NEWS | Interventi

Salvare il pianeta è ancora possibile

15 dicembre 2025

Salvare il pianeta è ancora possibile

Condividi su:

In occasione della settima sessione dell'Assemblea delle Nazioni Unite per l'Ambiente, presso l'headquarters dell'UNEP (United Nations Environment Programme) a Nairobi, lo scorso 9 dicembre è stato presentato il Global Environment Outlook 7 (GEO-7). Sotto il tema "Advancing sustainable solutions for a resilient planet", il rapporto rappresenta la valutazione scientifica ambientale più completa mai realizzata, frutto del lavoro di 287 scienziati provenienti da 82 paesi e di oltre 800 revisori da tutto il mondo, assieme per la prima volta.

Tra le figure di spicco che hanno plasmato questo documento fondamentale vi è Michele Filippo Fontefrancesco, antropologo culturale e Professore Associato all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Fontefrancesco ha ricoperto il ruolo di leading author per il capitolo "Regional Dimension of the Transformamative Solutions for the Global Environmental Crises", e contributing author del capitolo: “Food Systems Transforming Pathways” con un ruolo centrale nell’analisi e nel disegno delle strategie necessarie per raggiungere un futuro sostenibile. Esperto di sviluppo locale, food systems e valorizzazione del patrimonio culturale, Fontefrancesco ha portato nel GEO-7 un approccio innovativo: l'uso dell'antropologia come strumento operativo per analizzare e progettare le politiche di sostenibilità. Il suo contributo si è concentrato, in particolare, sullo sviluppo dell’Occidente.

«Il GEO-7 non è semplicemente un inventario delle crisi ambientali, ma un manuale operativo per la sopravvivenza e la prosperità; e il messaggio non è quello della disperazione, ma della possibilità di creare un futuro positivo per i nostri figli e i nostri nipoti», spiega il professore.

Innanzitutto, il documento mette in chiaro il costo dell’inazione di fronte a ciò che sta avvenendo: un conto salatissimo. Nonostante gli Accordi di Parigi, le emissioni di gas serra sono cresciute dell'1,5% ogni anno dal 1990. Senza un cambio di rotta, supereremo la soglia critica di 1,5°C di riscaldamento globale già nei primi anni dopo il 2030, oltrepassando i 2,0°C negli anni '40. I costi umani ed economici sono già insostenibili: l'inquinamento uccide prematuramente 9 milioni di persone l'anno, causando un danno alla salute pari al 6,1% del PIL globale. Ogni anno perdiamo 24 miliardi di tonnellate di suolo fertile e, continuando così, entro il 2050 il cambiamento climatico taglierà il 4% del PIL mondiale, una cifra destinata a salire al 20% entro fine secolo. Il mondo rischia di trasformarsi in una "discarica tossica", con i rifiuti solidi destinati a raddoppiare entro il 2050.

Tuttavia, GEO-7 delinea una "via d'uscita": richiede investimenti ed una trasformazione dei sistemi economici, energetici, alimentari e dei materiali. Le ricette includono una rapida decarbonizzazione del sistema produttivo; una revisione del sistema alimentare mondiale verso diete sostenibili e proteine alternative.

«Sono sfide importanti, - riconosce Fontefrancesco -. Ma il successo del Protocollo di Montreal sul buco dell'ozono ha già dimostrato che la cooperazione globale funziona e GEO-7 dimostra come oggi più che mai la collaborazione tra governi, imprese e società civile è vitale in quanto il costo del non fare nulla è ormai l'unica spesa che il pianeta e l’umanità non può più permettersi».

Come ha spiegato Inger Andersen, sottosegretario generale delle Nazioni Unite e direttore esecutivo dell'UNEP, GEO-7 «dobbiamo basarci sui progressi fatti negli ultimi decenni e collaborare per offrire un futuro migliore a tutti».

Alla base del GEO-7 c’è l’idea che la tecnologia da sola non basti: serve andare oltre il PIL come unico indicatore di ricchezza, a favore di metriche che includano il capitale umano e naturale.

Secondo Fontefrancesco «Il futuro del Pianeta e dell’Occidente non passa solo dallo sviluppo tecnologico, né tanto meno solo dal cambio di consumi in ottica “green”. Abbiamo bisogno più che mai, piuttosto, di combinare queste soluzioni, dando concretezza ad una pratica oltre che ad un’idea di cura di noi stessi e dei nostri territori».

Un articolo di

Redazione

Redazione

Condividi su:

Newsletter

Scegli che cosa ti interessa
e resta aggiornato

Iscriviti