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Addio a Luciano Caramel, con lui l’insegnamento diventava esperienza diretta

28 novembre 2022

Addio a Luciano Caramel, con lui l’insegnamento diventava esperienza diretta

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La scomparsa di Luciano Caramel colpisce in modo particolare l’Università Cattolica, dove ha a lungo operato, trasmettendo energia, passione per la cultura, confronto diretto con la contemporaneità. 

Laureatosi nel 1958 alla Cattolica con una tesi su Medardo Rosso, ha conseguito il perfezionamento in storia dell’arte nell’Università degli Studi di Milano. Ha presto avviato una importante carriera di critico e storico dell’arte, occupandosi di Antonio Sant’Elia, Medardo Rosso, dei protagonisti dell’astrattismo lombardo tra le due guerre, ma confrontandosi anche con i temi della più stretta contemporaneità, collaborando alle riviste d’arte degli anni Sessanta, promuovendo iniziative di grande originalità, come la rassegna Campo Urbano nella città di Como nel 1969.

Il suo legame con la Cattolica si rinsalda nel corso del tempo. Dopo essere stato assistente di Gian Alberto Dell’Acqua, che lo ha coinvolto anche nell’organizzazione della Biennale di Venezia del 1970, mentre ottiene insegnamenti presso le Accademie di Belle Arti (a Carrara; all’Albertina di Torino, di cui diviene direttore; e quindi a Brera, nella seconda metà degli anni Settanta), nei primi anni Ottanta ottiene per incarico l’insegnamento di Storia dell’arte contemporanea nella facoltà di Magistero (Scienze della Formazione), e quindi nella facoltà di Lettere e Filosofia, come professore ordinario, dopo un periodo di straordinariato a Lecce. Nei suoi corsi dagli anni Ottanta al 2008 si sono avvicendati interessi per le avanguardie storiche, per l’arte del secondo dopoguerra, per la scultura dell’Ottocento, fino al confronto tra arte e natura, oggetto del suo ultimo anno d’insegnamento.

Indipendentemente dal suo ruolo di docente, Luciano Caramel ha portato in università un fecondo scambio con la cultura contemporanea in tutti i suoi aspetti, trasmettendo a noi suoi allievi il desiderio di combinare lo studio con il contatto diretto con le opere, gli artisti, i collezionisti e tutti i protagonisti del mondo dell’arte. In questo, il suo insegnamento diventava esperienza diretta, attraverso i molteplici incontri organizzati anche nelle aule dell’università, dove sono transitati molti dei protagonisti dell’arte contemporanea.

Questi scambi erano e sono indispensabili, in un superamento delle barriere fra il mondo della ricerca e quello della produzione creativa, e si traducevano in costanti sollecitazioni a muoversi, viaggiare, incontrare. Annualmente, nei viaggi di studio nelle diverse città europee, e non solo, conduceva gli studenti a prendere consapevolezza della vivacità e complessità del mondo dell’arte, nella sua articolata definizione attraverso la conservazione museale, la realizzazione di mostre e l’attenzione per nuovi orientamenti, in un’epoca in cui l’interrelazione fra i luoghi e le idee non era ancora così stretta.

Maestro, in questo, asistematico, ha saputo coltivare con equilibrio, ma soprattutto con passione, l’attenzione per i documenti, la ricerca d’archivio, lo studio scientifico, e quella per l’attualità, in tutte le sue forme. Oggi la nostra disciplina è tornata a soffrire una separazione, fra i ricercatori puri, operanti in ambito universitario, e i curatori e organizzatori, che agiscono al di fuori dell’ambito accademico. In questo dovremo tornare a interrogarci e a interrogare le modalità con cui l’impostazione del sistema universitario ha portato a strutturare in modo più rigido tali separazioni, che non favoriscono lo scambio con l’esterno.

Per questo, la lezione di Luciano Caramel ha una sua estrema attualità, essendo egli stato in grado di muoversi su diversi profili e lunghezze d’onda contemporaneamente. Il suo attivismo, irrefrenabile, si sposava poi con una innegabile capacità di stringere rapporti, con la cordialità e la simpatia che facevano di lui un infaticabile trait d’union tra le persone, generando relazioni che si potevano tradurre in progetti e in dialoghi proseguiti dai corridoi alle aule accademiche, alle gallerie d’arte, alle tavole di qualche ristorante.

Aliena dal suo modo di essere l’impostazione rigidamente accademica, quindi; anche in occasione del volume di scritti in suo onore (Il presente si fa storia, Vita & Pensiero, 2008) il cuore dell’impresa erano le strette relazioni intrecciate con colleghi e allievi, così come, qualche anno prima, in occasione dei suoi settant’anni, settanta artisti avevano partecipato a un evento in suo onore in una galleria d’arte del centro di Milano, per una “mostra a sorpresa”. Rivolto sempre a guardare avanti, aveva sempre detto che non avrebbe mai realizzato un libro fondato su una raccolta di scritti precedenti; cosa che abbiamo in parte trasgredito realizzando un volume con una scelta di alcuni dei suoi più importanti interventi sull’astrattismo in Italia fra le due guerre (Electa, 2021), che non ha potuto purtroppo apprezzare e commentare. Un omaggio allo studioso che prossimamente riprenderemo, commemorandolo nella nostra università, in un modo che non sia retorico, ma rivolto in primo luogo agli studenti di oggi.

Un articolo di

Francesco Tedeschi

Francesco Tedeschi

Docente di Storia dell’arte contemporanea - Università Cattolica

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