Da quasi trent’anni il Conseil Européen pour les Langues / European Language Council (CEL/ELC) rappresenta un punto di riferimento per la promozione del plurilinguismo nelle università europee e oltre. Come rete internazionale di atenei e istituzioni linguistiche, il CEL/ELC sostiene la qualità dei programmi di studio, la valorizzazione della diversità linguistica, l’innovazione nella didattica delle lingue e lo sviluppo di nuove forme di mobilità accademica, contribuendo così a costruire un autentico spazio europeo dell’istruzione superiore fondato sulla comunicazione interculturale.
Il 4 e 5 dicembre 2025, l’Università Cattolica ha ospitato presso la sede di via Garzetta a Brescia il convegno annuale del CEL/ELC (www.celelc.org), dedicato a un tema quanto mai attuale: come stanno evolvendo le politiche linguistiche e la comunicazione professionale in risposta al plurilinguismo. Un interrogativo che tocca direttamente il cuore dell’università contemporanea, chiamata da un lato a rafforzare la propria proiezione internazionale, dall’altro a tutelare la diversità linguistica, il patrimonio culturale, l’inclusione e la sostenibilità.
«Nella ricerca e nell’insegnamento, nella gestione della qualità, nella comunicazione istituzionale, studenti, docenti e personale tecnico-amministrativo attingono già quotidianamente ai propri repertori plurilingui», ha osservato la professoressa Maria Teresa Zanola, presidente dello European Language Council dal 2017. Un ruolo sempre più centrale è oggi svolto anche dall’intelligenza artificiale, che facilita il passaggio tra le lingue nelle aule internazionali e negli ambienti di ricerca, ma che solleva anche nuove sfide: «Queste tecnologie non riescono ancora a rispondere pienamente alla complessità delle situazioni comunicative», ha ricordato la professoressa Zanola, sottolineando l’importanza di politiche linguistiche attente e consapevoli.
Le due giornate di convegno sono state attraversate da un dibattito intenso e partecipato sull’evoluzione delle politiche linguistiche in Europa, tra continuità e cambiamento. Dopo la conferenza inaugurale, affidata al professor Piet Van De Craen (Vrije Universiteit Brussel) e alla professoressa Roma Kriaučiūnienė (Università di Vilnius), si sono susseguiti quattro panel tematici dedicati al contributo dei progetti di ricerca alle soluzioni istituzionali, al ripensamento delle politiche linguistiche nell’istruzione superiore, al rapporto tra plurilinguismo e intelligenza artificiale e al complesso dialogo tra teoria e pratica nell’attuazione del plurilinguismo in università.
Il convegno ha ospitato anche l’Assemblea Generale del CEL/ELC e si è concluso con l’intervento del professor Kris Peeters (Università di Anversa) "L’intelligenza artificiale per la traduzione e l’interpretariato: una roadmap per utenti e responsabili politici", offrendo uno sguardo prospettico sulle trasformazioni in atto.
Dalle riflessioni emerse si delinea un messaggio chiaro: «Il multilinguismo nell’istruzione superiore non è solo un oggetto di studio, ma una condizione strutturale della nostra vita accademica, una responsabilità sociale e una risorsa strategica per la competitività e la coesione dell’Europa», ha ricordato la professoressa Zanola, presidente del Presidio di Qualità dell’Ateneo. Studiosi e ricercatori provenienti da tutta Europa - con presenze anche dagli Stati Uniti e dal Medio Oriente - hanno condiviso ricerche, esperienze e casi di studio con un obiettivo comune: costruire un’università multilingue equa, sostenibile e pronta per il futuro.
L’internazionalizzazione, è emerso con forza, si rafforza quando il plurilinguismo viene integrato a tutti i livelli: nella progettazione dei corsi di studio, nell’innovazione digitale, nelle pratiche di valutazione e nella costruzione delle comunità accademiche. I cambiamenti demografici e le pressioni globali rendono oggi il multilinguismo una pratica vissuta quotidianamente, e non più soltanto un principio programmatico.
Tra i progetti presentati, il programma europeo Horizon Pluridentities, coordinato dalla Vrije Universiteit Brussel, ha mostrato come le lingue materne degli studenti siano ancora spesso sottovalutate, con effetti sull’identità, sulla motivazione e sul benessere. Allo stesso tempo, il lavoro sulla visibilità multilingue e sulle politiche di equità, diversità e inclusione in un’università londinese ha dimostrato quanto il riconoscimento simbolico delle lingue possa rafforzare il senso di appartenenza degli studenti.
Ampio spazio è stato dedicato anche ai temi della migrazione, delle lingue meno diffuse e dell’interpretariato nei servizi pubblici, che richiedono oggi un coordinamento sempre più stretto tra università, istituzioni e società civile. Politiche linguistiche escludenti, è stato più volte sottolineato, finiscono per emarginare le persone e per tradire la missione educativa dell’università.
Una formazione linguistica sostenibile, infine, non potrà prescindere da un uso critico e responsabile dell’intelligenza artificiale, affinché l’innovazione digitale sostenga – e non indebolisca – la diversità linguistica. In questo quadro si colloca anche la forte attenzione alla formazione degli insegnanti, rafforzata dai risultati del progetto Erasmus+ APATCHE, coordinato dalle professoresse Silvia Gilardoni e Maria Teresa Zanola, promosso dall’Osservatorio di Terminologie e Politiche Linguistiche (OTPL). I docenti sono oggi chiamati a diventare non più custodi di norme monolingui, ma facilitatori di pratiche plurilingui. Non sono mancate, infine, riflessioni sulle situazioni in cui politiche esterne limitano l’uso delle lingue, i contenuti dei corsi o la rappresentazione culturale, mettendo a rischio la libertà accademica. I diritti linguistici, inseparabili dai diritti umani, restano una responsabilità collettiva da difendere.
In attesa del prossimo appuntamento del CEL/ELC, previsto a Bruxelles nel 2026, il convegno di Brescia lascia in eredità un auspicio condiviso: che la formazione linguistica sostenibile continui a crescere attraverso alleanze, tecnologie e valori comuni. I contributi scientifici confluiranno nella rivista internazionale European Journal of Language Policy.