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Fami, un modello per l’inclusione dei migranti attraverso lo sport

29 ottobre 2025

Fami, un modello per l’inclusione dei migranti attraverso lo sport

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Con una presenza straniera pari al 12,2% della popolazione provinciale (dati 2024), Brescia si conferma un territorio dinamico e multiculturale, ma anche impegnato nella costruzione di percorsi di integrazione sostenibili e partecipati.

Per questo la Prefettura – Ufficio Territoriale del Governo di Brescia, in partenariato con la sede di Brescia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, lancia il progetto “Sport e Integrazione – L’unione di valori e sinergie per il supporto alla gestione dell’accoglienza dei migranti e lo sviluppo di nuove metodologie socio-assistenziali in vista dell’orientamento dei giovani stranieri”. 

L’iniziativa, realizzata e con il Centro Migranti ETS, ha una durata di 18 mesi è finanziata nell’ambito del Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (FAMI) 2021–2027.

“Sport e Integrazione” mira a strutturare un sistema di governance migratoria efficace, capace di programmare e coordinare gli interventi territoriali per l’inserimento e l’integrazione dei cittadini di Paesi terzi, migliorando la qualità e l’efficacia dei servizi di accoglienza nei Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS);

Per fare ciò si rende necessario rafforzare la cooperazione tra enti pubblici, terzo settore e mondo sportivo e accrescere le competenze di operatori, gestori di CAS e associazioni sportive.

Il progetto coinvolgerà 45 operatori del sistema di accoglienza, 13 enti gestori di CAS (per un totale di circa 130 strutture), 120 migranti con difficoltà lievi, 35 persone con vulnerabilità gravi, 140 migranti in uscita dal sistema di accoglienza, 10 giovani richiedenti o titolari di protezione internazionale inseriti in percorsi sportivi sperimentali e 30 società sportive della provincia di Brescia.

I ricercatori dell’Università Cattolica di Brescia condurranno una ricerca qualitativa sull’efficacia dei servizi di accoglienza, analizzando in dettaglio l’operatività di 10 strutture CAS della provincia. L’attività si concluderà con un report finale che identificherà buone prassi, criticità e proposte di miglioramento dei servizi, con l’obiettivo di definire linee guida replicabili a livello territoriale e nazionale.

«Lo sport rappresenta uno strumento di integrazione formidabile – sottolinea Caterina Gozzoli, docente ordinario di Psicologia del lavoro. Come Università forniremo la nostra competenza, attraverso due centri di ricerca (Cerisvico e Cirmib) che monitoreranno la percezione degli ospiti rispetto alla qualità della vita».

Sempre grazie al contributo della Cattolica è prevista la creazione di una cabina di regia territoriale, composta da referenti di associazioni di volontariato, cooperative sociali e società sportive, che operano nei servizi per migranti. Attraverso incontri periodici e momenti di confronto, verranno raccolte e formalizzate soluzioni di sistema per rendere più efficiente la rete di accoglienza e inclusione.

All’interno di quest’area, verranno inoltre avviati percorsi sperimentali di inclusione attraverso lo sport rivolti a 10–15 giovani ospiti dei CAS, che parteciperanno a incontri di gruppo e progetti individuali volti a favorire la crescita personale, la socializzazione e l’acquisizione di competenze trasversali.

In linea con la missione educativa dell’Ateneo, uno degli assi portanti del progetto sarà la formazione, intesa come strumento per migliorare la qualità dell’accoglienza e promuovere la coesione sociale. Saranno organizzati tre percorsi formativi per operatori dello sport e del terzo settore, dedicato allo sport come strumento di convivenza e coesione sociale; per i referenti degli enti gestori dei CAS, focalizzato sulle buone prassi di gestione e sugli standard di accoglienza; e infine per i referenti dei CAS e dei servizi territoriali, con approfondimenti sulla presa in carico dei soggetti fragili e sulla collaborazione interistituzionale.

I risultati saranno presentati in un convegno finale dedicato alla condivisione delle buone pratiche e alla valorizzazione del modello di governance sviluppato, che si candida a modello di gestione dell’accoglienza, basato sulla sinergia tra pubblico e privato, replicabile in Italia.

Dalla ricerca qualitativa nascerà una progettualità da estendere a tutti i CAS e ai dirigenti delle società sportive.

Un articolo di

Bianca Martinelli

Bianca Martinelli

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