Un tavolo tutto femminile per firmare un protocollo d’intesa che implementi democrazia, cittadinanza attiva e partecipazione nella direzione di una reale parità di genere nel dibattito pubblico.
Marte
dì 9 settembre a Palazzo Marino Rai, Comune di Milano e quattro atenei milanesi (Politecnico, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università degli Studi di Milano e Università degli Studi di Milano Bicocca) hanno condiviso il progetto della Rai “No Women No Panel. Senza donne non se ne parla”, iniziativa mutuata dalla Commissione Europea volta a combattere una cultura sessista che penalizza le donne nei convegni e nei dibattiti.
«Quello che le università stanno portando avanti è un impegno culturale, didattico e sociale. Per la loro natura di agenti che mettono in atto un’azione trasformativa della società, possono apportare un contributo a questo cambiamento culturale». Le parole della rettrice Elena Beccalli sintetizzano l’intento propositivo del progetto che è stato accolto durante l’evento.
Gli onori di casa li ha fatti la vice sindaca Anna Scavuzzo, ponendo l’accento sull’efficacia della collaborazione tra istituzioni, pubblico e privato, contesto locale e nazionale, uomini e donne: «Tante sono le donne che nella nostra amministrazione si sono spese per la parità di genere e tanti gli uomini che si sono lasciati coinvolgere. L’alleanza va condivisa perché i punti di vista diversi sono un arricchimento».
Chiamata a rappresentare la Rai dal moderatore del dibattito e giornalista Andrea Silla, Silvia Calandrelli, direttrice Rai per la sostenibilità ESG, ha indicato l’uguaglianza di genere come elemento costitutivo del piano strategico della sostenibilità, un progetto che «permea tutta l’azienda e coinvolge anche la piattaforma tecnologica di verifica e certificazione realizzata per verificare che si stia andando nella direzione giusta». Attraverso progetti come “No women no panel” «si può agire in profondità perchè non ci si debba più confrontare con la strumentalizzazione volgare e violenta dell’immagine femminile».
Ha portato il suo saluto anche Nadia Nigris, vice direttrice generale della Fondazione Accademia Teatro della Scala che ha espresso l’impegno alla non discriminazione dell’equità e alla promozione della cultura del rispetto e della parità di genere, rese possibili dal garantire «un ambiente di studio aperto e inclusivo perché ciascuno si senta accolto per la propria unicità». Una filosofia condivisa da Simona Agnes, consigliera di amministrazione Rai.
Le università hanno un ruolo cruciale nella promozione della parità di genere. Lo sa bene Donatella Sciuto, rettrice del Politecnico di Milano, a capo di un ateneo a netta maggioranza maschile. «Solo un quinto delle studentesse in Italia oggi si iscrive a Facoltà scientifiche. Occorre combattere “l’effetto Matilda” perché tutte le donne abbiano le stesse opportunità degli uomini e questo progetto consentirà di portare al tavolo più donne che parlino di scienze».
«La firma di oggi è un’occasione per dare alle docenti e alle studentesse strumenti di cittadinanza attiva, presupposto di una società democratica – ha detto la rettrice Beccalli –. In Cattolica abbiamo istituito una Task force per realizzare cambiamenti di natura organizzativa e garantire pari opportunità nel rispetto dell’unicità e dei talenti di ciascuno. Oggi le azioni in università sono quotidiane e lo stile di questa forza di intervento è il metodo partecipativo e inclusivo. Le iniziative sono a sostegno della genitorialità, dell’enrichment familiare, dei care giver, di tipo economico per le nostre ricercatrici e assegniste di ricerca per valorizzare un messaggio di parità nelle opportunità». A queste si aggiungono «iniziative legate ad aree tematiche specifiche come l’educazione finanziaria, rivolte in particolare alle studentesse dell’Ateneo».
A sottolineare il contributo essenziale delle donne nei dibattiti pubblici è stata la rettrice della Statale Marina Brambilla. I progressi nella parità «ci sono stati ma potrebbero non essere sufficienti se non consentiamo alle donne di essere protagoniste delle sfide in atto in ogni settore – ha dichiarato –. Bisogna accelerare sul tema dei diritti, altrimenti sarà minato il diritto delle donne a esercitare una cittadinanza consapevole». Un altro punto fondamentale è la sopravvivenza degli stereotipi che «interpella la scuola, ma anche il giornalismo che deve promuovere un linguaggio consapevole e assicurare una maggiore presenza delle donne nel dibattito pubblico».
I numeri parlano chiaro. «In termini di parità di genere il World Economic Forum evidenzia che l’Italia è all’87° posto e in Europa siamo terzultimi. Ci vogliono 178 anni per raggiungere la parità di genere – ha raccontato Giovanna Iannantuoni, rettrice della Bicocca e presidente CRUI –. I dati di Almalaurea 2023 ci dicono che più della metà dei ragazzi sono i primi laureati delle loro famiglie e le ragazze sono il 67%. Le università danno a 7 ragazze su 10 l’opportunità di investire sul proprio talento, allora diciamo loro di alzare la voce e farsi sentire. La violenza e la discriminazione sono anche economiche. C’è un tappo che non permette alle donne di prendere gli stessi voti, o di fare carriera e guadagnare come i colleghi maschi invece del 20% in meno. E allora tutti insieme andiamo oltre la retorica e cerchiamo di dare parola a chi non ha questo privilegio».