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La salute planetaria per un futuro umano e sostenibile

11 aprile 2022

La salute planetaria per un futuro umano e sostenibile

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L’alba del terzo millennio sta ponendo la specie umana dinanzi a sfide mai viste prima. La vertiginosa crescita della popolazione globale e lo straordinario progresso tecnologico degli ultimi secoli hanno cambiato radicalmente la vita umana, ma a che prezzo?

L’idea antropocentrica della sostenibilità di un consumismo senza fine, dell’uomo come demiurgo, capace di plasmare e usare la natura soltanto come strumento, ha mostrato tutti i suoi limiti, nel più drammatico dei modi.

I cambiamenti climatici, l’innalzamento delle temperature globali, l’acidificazione degli oceani, la distruzione degli habitat, la scomparsa di specie viventi, la rottura dei fragili equilibri che sottendono gli ecosistemi sono elementi che dovrebbero porre l’umanità davanti alla consapevolezza di non vivere in un “Ego-sistema”, ma di essere parte integrante di un “Ecosistema”: non può esservi salute umana se viene trascurata la salute dell’habitat a cui l’uomo appartiene.

Come ha scritto il Santo Padre nell’enciclica Laudato si’, tutto è connesso alla problematica ambientale. Comprendere e agire di fronte alle suddette sfide richiede una massiccia collaborazione oltre i confini disciplinari e nazionali per salvaguardare la salute del nostro pianeta e quindi delle nostre popolazioni.  

E’ stato questo il tema dell’incontro “Salute Planetaria – Un problema di ieri, di oggi, ma soprattutto di domani” tenutosi il 5 aprile presso l’Aula San Luca della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, nell’ambito della proposta formativa “Hereditas mea amor proximi est” del Collegio Nuovo Joanneum nel campus di Roma, avente come relatori il professor Umberto Moscato, Associato di Medicina del lavoro, segretario dell’Accademia Romana di Sanità Pubblica e direttore del Center for Global Health Research and Studies della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, e la dottoressa Chiara Cadeddu, ricercatrice di Igiene generale e applicata alla Facoltà di Medicina e chirurgia e coordinatrice scientifica dell’Italian Institute for Planetary Health (IIPH).

L’incontro si è aperto con una profonda riflessione del professor Moscato sulle prospettive future della specie umana e su quanto questo tema tocchi i futuri professionisti della sanità. Cosa accadrà domani? Quale mondo lasceremo alle future generazioni? Dipende da noi, da quanto rapidamente riusciremo ad agire, in maniera coordinata, per frenare la catastrofe ecologica.

È seguito l’intervento della dottoressa Cadeddu, che ha innanzitutto definito la Planetary Health o Salute Planetaria come «la salute della civiltà umana e dei sistemi naturali da cui essa dipende» oltre che «un campo transdisciplinare e un movimento sociale orientato alle soluzioni, improntato all'analisi e discussione degli effetti dello stravolgimento dei sistemi naturali terrestri da parte dell'uomo, sia sulla salute umana che su tutte le forme di vita sul pianeta».

I cambiamenti sociali, economici, il processo di urbanizzazione, l’impennata demografica, l’aumento dell’aspettativa di vita sono tutti fattori che contribuiscono e contribuiranno alla rottura degli equilibri naturali, con conseguenze imprevedibili e drammatiche sull’intero sistema Terra.

Il mondo della sanità non può più ignorare il tema della sostenibilità ambientale: in ambito di salute pubblica stiamo già iniziando a vedere le conseguenze dei cambiamenti climatici. È il caso, ad esempio, della comparsa di malattie infettive trasmesse da insetti tropicali, che iniziano ad essere presenti anche alle nostre latitudini; ma è anche il caso del dissesto idrogeologico o delle ondate di calore, che hanno un impatto sempre maggiore sulla salute, specie in una popolazione anziana come quella italiana.

D’altronde, come sottolineato dal professor Moscato, tra le strutture più inquinanti in assoluto troviamo proprio gli ospedali. È bene, quindi, sviluppare una consapevolezza del problema presso gli operatori sanitari e, tramite apposite policy aziendali, cercare di ridurre l’impronta diretta ed indiretta del sistema sanitario sull’ambiente. Come, ad esempio, il Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS che sta studiando, promuovendo ed applicando tecnologie, tra i pochi ospedali in Italia, al fine di ridurre l’impatto energetico e l’inquinamento ambientale del territorio.

Fortunatamente, temi come l’economia circolare e la transizione ecologica cominciano ad essere al centro dell’opinione pubblica, ma non basta: ci troviamo dinanzi ad un punto di non ritorno. È importante non solo agire, ma agire subito, prima che le drammatiche conseguenze dei cambiamenti climatici non diventino irreversibili.

È necessario un cambio di paradigma e di focus, con strategie coordinate a livello nazionale e, soprattutto, internazionale, volte a vincere ostacoli (inclusi quelli burocratici) e a cercare di sviluppare modelli di crescita sostenibili.

È compito di ciascuno di noi fare la sua piccola parte; anche perché, come ricorda il professor Moscato, «Non c’è oceano che non sia composto da gocce».

Un articolo di

Daniele Traini

Daniele Traini

Collegio Nuovo Joanneum

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