Il primo panel ha tracciato un bilancio del mercato audio digitale in Italia e in Europa. Per Andrea Veronese, Responsabile Ufficio studi di Confindustria Radio-TV, «con la rete, l'avvento del sistema dello streaming e la conseguente entrata in gioco di nuovi player il mercato è stato rivoluzionato, come dimostra l'importanza dell'on-demand che sta mettendo in discussione la tradizionale radio di flusso. Senza dimenticare il tema dei dispositivi con la "dittatura dello smartphone", soprattutto tra i più giovani. L'ambiente per eccellenza della fruizione radiofonica, l'automobile, si trova in un contesto di forte competizione tra ambiente FM e IP e sistemi infotainment dove nuovi competitor stanno insediandosi nell’abitacolo. Ma nonostante il contesto tecnologico fortemente avanzato la radio è ancora dominante dal punto di vista economico dato che rappresenta due terzi del mercato».
Claudia D'Ippolito, Senior Researcher Media Development di Ipsos ha invece analizzato i dati relativi al mondo dei podcast: «Sono entrati in questo mondo per restare, per questo è necessario fare ordine per evitare una visione indistinta del settore dell’audio. Il loro ascolto è in crescita (+39%) ed è un capitale che deve essere sfruttato. Anche perché chi li ascolta resta "ingaggiato" per l'intera durata del contenuto. L’attenzione è un valore enorme e mantenere coinvolto un ascoltatore è una risorsa rara e importante. Inoltre, l'audience dei podcast si dichiara molto soddisfatta di quello ascolta (54%). Una percentuale molto alta».
Nel secondo panel, invece, il dibattito, moderato dal direttore didattico del Master Fare Radio Marco Pontini, ha coinvolto gli editori radiofonici. Annamaria Genzano, Direttrice relazioni interne, esterne e Affari istituzionali Rtl 102.5, recentemente nominata vicepresidente vicario di Audiradio, ha posto l'attenzione sull'importanza delle rilevazioni e, in tal senso, ha ricordato la nascita del JIC di Audiradio, il nuovo organismo di monitoraggio degli ascolti radiofonici. Un lavoro fondamentale perché consente a due attori fondamentali del sistema, gli intermediari pubblicitari e gli investitori, di avere un'indagine - quantitativa e censuale - in grado di rappresentare il settore. Senza dimenticare che si tratta di operazioni imposte dal legislatore dato che ci sono norme Ue da rispettare. Massimiliano Montefusco, General Manager di Radio Dimensione Suono e presidente Radioplayer, app che riunisce tutte le emittenti che hanno aderito al network, ha invece sottolineato l'importanza degli aggregatori come presidio ma anche come un'opportunità per consegnare agli editori dati utili per il mercato pubblicitario.
Per Radio Mediaset è invece intervenuto Cesare Sordi: «Dobbiamo fronteggiare un settore in continuo fermento, essere pionieri, ma sempre nel solco della sostenibilità economico-finanziario-patrimoniale. I costi sono alti, FM ha un costo fisso non indifferente a fronte di ricavi che non sono mai abbastanza e che sono variabilissimi come abbiamo visto drammaticamente nel periodo del Covid, essendo quasi completamente derivati dalla pubblicità. Da qui la necessità di creare prodotti appetibili per l’investitore».
Fausto Amorese, Direttore Marketing di Radio 24, si è soffermato sull'interazione con il digitale: «La svolta per noi è stata nel 2019 quando abbiamo deciso di abbandonare il sito di contenuti, per una piattaforma di ascolto. I podcast sono un nostro punto di forza, una parte dei ricavi, seppur minima, arriva da lì. Le piattaforme - ha poi aggiunto - hanno creato un mercato ma si alimenta con i contenuti nostri. Non sono player concorrenti, vanno cavalcati, affrontati e utilizzati per ottenerne ricavi. Non dobbiamo averne paura».
Interessante invece la sperimentazione di Rai Play Sound che dal successo di alcuni contenuti audio, sfruttando anche lo sterminato archivio delle Teche Rai, ha estratto vere e proprie produzioni multimediali. Come ha spiegato il Responsabile podcast Andrea Borgnino: «L'idea è quella di portare tutta la radio a disposizione on demand a cui aggiungere podcast originali. Grazie all'immensità dell'Archivio Rai abbiamo potuto utilizzare dei contenuti che avevamo solo noi come le trasmissioni di Pippo Fava e alcuni estratti delle interviste di Franco Basaglia, tanti podcast lo hanno celebrato nel centenario della nascita ma solo noi avevamo la sua voce originale. E raccontando la storia di "Fausto e Iaio", due militanti di sinistra assassinati nel 1978, siamo tornati a fare un format che non fa più nessuno, il radiodrama. Interessante - conclude Borgnino - anche il caso del nostro podcast di maggior successo, "Io ero il Milanese", un true crime diventato prima un libro e poi uno spettacolo teatrale da cui è stata tratta una fiction che andrà in onda il prossimo anno su Rai1. Con i podcast forse non si fanno i soldi ma sicuramente si può creare un corto circuito editoriale che può essere interessante».
Ma qual è il profilo che aziende radiofoniche cercano? Questa la domanda posta dagli studenti del master ai dirigenti delle emittenti che, rispondendo, hanno sottolineato l'importanza della multidisciplinarietà e una certa flessibilità mentale. Ma anche la curiosità, la capacità di lavorare in team e una buona dose di coraggio, di non aver paura di prendere "musate". Senza dimenticare che nel mondo della radio ci sono tantissime figure professionali dallo speaker al commerciale passando per la scrittura e il digital, sceglierne una è molto importante ma bisogna anche sapersi adattare a fare tutto. Ma soprattutto, hanno concluso indicando Deponti e Dj Ringo, «prendete esempio da questi signori che sono qui, siate determinati e sfacciati».