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Le fratture nell’Unione e le crisi del XXI secolo

24 dicembre 2021

Le fratture nell’Unione e le crisi del XXI secolo

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Un quadro articolato e complesso della fase attuale dell’Unione europea e delle divisioni che attraversano la società e la politica del Vecchio Continente. Questo l’obiettivo del libro di Diego Giannone e Adriano Cozzolino, docenti dell’Università della Campania “Diego VanvitellI”, Fratture nell'Unione. L’Europa dentro le crisi del XXI secolo edito da Mimesis e che è stato al centro dell’ultimo dibattito, lunedì 13 dicembre, della prima fase del ciclo AserIncontra, promosso dall’Alta scuola in Economia e relazioni internazionali dell’Università Cattolica.

Tanti i temi trattati nel volume: dalla teoria critica dell'integrazione europea all'analisi delle contraddizioni dell'ordine sovranazionale; dalla crisi del modello sociale europeo all'austerità e al suo impatto di genere; dalla politicizzazione dell’Europa al crescente euroscetticismo, passando per il tema – oggi sempre più rilevante – della tecnocrazia. «Un volume collettivo», per usare le parole di Adriano Cozzolino, «che tiene insieme saggi di diversi autori provenienti da varie estrazioni. Questa è stata la prima grande sfida».

Aprendo il dibattito il professor Vittorio Emanuele Parsi, direttore Aseri, partendo dai temi legati al neoliberismo ha introdotto la prima grande frattura descritta nel libro: «Le due grandi culture che hanno soprasseduto a questa transizione sono quella esplicitamente neoliberale che si rifà a Friedman l'altra è quella ordoliberale che si può ricondurre a Hayek, Rustow e Ropke. È importante perché è un punto di contatto; entrambe le correnti collocano infatti il principio della competizione e della concorrenza come ottimo principio ordinatore della società ma non come strumento attraverso il quale si costruisce il libero mercato. Questo cambia la natura dell'Unione perché lo fa diventare il punto centrale e produce la prima delle fratture analizzate nel libro».

«Un'analisi importante, di tipo gramsciano – ha aggiunto Parsi - perché tratta le istituzioni – non, come spesso vengono analizzate dai costituzionalisti, come soggetti neutrali - ma in termini vivi, come terreni che possono essere conquistati e che stabiliscono delle norme, non in un vuoto pneumatico ma dalla prospettiva di questa sorta di "Principe Tecnocratico" che se da un lato cristallizza un ordine esistente dall'altro lo perpetua tendendo a spostare progressivamente quello è il campo d'azione dello Stato e della sua legittimazione. Entrambe queste correnti di pensiero – ha aggiunto - sottolineano i difetti della democrazia in termini di mancanza di disciplina sociale, fiscale e inefficienza delle istituzioni democratiche. E lo svuotamento delle istituzioni rappresentative in favore di quelle esecutive, con l'idea che la rappresentanza, con i suoi dibattitti è una perdita di tempo, è un tema ricorrente nella storia politica italiana. Ma se non dai voce non riesci a produrre adesione al sistema e stimoli, come abbiamo visto recentemente, solo all'uscita da esso».

Su questo punto è tornato nel suo intervento Adriano Cozzolino: «La contrazione della democrazia rappresentativa è un tema centrale per comprendere le fratture che vanno indagate analizzando l'architettura sovranazionale istituzionale, ovvero la costruzione dell'Unione Europea nella sua fase avanzata, quella post-Maastricht. La costruzione dell'Ue è, per così dire, "geneticamente sbilanciata" verso i poteri esecutivi e quelle agenzie di regolazione, come per esempio la Bce, l'istituzione tecnocratica per eccellenza, che hanno un’accountability democratica decisamente flebile. Un deficit democratico che caratterizza l'Unione e ne rappresenta, di fatto, l'anello debole. Come dimostra del resto la dimensione coercitiva, o comunque scarsamente negoziabile delle regole europee dal punto di vista fiscale e di bilancio».

«Il filo conduttore del libro – ha spiegato Adriano Cozzolino - è fortemente critico sull'Unione europea senza per questo essere anti-europeista. La nostra idea è stata provare a ragionare sull'Europa e sulle cose che secondo noi non funzionano ma anche affermare senza esitazioni che la soluzione non è quella sovranista o il ritorno nostalgico allo stato nazionale che rappresenta una parte della sfida. Il campo di azione privilegiato è quello della dimensione europea: se i cittadini e le istituzioni vogliono avere un ruolo dal punto di vista geopolitico e se vogliono rappresentare quello che possiamo definire un immaginario con dei valori e una cultura condivisa. Rispetto a questo il tema principale, da cui il titolo, è quello delle fratture (Polity, Politics e Policy) che così come si sono andate ad accumulare hanno esacerbato e acutizzato una serie di divisioni profonde, a livello sociale, tra Unione e Stati e di conseguenza tra Unione e cittadini, quella distanza e diffidenza che torna e si manifesta anche nei documenti ufficiali Ue. Per questo è necessario migliorare la governance».

«Un altro tema critico – ha aggiunto Cozzolino - è la centralità del mercato in ogni ambito della vita, anche in campi non strettamente economici come l'istruzione, la sanità e di conseguenza nella pubblica amministrazione influenzando così l'amministrazione dello Stato. Conseguenza di ciò è stata l'impresa come modello di vita con la conseguente aziendalizzazione degli Stati che però per loro natura però non possono essere imprenditori con tutto quel che ne consegue».

«Se si fanno passare le dottrine economiche, che sono rispettabili come quelle filosofiche e politiche ma sono comunque opinabili e incrociano interessi e valori – ha concluso il professor Parsi - come se fosse la scienza della fisica o della medicina si rende un pessimo servizio alla credibilità della scienza. La crisi di fiducia di quest’ultima nasce dal fatto che è stato fatto entrare in questo paradigma tutto e il contrario di tutto che inevitabilmente, ed è gravissimo, porta debolezza».

 


Con l'evento del 13 dicembre si è conclusa la prima fase del ciclo AserIncontra. La seconda fase prenderà il via nella seconda metà del mese di febbraio.

Un articolo di

Luca Aprea

Luca Aprea

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