Pubblichiamo, in versione integrale, il Messaggio della Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana per la 100ª Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore che si celebrerà domenica 14 aprile 2024.
In questi ultimi anni un susseguirsi di eventi sta modificando in profondità la percezione della realtà e dell’esperienza umana, soprattutto in rapporto al futuro. Guardando in particolare al mondo giovanile si registra una situazione di grande incertezza che oscilla tra paure e slanci, smarrimento e ricerca di sicurezze, senso di solitudine e rincorsa ad abitare i social media. Il tema “Domanda di futuro. I giovani tra disincanto e desiderio” scelto per celebrare, domenica 14 aprile, la centesima giornata dedicata all’Università Cattolica del Sacro Cuore, coglie bene questa situazione e ci offre la possibilità di sviluppare alcune considerazioni utili a comprendere la missione dell’Ateneo dei cattolici italiani in un contesto di cambiamenti che si rivelano sempre più epocali.
Dobbiamo prendere sul serio la domanda di futuro che oggi non è solo dei giovani, ma certamente essi la sentono in modo più urgente e, per alcuni versi, drammatico. Ci troviamo ad affrontare scenari imprevedibili, determinati dai cambiamenti climatici, dai devastanti conflitti in corso, dai precari equilibri internazionali, dalle criticità economiche. A questi macro-fattori si aggiungono le situazioni personali e contingenti percepite in modo più diretto dai giovani come la mancanza di lavoro, la fragilità dei legami affettivi, i rapidi cambiamenti sociali determinati dalle innovazioni tecnologiche, la crisi demografica che fa dell’Italia un Paese in progressivo e rapido invecchiamento.
Tra disincanto e desiderio è l’orizzonte entro cui si muove la vita dei giovani oggi. C’è tutta la disillusione rispetto a un futuro che non offre certezze e finisce per scoraggiare e demotivare. Nello stesso tempo, però, resta forte la ricerca del senso da dare alla propria esistenza, del posto da assumere nel mondo e delle strade da percorrere per non sentirsi vecchi prima del tempo. I giovani sono il termometro di una società in deficit di speranza e incapace di vivere il presente come piattaforma reale e concreta per costruire il futuro. Tutto sembra consumarsi nel vissuto quotidiano senza più considerare il futuro, troppo fluido e confuso, mentre dovremmo costruirlo assieme valutando in tale prospettiva le scelte di oggi.
Il mondo universitario risente di questo scenario anche a causa degli strascichi, non del tutto assorbiti, lasciati dalla pandemia. I giovani cercano luoghi che siano in grado di alimentare i loro desideri, che sappiano dare concretezza ai loro sogni e che non soffochino la loro speranza. L’Università Cattolica del Sacro Cuore è nata sulle macerie di una guerra mondiale e in un quadro sociale e politico di grande incertezza. L’Ateneo ha preso forma grazie alla intraprendenza di P. Agostino Gemelli e della Beata Armida Barelli, in una stagione certamente non più facile dell’attuale e da oltre cento anni con la sua proposta formativa, originale e integrale, vuole essere uno spazio fecondo e creativo per dare ai giovani non tanto aspettative per il futuro quanto certezze per un presente da protagonisti e da veri artefici di un domani che sia più sostenibile, fraterno e pacifico per tutta l’umanità. Sono però necessarie alcune condizioni per non rendere evanescente il futuro e per radicarlo piuttosto in un vissuto ricco di senso e di solide prospettive umane e spirituali.
La prima condizione è legata alla natura ecclesiale dell’Ateneo che, lungi dall’essere un mero fattore nominale, esprime il convergere di una comunità ben più ampia di quella tipicamente accademica. L’Università Cattolica è nata e cresciuta grazie al contributo materiale e spirituale dei cattolici italiani. La sua matrice popolare, anche se oggi non si registra la mobilitazione del passato, si manifesta nel suo essere comunità educante di respiro nazionale e nel suo essere sotto molteplici aspetti a servizio della comunità ecclesiale, sia curando la formazione delle nuove generazioni sia offrendo un rilevante apporto culturale alla presenza dei cattolici nel Paese. L’attuale cammino di ripensamento sinodale della vita e della missione della Chiesa potrà certamente ricevere un prezioso contributo da questa presenza culturale e formativa a servizio della comunità ecclesiale e della società in Italia.
La seconda dimensione è legata alle sfide poste dalle innovazioni scientifiche e tecnologiche. Gli sviluppi dell’intelligenza artificiale interpellano la comunità scientifica e la società civile sotto diversi profili. È certamente doveroso valorizzare le tante opportunità offerte sapendo, allo stesso tempo, valutare le implicazioni etiche, culturali, sociali ed economiche. Ricerca scientifica, valutazione etica, processi formativi, implicazioni socioculturali richiedono, pertanto, una visione d’insieme e un approccio transdisciplinare. Sono le caratteristiche proprie di una comunità accademica plasmata da un approccio davvero unitario e universale, come quello che scaturisce da un sentire autenticamente cattolico, aperto cioè alla totalità e attento a tutti i valori in gioco.
Una terza condizione è costituita dall’urgenza che i giovani non solo ritrovino fiducia e speranza, ma siano davvero consapevoli e protagonisti di un cambiamento non meno epocale nelle valutazioni e nelle scelte rispetto a quanto sta accadendo in ambiti decisivi per il presente e il futuro dell’umanità. Compito di un Ateneo cattolico, alla luce delle indicazioni offerte dal Magistero di Papa Francesco, è quello di aiutare i giovani: a essere artefici di uno sviluppo davvero sostenibile e attento alle necessità di tutti, soprattutto i più poveri ed emarginati; a essere protagonisti di una cultura della fratellanza che sappia valorizzare le differenze e disarmare con la solidarietà la violenza che sta distruggendo relazioni e convivenze tra popoli; a ridisegnare il volto dell’umano sfigurato da visioni e modelli che snaturano il senso degli affetti, la dimensione trascendente della vita umana, la domanda di verità e di bene che abita il cuore di ogni donna e di ogni uomo.
Accompagniamo, quindi, con l’affetto e la preghiera la missione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore nella consapevolezza che, come ha detto Papa Francesco, «è forse quell’umanesimo chiaro, quell’umanesimo che fa capire che l’uomo ha dei valori e che vanno rispettati: questa è forse la cosa più bella e più grande delle vostre università» (Udienza per il centenario della Federazione Internazionale delle Università Cattoliche, 19 gennaio 2024).