Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha ricordato le misure contenute nella legge di bilancio per contrastare la difficoltà a reclutare personale soprattutto per alcune branche mediche della sanità pubblica e renderla più attrattiva per i giovani. «Penso all’aumento, dall’anno accademico 2025/2026, del 5% della parte fissa del trattamento economico per tutte le specializzazioni e del 50% della parte variabile per le specializzazioni oggi meno attrattive. Ma anche alla possibilità, per i medici con esperienza nei servizi di emergenza-urgenza, di partecipare ai concorsi per l'assunzione nel Ssn».
Il preside della Facoltà di Medicina e chirurgia Antonio Gasbarrini nel suo intervento ha sottolineato che «un aspetto cruciale del nostro operato risiede nella collaborazione costante con le istituzioni sanitarie, in particolare con la Regione Lazio, nostro principale committente in ambito sanitario pubblico, e con il ministero della Salute, che stabilisce le regole e crea le opportunità per garantire una sanità pubblica nazionale equa e accessibile». Il Preside di Medicina ha individuato un ambito originale in cui assicurare l’impegno della Facoltà a sostegno delle politiche regionali e ministeriali. «Oltre al nostro ruolo nelle patologie elettive, infatti, stiamo sviluppando con entrambe le istituzioni, regionale e nazionale, politiche al servizio della cruciale rete dell’emergenza/urgenza, quella rete che rappresenta la colonna portante delle politiche sanitarie», «fondamentale per salvare vite, ridurre le complicanze e garantire la presa in carico integrata del paziente, dal primo intervento alla riabilitazione».
Di sanità coniugata al pilastro della solidarietà ha parlato il rettore a chiusura del suo discorso, a proposito del contributo della sede di Roma al Piano Africa dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. «L’intento è porre il continente africano al cuore delle progettualità sanitarie, assistenziali, educative, di ricerca e di terza missione. In uno spirito di reciprocità con l’Africa, l’Ateneo intende diventare polo educativo dalla triplice finalità: formare medici in Africa, offrire ai giovani africani di seconda generazione opportunità di studio, integrare le esperienze di volontariato dei nostri studenti nei percorsi accademici». Per questo saranno stretti accordi e alleanze con università e realtà che vi operano - ha proseguito la professoressa Beccalli -, da quelle cattoliche a quelle internazionalmente riconosciute come Unesco e Fao e, auspicabilmente, in stretta connessione con iniziative come il Piano Mattei per l’Africa. Da questo punto di vista, il campus romano dell’Università Cattolica può dare un contributo determinante, perché le sue attività già rendono visibile il nesso tra educazione, crescita e solidarietà. Abbiamo in Ateneo complessivamente attivi 123 progetti in 40 paesi, di cui 14 con la sola Facoltà di Medicina e chirurgia».
Al tema Africa sono state dedicate le due prolusioni e la testimonianza conclusiva.
«Non sono un accademico, non posso di certo fare ‘lezioni’, posso provare a condividere quanto vivo sul campo ogni giorno, come medico, come prete e come direttore di Medici con l’Africa Cuamm, organizzazione che da 75 anni è impegnata in Africa, nei paesi più poveri, per prendersi cura della salute dei più fragili» ha esordito il direttore don Dante Carraro. «Nel nostro nome è racchiuso lo stile che guida il nostro intervento: non “per” ma “con” l’Africa. Camminiamo a fianco delle popolazioni locali, all’interno del sistema sanitario cercando di esserne lievito, intervenendo in partnership con le autorità locali e partendo dai bisogni reali. Non caliamo interventi dall’alto, ma costruiamo insieme delle risposte che possano essere sostenibili e possano garantire futuro. Ci stanno a cuore, soprattutto, le mamme e i bambini, fragili tra i fragili, specie nel momento del parto e nei primi mesi di vita. Infine, crediamo che una leva fondamentale di cambiamento sia l’investimento in formazione, dei giovani italiani e anche africani, per questo collaboriamo con 39 università italiane e con tanti partner di ricerca nel mondo, così da poter dare solidità al nostro intervento, perché siamo convinti che una medicina per i poveri, non debba essere una medicina povera».
Il professor Carlo Torti, ordinario di Malattie infettive alla facoltà di Medicina e chirurgia, parlando di Malattie infettive globali: sfide condivise tra Paesi industrializzati e l'Africa nella lotta per la salute universale, ha messo in evidenza un «paradosso preoccupante: mentre, in massima parte, i decessi per malattie infettive avvengono nelle aree più povere, nei Paesi industrializzati registriamo un aumento di casi di malattie prevenibili mediante le vaccinazioni, causate da una copertura vaccinale insufficiente». E ha concluso che «la scienza deve evolvere da una logica di pubblicazione (“publish or perish”) a un focus sull'innovazione (“innovate or perish”), riconoscendo che viviamo in un mondo interconnesso e che le nostre azioni devono riflettere una responsabilità collettiva di contrasto a malattie globali, quali quelle infettive, a vantaggio della salute universale».
Francesca Schiavello, giovane specialista in Medicina interna, che ha raccontato la sua esperienza di volontariato con il Cuamm in Tanzania, ha detto che «lavorare in Africa non significa affatto praticare una medicina di “seconda mano”». Certo, «i mezzi a disposizione sono molto limitati. Ma, lavorare in un contesto a basse risorse, è una grande scuola di vita per noi medici. In un contesto dove mancano gli esami di laboratorio, le radiografie, le TC, si è spinti necessariamente a compensare con gli occhi, con le mani, con le orecchie, con l’ascolto, con la semeiotica». Una lezione di vita ma anche di una sanità dal volto umano.
La cerimonia di inaugurazione è stata preceduta dalla santa messa nella chiesa centrale della sede, presieduta dal cardinale Baldassare Reina, Vicario di Sua Santità per la Diocesi di Roma, e concelebrata dal vescovo Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Ateneo. «L’Università Cattolica prima di essere un luogo è un modo di essere» ha detto il cardinale. «Uno stile che si basa si quattro elementi essenziali: la forza delle relazioni; la capacità di cogliere l’essenziale con la ricerca della verità; l’attenzione alla persona; l’impegno ad arginare il male».