
News | Brescia
Cambia il rapporto Fisco-contribuenti
La revisione dell’adempimento collaborativo favorirà un dialogo costante tra imprese e Amministrazione finanziaria
| Redazione
03 febbraio 2022
Condividi su:
Ha avuto giustamente risalto sulla stampa la visita dei vertici dell’Agenzia delle Entrate il 31 gennaio al Papa, in occasione della quale ha tenuto un significativo, non breve e profondo discorso, che ha toccato tematiche di notevole rilevanza, involgenti profili giuridici, economici, sociali ed etici.
Va da sé che – a maggior ragione nel nostro Ateneo – non mancheranno e anzi andranno create le occasioni per approfondire debitamente il tema, ma possiamo tentare di operare quantomeno una sintesi del discorso della Sala Clementina.
Il Pontefice prende le mosse dal saluto rivoltogli dal Direttore dell’Agenzia, Ernesto Ruffini, il quale menziona il punto di partenza per ogni interlocuzione sui temi del rapporto fra etica, fisco e Chiesa cattolica: lo straordinariamente attuale invito di Gesù a “dare a Cesare quel che è di Cesare”, che – partendo appunto da un argomento fiscale – assurge a vera e propria pietra miliare della separazione Stato / Chiesa in ogni tempo.
Rilevata la centralità dei sistemi fiscali nella storia e nelle civiltà, Papa Francesco ne ricorda gli spunti nei Vangeli, accennando sia a Zaccheo, sia a Matteo, entrambi pubblicani e quindi particolarmente invisi alla popolazione proprio per il ruolo ricoperto, di “esattore” delle imposte per conto dei romani.
Quindi il Santo Padre individua tre principi cardine del sistema tributario, legalità, imparzialità e trasparenza, analizzandoli nel concreto dell’attività dell’amministrazione (italiana, ma ovviamente l’intero discorso trascende i confini statali).
La legalità, osserva, tutela tutti, è garanzia di uguaglianza, consentendo di mantenere equità laddove la logica degli interessi potrebbe generare disuguaglianze. La legalità in campo fiscale è un modo per equilibrare i rapporti sociali, il che richiede una formazione e un cambiamento culturale: la tassazione è segno di legalità e di giustizia. Deve favorire la redistribuzione delle ricchezze, tutelando la dignità di tutti. Il fisco, quando è giusto, è in funzione del bene comune. Su questo, anzi, il Papa invita a lavorare affinché cresca la cultura del bene comune.
Sull’imparzialità, rammenta come alla piaga dell’evasione corrisponda la semplice rettitudine di tanti contribuenti, per fortuna in stragrande maggioranza. Anzi, parla di un “artigianato del bene comune” che va narrato e divulgato.
Parlando poi della trasparenza, e citando nuovamente l’episodio di Zaccheo, viene ricordata la conversione di un uomo che non solo riconosce il proprio peccato (aver defraudato i poveri), ma che comprende soprattutto che la logica dell’accumulare per sé lo ha isolato. Per questo restituisce e condivide, dando trasparenza al denaro che passa tra le sue mani. E qui il Pontefice nota che il fisco è percepito in modo negativo se non si comprende dove e come viene speso il denaro pubblico. La trasparenza nella gestione del denaro, egli ricorda menzionando don Primo Mazzolari, forma le persone a essere più motivate nel pagare le imposte, soprattutto se la raccolta fiscale contribuisce a superare le disuguaglianze e a creare lavoro e investimenti.
Gli spunti, come si vede, non sono pochi…
Detto appunto che occorrerà senz’altro tornarvi, non si può però fare a meno di rilevare come negli ultimi tempi – e questo discorso ne è forse il segno più evidente - siano assai cresciute le attenzioni della Dottrina e del Magistero, nelle varie forme, alla materia tributaria in senso lato. Il che, non dimenticando quanto osservato da Gianpaolo Salvini nel 2006 su “La Civiltà Cattolica” (vale a dire che nei 2865 numeri del “Catechismo della Chiesa Cattolica” non vi fosse alcuna menzione a tasse e fisco, e che il “Compendio della dottrina sociale della Chiesa” dedicasse un solo numero – il 355 – alla raccolta fiscale e alla spesa pubblica) non può che essere inteso come un indice della centralità sempre maggiore del tema.
Un articolo di
Docente di Diritto Tributario nella facoltà di Economia e Giurisprudenza