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Valentina Rodini, la scommessa vincente

21 ottobre 2021

Valentina Rodini, la scommessa vincente

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Il grande fiume scorre lento. I colpi delle remate sono regolari, e scandiscono i secondi in un paesaggio che, al contrario, sembrerebbe senza tempo. Le barche scivolano veloci sull’acqua e scompaiono sotto il ponte di ferro. La cancellata blu della Canottieri Bissolati si affaccia sul Po e lo guarda dall’alto. Si apre. Ad aspettare gli studenti del Master Sport e intervento psicosociale c’è Valentina Rodini, partita quindici anni fa proprio dalla Bissolati e tornata da Tokyo una manciata di settimane fa con la medaglia d’oro al collo. Il percorso che l’ha portata fino alle Olimpiadi, è lei stessa a raccontarcelo: «È stato difficile, ci sono stati molti momenti di sconforto e questi sono i retroscena che nessuno vuole sentire. Perché nessuno vuole sentir parlare degli attacchi di panico, o dello psicologo. Vengono oscurati dal risultato. In fondo, noi atleti facciamo una scommessa con noi stessi: scommettiamo sulla nostra vita. Tutte le rinunce e le scelte che facciamo, le facciamo per vedere se bastano per arrivare là. Ma io non parto da questo presupposto, voglio dare il cento per cento giorno per giorno, senza guardare il risultato. Concentrandomi solo sulla maggiore velocità che posso raggiungere sulla barca».


Valentina si è raccontata agli studenti del master dell’Alta Scuola di Psicologia della Cattolica. Con lei c’è Gigi Arrigoni, responsabile degli allenatori della Canottieri Bissolati, colui che ha saputo coltivare il talento della giovane cremonese. E che oggi l’allena anche in Nazionale. A lui chiediamo una fotografia delle Olimpiadi di Tokyo, la prima cosa che gli è rimasta nella mente. «Gli ultimi cento metri della finale sono stati una favola. Non è una foto, è un poster, un maxischermo. È stata la gara perfetta».

 


Dal canottaggio alla canoa, perché c’è ancora tempo, ed è ora di incontrare Cesare Beltrami: tre Olimpiadi, 14 titoli italiani, responsabile tecnico del settore canoa fino alle Olimpiadi di Montreal e per molti anni docente all’Università Cattolica. E poi via, lungo il Po, fino alla Canottieri Baldesio, la più antica di Cremona. Qui gli studenti prendono parte a una lezione di tennis in carrozzina. «Incontrare chi vive e gestisce lo sport, gli dà forma nella quotidianità della propria vita lavorativa è un’importante occasione per i nostri studenti - spiega Chiara D'Angelo, coordinatrice didattica del master -, per sviluppare quelle competenze psicosociali da mettere al servizio del mondo dello sport e generare cultura». Una nuova opportunità di inclusione sociale, mentre il Po continua a scorrere lento, e un gruppo di giovani canottieri torna a scandire il tempo sull’acqua. Sognando, un giorno, le Olimpiadi.

Un articolo di

Francesco Berlucchi

Francesco Berlucchi

CattolicaPer lo Sport

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