Il compito della filosofia oggi è trovare la chiave per la polifonia del mondo. La figura che il critico letterario russo Michail Bachtin usò per descrivere i romanzi di Dostoevskij ben si adatta alla sfida del pensiero contemporaneo: come le figure dell’autore russo acquisiscono significato nella dinamica che le lega tra loro, così il mondo, che è composto da culture diverse, acquisisce una forma compiuta nel dialogo tra esse.
Nella sua lezione tenuta oggi all'Università Cattolica del Sacro Cuore il professore Luca Maria Scarantino, docente di Filosofia e politica delle culture presso l’Università IULM, ha suggerito una ipotesi su cosa sia questa chiave. Si tratta della Regola d’oro: “Non fare agli altri ciò che non desideri venga fatto a te stesso”. Una legge formale, cioè libera da qualsiasi tipo di concretizzazione etica e dunque valida per ogni sistema culturale.
«La cultura contemporanea oggi si fa a Shanghai, a Pechino, a New York, Parigi, Roma. Muoversi in una sola tradizione significa non essere letti – ha detto agli studenti del professor Massimo Marassi-. Lo scenario è transculturale ma occorre trovare sistemi per comprenderci. Non è detto che quando i ragazzi di Hong Kong sfilino per le strade chiedendo più libertà abbiano in mente lo stesso concetto di voi quando sfilate per le strade di Milano».
Un esempio è quello delle vignette sul Profeta Maometto pubblicate dalla rivista satirica danese Jyllands-Posten nel 2005, che generarono scandalo nel mondo musulmano e violente proteste in molte comunità islamiche: «Per noi europei la libertà di stampa è sacra perché è tra i capisaldi dello sviluppo della nostra società fin dal basso Medioevo. È dissacrabile praticamente tutto quello che è nello spazio pubblico, il limite è l’individuo. Mentre per il mondo musulmano l’elemento religioso è parte fondante del legame sociale».