
News | Lauree di famiglia
Emma e Pierangela: oltre lo studio, la crescita personale
Nuovo appuntamento con la nostra rubrica. Il racconto delle cugine Emma Dentella e Pierangela Sala, alumnae della Facoltà di Economia
| Graziana Gabbianelli
16 ottobre 2025
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Genitori, figli, zii, nipoti, una grande famiglia di alumni Unicatt dove tutti hanno scelto consapevolmente di studiare nel nostro Ateneo per quel valore aggiunto dato da anni di studio «formativi dal punto di vista umano, culturale e professionale».
Dalle aule della Facoltà di Medicina a Roma a quelle di Giurisprudenza nel campus di Milano, i ricordi e le testimonianze di tutti gli alumni della famiglia Modugno convergono su un punto: la consapevolezza di aver ricevuto una formazione integrale, di aver vissuto un’esperienza unica e di essere fieri di far parte della grande Community Alumni dell’Ateneo.
“Una tradizione di famiglia”. Sono proprio i più giovani della famiglia Modugno ad adottare questa espressione per spiegare la motivazione che li ha spinti a studiare Medicina all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Una motivazione che nasce «dalla sensazione provata all’idea di poter essere d’aiuto e di poter contribuire nel mio piccolo ad alleviare le sofferenze delle persone»; una scelta «intesa come il naturale evolvere di una passione che ci accomuna in famiglia». Sono queste infatti le parole precise usate da Francesco Maria Modugno, che lo scorso 19 giugno si è laureato in Medicina, a cui fanno eco quelle di sua sorella Maria Giulia, iscritta al secondo anno del corso di laurea in Medicina: «Vedo che l’umanità e la tradizione accademica, che hanno contraddistinto l’esperienza di studio in Cattolica dei miei genitori, di mio fratello e dei miei zii, sono rimaste sempre le stesse; mi rendo conto di aver fatto la scelta giusta per me e tutt’oggi sono contenta di poter studiare qui, perché sono consapevole del fatto di ricevere una formazione completa, non solo come professionista ma soprattutto come persona».
Genitori, figli, zii, nipoti, una grande famiglia di alumni Unicatt dove tutti hanno scelto consapevolmente di studiare nell’Ateneo per quel valore aggiunto dato da anni di studio «formativi dal punto di vista umano, culturale e professionale». A dirlo, questa volta, è il papà di Francesco Maria e Maria Giulia, Pietro Modugno, medico prima nella sede di Campobasso della Cattolica e oggi all’Istituto dermopatico dell’Immacolata-IRCCS di Roma, ma il pensiero è comune anche a sua moglie Monica Specchia, oncologa all’ospedale Cardarelli di Campobasso, e condiviso pienamente anche dalle sue sorelle Maria Lucia, docente di Igiene alla Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, e da Stefania e Francesco, laureati in Giurisprudenza nel campus milanese dell’Ateneo, che rammentano gli anni universitari «come anni bellissimi che non torneranno più, ma che al tempo stesso non se ne sono mai andati, perché permangono nel ricordo di un’esperienza intensa e profonda, che ancora oggi accompagna le scelte e il nostro vivere quotidiano».
Per i componenti della famiglia Modugno laurearsi in Cattolica è stato un vero e proprio punto di partenza, quanto appreso e studiato in Cattolica ha rappresentato l’origine di una filosofia di vita e la base valoriale sulla quale fondare la propria etica professionale. Lo esprime chiaramente l’alumna Maria Lucia quando spiega come «l’aver studiato in Cattolica mi ha portata ad acquisire un bagaglio culturale completo, basato su una solida preparazione, frutto di un serio percorso di studio e formativo, e su una proposta educativa fondata su valori cristiani e principi morali che mi hanno permesso uno sviluppo integrale, come professionista e come persona» e quando afferma che in Cattolica ha appreso «il rigore scientifico e metodologico unito ad una visione olistica della persona, valori che cerco di portare con me ogni giorno, nella mia professione di medico e nella vita».
Sulla stessa linea di pensiero la sorella Monica: «Il valore della persona e di una visione “olistica” del paziente e il valore del “saper comunicare” è quello che ho appreso e che cerco di ricordarmi ogni giorno nel mio lavoro. Io sono oncologa e per me la Comunicazione è alla base di ciò che faccio ogni giorno». Anche l’alumnus Pietro, non ha dubbi, nell’affermare che «sicuramente Il metodo di approcciarsi al paziente e alle sue patologie, il rigore scientifico e l’empatia con cui ho cercato sempre di seguire i pazienti, li ho appresi e affinati in Cattolica».
Valori, metodi, approcci che - a distanza di anni – suo figlio Francesco Maria ha acquisito anche lui nel corso dei suoi studi alla Facoltà di Medicina: «sicuramente aver studiato in Università Cattolica mi ha fatto comprendere ancora di più che cosa significa essere medico, accompagnare il paziente nel suo percorso, rappresentare per lui un sostegno e non limitarsi a vederlo come un paziente affetto da una determinata patologia, ma come una persona con le sue preoccupazioni, le sue paure e le sue speranze».
Un articolo di
«La persona al centro di ogni attività umana», il concetto che «alcuna opera può essere realizzata a discapito della persona e della sua dignità» è l’insegnamento fondamentale che anche Stefania ha ricevuto dai suoi studi in Giurisprudenza in Cattolica, e che ha fatto proprio grazie alle indimenticabili lezioni di eccellenti professori come racconta: «Diritto penale con Federico Stella, Procedura Penale con Angelo Giarda, Diritto privato con Franco Anelli, Procedura civile con Luigi Paolo Comoglio, con cui scelsi ed ebbi l’onore di scrivere la tesi».
I professori, ogni docente incontrato e conosciuto, per tutti gli alumni della Famiglia Modugno, ha rappresentato un modello di insegnamento completo, dove competenze professionali e preparazione culturale si equilibravano rendendo significativi e costruttivi gli studi nell’Ateneo del Sacro Cuore. «Tra i vari professori che ho incontrato nel mio cammino di studente e poi da giovane medico specializzando in Chirurgia vascolare, devo assolutamente ringraziare Vincenzo Di Giovanni, Paolo Magistrelli e Francesco Snider, dal quale ho imparato il valore del sacrificio, della coerenza e dell’onestà intellettuale» ricorda Pietro, mentre sua moglie Monica descrive come un incontro “illuminante” quello con il professor Carlo Antonio Barone di Oncologia, «le sue lezioni mi hanno fatto sorgere l’interesse e la curiosità per questa disciplina che è oggi la mia professione».
Li definisce invece i suoi docenti dei veri e propri “grandi maestri” l’alumna Maria Lucia, perché hanno saputo trasmetterle - come il suo relatore di tesi professor Luigi Savi - «oltre che il loro sapere, tutta la loro passione per la Medicina». E a distanza di circa trent'anni, suo nipote Francesco Maria, neo dottore in Medicina, parla anche lui dei suoi docenti come di maestri che hanno saputo trasmettergli non solo competenze scientifiche, ma l'essenza della vocazione medica: «Il mio ricordo speciale va alla professoressa Alessandra Cassano di Oncologia medica, che per prima mi ha insegnato come approcciare e visitare un paziente, stando attento a non tralasciare mai la componete umana. E non posso non citare con gratitudine il professor Alessandro Moro - sempre animato dalla passione per l’insegnamento e dalla volontà di fare sempre il bene del paziente - con il quale ho avuto la fortuna di poter realizzare il mio progetto di tesi e con il quale spero di poter intraprendere il percorso di specializzazione in chirurgia maxillofacciale presso il Policlinico Gemelli».
Dai ricordi e dalle parole di tutti i sei laureati in Cattolica della famiglia Modugno l’Ateneo è raccontato non solo come luogo di sapere e competenze, ma anche come un viaggio ricco di esperienze di vita che hanno stimolato interessi, incontri, conoscenze e nuove prospettive. Tappa importante di questo “viaggio” è stata l’esperienza residenziale nei collegi universitari; un’esperienza vissuta da tutti i componenti della famiglia Modugno, essendo originari della Puglia, che da studenti “fuori sede” hanno trovato nel collegio una vera e propria “seconda casa”.
E se le sorelle Maria Lucia e Monica - nei collegi Ker e Maria Ausiliatrice - hanno compiuto «un cammino educativo e di crescita completo, ricco di esperienze di studio e di confronti sui valori profondi della vita che hanno arricchito il loro percorso universitario»; Stefania e Francesco nei collegi Nosengo e Augustinianum di Milano hanno avuto l’opportunità di confrontarsi con tanti altri ragazzi che affrontavano le loro medesime difficoltà, permettendogli così di conoscere meglio se stessi, nonché di coltivare nuove e vecchie passioni, quali il cinema e la musica: «Come dimenticare le serate trascorse con gli amici attorno al pianoforte del collegio con il professor Enrico De Mita che, ogni tanto si palesava, sussurrando "bravo bravo, continua!”» racconta l’alumnus di Giurisprudenza Francesco. Ricorda perfettamente le ansie e i timori della prima sera al collegio San Damiano, così come il numero della sua camera “109”, anche l’alumnus di Medicina Pietro che sottolinea quanto «sia servita la vita in collegio per far crescere lo spirito critico, la capacità di ascolto, di dialogo e anche di scontro verbale».
Pietro e Monica, come il loro figlio Francesco Maria, anni dopo, al Collegio Nuovo Joanneum, e come zia Maria Lucia hanno ricoperto anche la carica di vicedirettore del collegio; un impegno assunto e portato avanti, tra gli impegni di studio, a riprova di quanto sia significativa e di valore per uno studente l’esperienza di vita comunitaria in una residenza universitaria.
Ogni ricordo, ogni fatto, ogni sensazione raccontata da ogni laureato della famiglia Modugno riflette il loro forte senso di appartenenza che ancora li lega alla loro Università. Un’Università di Pensiero dove, come osserva l’alumna Stefania, oggi avvocato, «la riflessione intellettuale sulle tematiche cruciali diviene terreno fertile per la formazione, ogni giorno, di studenti e docenti». Un’università dove, come ribadisce l’alumnus Pietro, dopo anni in prima linea come medico «ci ha insegnato non solo il rigore scientifico, ma anche quella vocazione alla cura, nel rispetto dei valori dell’etica cristiana, che considero tutt’oggi il fondamento del mio percorso professionale».
Un’università, la cui missione, a distanza di anni, emerge nitidamente dalle voci di chi in essa ha studiato e si è formato e che – proprio tramite le loro testimonianze e le loro esistenze – continua a riflettersi nel quotidiano e a proiettarsi nel futuro.