantino, presidente dal 2018 della Fisp, la federazione internazionale delle società filosofiche, è un primo passo verso un appuntamento che vedrà riuniti esperti di tutte le aree del sapere umano con lo scopo di riflettere e ripensare i modelli di sviluppo delle nostre società.

«La regola d’oro lascia aperte tutte le possibilità e attribuisce a ogni individuo la responsabilità di agire in ogni contesto – ha concluso Scarantino-. Servono quindi uno sforzo di comprensione, capire i contesti in cui ci si muove e per scambiare occorre essere disposti a cambiare in prima persona. Pensate a San Paolo: ha cambiato tutto di sé stesso. È questo che permette l’integrazione. Lo strumento di questa conversione è la caritas cristiana, o lo Shu del confucianesimo. La personalità nasce dallo scambio, senza essa si tradisce la propria vocazione umana. Non a caso nella Divina Commedia Dante rappresenta gli avari, che non sono i tirchi ma coloro che in vita hanno rifiutato di dare o di ricevere, come delle ombre prive di identità».

Un articolo di

Michele Nardi

Michele Nardi

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