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Alla ricerca dell’Oracolo

26 gennaio 2023

Alla ricerca dell’Oracolo

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Già in epoca antica, il desiderio di entrare in contatto con la divinità faceva sì che numerosi pellegrini interrogassero l’oracolo di Delfi in Grecia. In tempo di crisi, i Romani si rivolgevano alle Sibille, le quali, in uno stato di estasi, annunciavano profezie, per esempio sull’esito di una guerra. Nell’opera shakespeariana Il racconto d’inverno, il re di Sicilia Leonte mette a prova la fedeltà della moglie interrogando l’Oracolo, senza attenderne il responso: travolto dalla gelosia, condanna sé stesso all’infelicità e al rimorso (salvo essere perdonato alla fine).

La società del terzo millennio dispone di tecnologie che mirano a simulare, o addirittura riprodurre, l’intelligenza umana, un compito reso assai arduo dalla complessità del cervello umano e dalla mancanza di una definizione esaustiva del concetto stesso di intelligenza. Tra i padri dell’Intelligenza Artificiale, il matematico britannico Alan Turing definì un test basato sul cosiddetto gioco dell’imitazione: due partecipanti, uomo e donna, celati da una parete, comunicano attraverso una feritoia con un giudice. Quest’ultimo pone delle domande ai due, cercando di capire con chi sta parlando, ricevendo a sua volta delle risposte che mirano a confonderlo. Turing riformulò il test sostituendo uno degli umani con una macchina, anche se l’esito del test è in sé molto controverso. Già a partire dalla metà del secolo scorso, la sfida venne presa molto sul serio da programmi denominati chatbot, progettati per conversare, a diversi livelli, con esseri umani.


Da Eliza, psicoterapeuta di scuola rogeriana, a Parry, che simulava il comportamento di un paziente affetto da schizofrenia, software di questo tipo adottavano in realtà una strategia semplicistica, che consiste nel riformulare quanto detto in precedenza dall’interlocutore umano (“Oggi sono giù di corda”), in forma interrogativa (“Perché sei giù di corda?”). Ovviamente, nessuna di queste chatbot comprendeva il senso della conversazione per il solo fatto di manipolare delle parole all’interno di una frase. Lo scorso dicembre 2022, alcune fonti hanno riportato che ChatGPT, un software prodotto dall’azienda Open AI, ha superato il test di Turing.

Questa applicazione permette di fare molte cose divertenti, fra cui spiegare la Fenomenologia dello Spirito di Hegel nei termini più semplici possibili (come se foste un bambino di 5 anni) oppure come organizzare una festa di compleanno o addirittura comporre una canzone e poi tradurla in una lingua diversa dalla vostra. Siamo dunque di fronte ad un Oracolo di Delfi informatico, omnisciente ed infallibile o, in termini più catastrofici, a una minaccia per il genere umano? Certamente no! Numerosi filosofi e matematici hanno verificato le risposte di ChatGPT a quesiti mediamente complessi, confermando che è molto semplice ingannarla. ChatGPT è certamente una versione molto più sofisticata di Eliza, ma è lontanissima dal poter diventare cosciente (come HAL 9000 di 2001: odissea nello spazio o gli androidi di Blade Runner): c’è chi, come il filosofo americano John Searle, pensa che questo traguardo sia impossibile da raggiungere in linea di principio.

 


Foto di sergey mikheev su Unsplash

Un articolo di

Enrico Barbierato

Enrico Barbierato

Docente di Applied Data Science for Banking and Finance - Dip. di Matematica e Fisica, Università Cattolica

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