Nel secondo incontro del pomeriggio a presentare la Facoltà di Scienze linguistiche è stato il preside Giovanni Gobber: «Lo studio delle lingue è un'attività complessa che richiede anni. Lo studio, è solo una parte, ci sono anche la lettura, la scrittura, i dialoghi. Padroneggiamo una lingua quando questa diventa una nostra modalità di esistenza, un abito, un modo di vedere la realtà ed è un modo per guardarla con occhi nuovi».
Per questo, per fare qualche esempio, non dobbiamo confondere l'inglese internazionale, un passepartout molto diffuso, con quello britannico e americano che hanno peculiari caratteristiche. In America Latina non possiamo fare a meno dello spagnolo e in Africa del francese. In Asia dobbiamo conoscere il cinese – ovviamente – ma anche giapponese, hindi e coreano. E non dimentichiamoci del russo, che è ancora fondamentale in ampie zone del continente asiatico».
Il plurilinguismo poi è chiaro che ha una grande importanza anche per il mondo professionale ed è per questo che nella nostra Facoltà affianchiamo altri campi come la comunicazione, l'economia aziendale o le relazioni internazionali. Tuttavia – ha concluso il preside - non possiamo ridurre le lingue a questo aspetto utilitaristico. Le lingue aiutano a conoscere il mondo, la realtà e le persone. Per questo mi piace dire che questa è una disciplina che ricompensa a qualsiasi livello».
Durante l'incontro, moderato dalla giornalista Mediaset nonché Alumna dell'Ateneo Giuliana Grimaldi, i docenti Massimo Scaglioni e Giovanni Gregorini hanno presentato il corso di Scienze linguistiche rispettivamente per le sedi di Milano e Brescia. Il professor Andrea Locatelli ha invece spiegato gli sbocchi del corso mirato alle Relazioni internazionali mentre per le attività di tutorato è intervenuta la professoressa Maria Cristina Gatti.
Ha poi preso la parola Gabriele Paleari, laureato della Facoltà attualmente Radio Broadcaster and Producer e Senior Lecturer presso la Nottingham Trent University: «Lo studio di una lingua è fatto soprattutto di ascolto. La molla è la curiosità. Fin da bambino ero appassionato dai suoni, anche musicali, e dall'osservazione. Mettendo insieme le due cose è nata la mia passione per le lingue che ho cominciato a studiare nel corso degli anni dell'università».
Non sono stato uno studente modello ma ho approfondito grazie ai viaggi: prima di trovarmi qui in Inghilterra ho vissuto a lungo in Nuova Zelanda. All'Università insegno italiano e in radio mi occupo di culture e viaggi, temi in cui l'aspetto linguistico non è secondario».
Infino un invito ai futuri studenti: La grammatica è importante ma non è tutto: sono i “cartelli stradali”. Lewis Hamilton non sarebbe mai diventato campione del mondo di F1 solo con la teoria, la pratica è fondamentale. Fin da quando cominciate – ha aggiunto - ci deve essere una dedizione totale, mai vergognarsi di non sapere. Non appoggiatevi sulle traduzioni non guardate i film doppiati. Leggere e ascoltare. Occorre immergersi nella lingua».
Ha chiuso l'incontro – e questa edizione degli Open Week – il preside Gobber: «Questa Università è nata in una città aperta al mondo come Milano, e che si chiama Cattolica, che vuol dire Universale, quale miglior Ateneo per studiare lingue».